La 31esima edizione si apre con un concerto diretto dal maestro Riccardo Muti nella fortezza veneziana così come fu per la prima edizione. La versione post-Covid prevede solo 300 posti andati subito soldout ma streaming gratuito per tutti. Presente anche il ministro della Cultura
Si riparte da capo dove tutto era partito la prima volta con chi c’era la prima volta. Il Ravenna Festival in versione post pandemia – cartellone ridotto con eventi solo all’aperto e posti limitati – alzerà il sipario per la 31esima edizione alle 21.30 questa sera, 21 giugno, alla Rocca Brancaleone con un concerto diretto da Riccardo Muti, proprio come accadde l’1 luglio 1990 per la prima edizione. Stesso luogo, stesso maestro sul podio.
Muti dirige la sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il soprano Rosa Feola in un programma di Skrjabin e Mozart coronato dalla maestosa Sinfonia n. 41 “Jupiter”. Il concerto, realizzato con il contributo di Eni, è già sold-out, ma sarà in diretta streaming gratuita per chiunque su ravennafestival.live, in collaborazione con Riccardo Muti Music, e trasmesso da Rai Radio 3 in diretta su Euroradio.
Oggi, come nel 1990, in programma c’è (principalmente) Mozart: «Mozart è Mozart, non ha bisogno di giustificazioni – sottolinea Muti -. Le pagine musicali eseguite da 62 elementi dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini ci permettono di guardare con speranza al futuro e cercare dentro di noi il coraggio di recuperare parte di quanto perduto. L’Italia, il Paese della musica, deve rimanere una fortezza culturale». Come fortezza lo è stata il luogo che ospita il concerto: baluardo costruito dai veneziani nel XV secolo.
Completa il programma la maestosa Sinfonia n. 41 in do maggiore KV 551, quella “Jupiter” che Mozart compone durante la difficile estate del 1788, segnata da crescenti difficoltà economiche e da un grave lutto familiare. Da un periodo fra i più bui della vita del compositore nasce una sinfonia luminosa che ancora una volta libra il genio di Mozart al di sopra delle avversità quotidiane. L’olimpica grandiosità di queste pagine ispirò il soprannome “Jupiter” presumibilmente conferitole dall’impresario Johann Peter Salomon. Dotata di una tavolozza timbrica che ne valorizza il carattere solenne e vittorioso, la “Jupiter” coniuga la solidità epica del do maggiore – la tonalità della luce zenitale, solare e incontaminata – all’impiego intensivo del contrappunto. Una ricerca libera da scolasticismi e compiacimenti, che raggiunge il culmine nell’ultimo dei quattro movimenti, con il limpido e gioioso furore della fuga.