Enrico Minguzzi e quelle nature morte “innaturali”, dal tempo inceppato

Fino all’11 dicembre, all’ex Convento di San Francesco di Bagnacavallo, la personale dell’artista di Cotignola. Gli eventi finissage con il live sonoro dell’artista giapponsese Miki Yui e visita guidata

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Enrico Minguzzi, “Paesaggio”

Assecondando una linea programmatica culturale che da questo autunno e per i prossimi anni converge sul tema del paesaggio, il Comune di Ba- gnacavallo e il Museo delle Capuccine inaugurano il percorso ospitando una personale dell’artista Enrico Minguzzi in cui viene presentata la sua produzione degli ultimi due anni in una mostra a cura di Saverio Verini.

Nato a Cotignola nel 1981, Minguzzi ha già al suo attivo un curriculum artistico interessante che lo pone fra gli artisti di punta di alcune gallerie nazionali tradizionalmente di primo piano. Oltre all’arte però vanno considerati anche altri aspetti che caratterizzano la sua traiettoria: se nell’esposizione oggi ospitata all’ex Convento di San Francesco è possibile vedere la produzone più recente di dipinti e sculture occorre ricordare anche l’interesse dell’artista verso la dimensione dell’allestimento e l’attività parallela di organizzatore di eventi e di concerti di musica elettronica.

La versatilità del percorso artistico è inattaccabile e la perizia, la precisione, con cui Minguzzi opera nei lavori esposti in mostra merita attenzione. Poche le sculture presenti ed è un bene perchè questa linea creativa, attivata per la prima volta dall’artista, non ha la stessa calibratezza delle opere pittoriche. Mentre nei dipinti la ricerca aspira a superare – riuscendovi – la pura rappresentatività, nelle sculture il lavoro si ferma al piano del materiale: in poche parole quelle concrezioni di forma spugnosa e spesso di colore rosa chewing-gum non vanno oltre all’aspetto materico, rimanendo ancorati a una forma che non porta altrove e che acquista un’aura apprezzabile solo in virtù dell’allestimento negli spazi ariosi e monumentalizzanti dell’ex convento.

I dipinti risultano nettamente più interessanti. Abbandonata la serie precedente dei paesaggi di cui un unico esemplare risulta in mostra a Bagnacavallo, la nuova linea di ricerca tematica affronta in sitesi il tema della natura morta eliminando però il presupposto necessario di questo genere artistico, ovvero la partenza dal dato reale. Non c’è un occhio che indaga la realtà in queste nature morte se non in alcuni dettagli marginali come il vaso o il bicchiere o l’alzatina di vetro che sostengono un elemento solo in apparenza naturale.

Di fatto, l’escrescenza che si rende protagonista di questa messa in scena è vagamente irreale, presenta fiori generati da elementi plastici, si aggroviglia nello spazio con ramificazioni che disorientano per la loro apparenza innaturale. Ad amplificare questo registro che non tiene conto del reale, è la tecnica dell’artista che procede per piccole modifiche ispirate dalle formazioni casuali che alcune gocce di solvente determinano cadendo sul fondo preparato. Il procedimento descritto concorre a favorire un processo fantastico che integra la casualità come già si era sperimentato in ambito surrealista: viene in mente per primo Mirò che ha descritto quell’automatismo disegnativo e pittorico che nasce da macchie e segni involontari o non controllati.

Le nature morte di Minguzzi nascono quindi non dall’osservazione del vero ma da una combinazione fra casualità e intervento fantastico piazzandosi su uno strano confine: ricordano la realtà ma la tradiscono, alludono alla natura ma non la sostenengono. In questa oscillazione di doppio messaggio, gli oggetti appaiono morti – bloccati in una still life – e collocati in uno spazio teatrale che mette in scena principalmente la finzione. Oggetti fittizi prendono campo in un set deumanizzato in cui il tempo appare sospeso: come nel modello rinascimentale della Città ideale – perfetta nelle misure ma completamente priva di vita – che Minguzzi dichiara essere uno dei dipinti preferiti. Le nature morte di piccole o grandi dimensioni sono sempre attraversate da un tempo inceppato, da un’attesa onnipresente che ricorda i dipinti di Felice Casorati, un arti- sta non a caso appassionato al mondo matematico di Piero della Francesca. E se non fosse per quei particolari fluo che stridono emergendo nei dipinti di Minguzzi quando la spatola raschia la superficie, avremmo quasi la sensazione di un’attesa in cui l’equilibrio estetico gioca ancora un buon ruolo scenico.

Per il finassage della mostra sono previsti due eventi: sabato 10 dicembre, alle 22 (apertura porte alle 21), è in programma il live dell’artista e compositrice giapponese, di stanza a Dusseldorf, Miki Yui che costruirà “paesaggi sonori abitati da rumori e frequenze che mirano a rivelare la bellezza del vuoto, i fenomeni di coesistenza e le risonanze nella vita”. L’evento è a cura dell’associazione Magma.
Domenica 11 dicembre, alle 16.30, si terrà invece una visita guidata alla mostra con il direttore del Museo Civico delle Cappuccine, Davide Caroli.
La partecipazione è gratuita sia per il live che per la visita guidata. Info e prenotazione (necessaria) per entrambi gli eventi: 0545 280913 – centroculturale@comune.bagnacavallo.ra.it.

“Enrico Minguzzi. La piena dell’occhio” – fino all’11 dicembre – Bagnacavallo, ex Convento di San Francesco (via L. Cadorna 14) – orari: sab e dom 10-12 e 15-18 (aperto il 9 dicembre, ore 15-18) – ingresso gratuito

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