Ritorna a Ravenna, con il suo nuovo spettacolo Andavo ai 100 all’ora, il comico, cabarettista e attore riccionese Paolo Cevoli, diventato popolare con personaggi, quasi delle “macchiette”, come l’assessore alle “attività varie ed eventuali” Palmiro Cangini, l’imprenditore Teddi Casadei, il sostituto per vip Lothar, il tifoso di Valentino Rossi Yuri e il motociclista Olimpio Pagliarani.
L’appuntamento è per martedì 2 maggio alle 21, nell’ambito della stagione di “Teatro Comico 2023”. Cresciuto nell’albergo di famiglia a Riccione, Cevoli si laurea in Giurisprudenza e poi inizia a lavorare come gestore del Grand Hotel di Rimini. Nel 1990 si trasferisce a Bologna con la moglie e i due figli e fa la sua prima esperienza come comico-cabarettista partecipando al concorso per giovani comici “La Zanzara d’Oro”. Arrivò terzo, subito dopo Antonio Albanese. L’anno successivo partecipa come ospite a diverse puntate del “Maurizio Costanzo Show”. Seguendo le orme del padre, diventa imprenditore e apre un locale nel capoluogo felsineo. Ed è qui che succede qualcosa che gli cambia la vita, perché viene notato e inizia la sua seconda carriera che presto sopravanza la prima. Per circa un decennio è ospite fisso della trasmissione cult Zelig e protagonista di tour estivi. Poi continua la sua carriera a teatro, sul web, oltre a scrivere libri. Anche se dice sempre che ufficialmente è consulente nel settore della ristorazione, un’attività “normale”.
Cevoli, il suo nuovo spettacolo Andavo ai 100 all’ora, riprende una celebre frase che ripeteva Gianni Morandi nel suo primo singolo. Una coincidenza? Come nasce il titolo?
«La scelta è assolutamente voluta. La canzone è stata scritta nel 1962, anno in cui sono successe tante cose, anno di svolta della vita italiana. E per il mondo di allora, andare ai 100 km orari era una rivoluzione. Ora stiamo andando talmente veloci che, se andiamo ai 100, ci suona anche il camion del letame. Nel ‘62 avevo 4 anni, l’età che ha ora mio nipote Tommaso. Ecco, voglio raccontare com’erano quegli anni in cui vivevamo senza internet, il telefono aveva la rotella e la televisione era in bianco e nero. E, ancora, non c’erano il politicamente corretto, la raccolta differenziata, anche perché quasi non si produceva immondizia, e gli apericena».
Nello spettacolo immagina di raccontare ai figli dei suoi figli com’era la sua vita quando era bambino. Era meglio o peggio di oggi?
«Come dico sempre: una volta era bello, oggi è meglio, e domani sarà ancora meglio!».
Può svelare un paio di sketch che di certo faranno ridere il pubblico?
«Non renderebbe l’idea, così. Per cui dico semplicemente al mio pubblico: “Se venite al mio spettacolo, ne sentirete un bel po’!”».
Come ha scoperto il tuo talento per la comicità?
«Non sono stato io ad accorgermene… Avevo un locale in centro a Bologna, facevo il manager e, una sera, vennero Claudio Bisio e quelli di Zelig che mi dissero: “Cevoli, tu sei proprio uno scemo, in televisione gli scemi come te li cercano come il pane, vieni!”, e da lì è iniziata la mia carriera».
Quali sono stati i suoi maestri?
«Mio padre Luciano è stato il mio più grande maestro, in confronto a lui io sono introverso».
Cosa ricorda del successo di Zelig con i personaggi dell’assessore Palmiro Cangini e dell’imprenditore dei maiali Teddy Casadei, solo per ricordare alcuni dei più famosi? Da chi o cosa prendeva ispirazione?
«Un po’ tutti dicevano: “Paolo tu parli senza dire niente, come fai?”. E io rispondevo sempre: “Vieni a casa mia a sentire che ragionamenti fanno il mio babbo e la mia mamma, poi lo capirai. Mio padre non ha mai finito un discorso in vita sua”. Ed ecco spiegate le mie principali fonti».
Le manca la tv? Cosa pensa della comicità in televisione oggi?
«Sinceramente la tv non è proprio un mondo che mi si addice, preferisco di gran lunga il teatro, anche se in tv ho fatto molto, da Zelig al film Soldato Semplice fino alla più recente esperienza nella terza edizione di LOL, su Prime, ricavandone una grande popolarità. Della comicità di adesso non so niente, perché non guardo mai la tv. Il focolare della casa da me è l’affettatrice».
C’è un personaggio a cui è particolarmente affezionato?
«Paolo Cevoli».
Qual è il segreto per far ridere le persone?
«Per me, semplicemente essere se stessi».
Per lei cresciuto alla Pensione Cinzia dei suoi genitori a Riccione, molto forte è il legame con l’EmiliaRomagna. Cosa significa oggi essere romagnoli? Le piace fare qualcosa per far conoscere ancora di più la sua terra?
«Promuovo sempre la mia terra, tutti i miei spettacoli sono basati sulla “romagnolità”. Adoro la Romagna, e sono molto fiero di essere nato in questo meraviglioso posto. Per me nascere romagnoli significa nascere nella terra più accogliente del mondo».
Ha anche scritto un “Manuale di marketing romagnolo”. Inevitabile chiederle: quali sono i tre pilastri su cui si fonda?
«Facile: “sburonaggine”, “patachismo” e “ignorantezza”. Tutto chiaro, no?».
A volte si dice che i comici siano divertenti in scena, e malinconici nella vita. Lei com’è?
«Personalmente sono felice nella vita e felice in scena. Anche questo è tutta colpa della mia Romagna».
Progetti per il prossimo futuro?
«Tra poco uscirà il mio nuovo libro Il sosia di lui, ispirato al mio vecchio spettacolo teatrale, e già partiremo a raccontare quello. Poi vedremo. Per adesso ho ancora molto teatro da fare, ma soprattutto voglio godermi i nipoti, che iniziano a crescere un pochino».
Paolo Cevoli
Paolo Cevoli, di cui avevamo parlato anche in occasione del suo spettacolo a Ravenna al Teatro Alighieri nel 2021, è nato il 29 giugno 1958 a Riccione. Oggi ha 64 anni e vive a Bologna insieme alla moglie Elisabetta Garuffi e ai loro due figli. Oltre a intrattenere il pubblico con il suo talento comico, Cevoli svolge il ruolo di consulente nel settore della ristorazione.
Paolo Cevoli ha iniziato a lavorare nell’albergo di famiglia all’età di 11 anni e, dopo essersi laureato in Giurisprudenza all’Università di Bologna, è diventato gestore del Grand Hotel di Rimini. La sua carriera nel mondo della comicità ha avuto inizio nel 1990, ma la svolta è avvenuta quando è stato notato dai celebri Gino e Michele, che lo hanno invitato a esibirsi al famoso locale di Milano, lo Zelig. Pur avendo inizialmente declinato l’invito, Cevoli ha poi accettato nel 2001. Da lì, ha raggiunto la notorietà con il suo personaggio più celebre, l’assessore Palmiro Cangini, partecipando a Zelig e a tour estivi per un decennio.