Fatoumata Diawara, la voce e il ritmo della nuova regina d’Africa

Per Ravenna Festival il 13 luglio concerto dell’artista del Mali con la sua band, nel prato di Palazzo San Giacomo a Russi

Fatoumata Diawara Musicista

Foto Alun Be

Il Mali è una delle terre d’Africa che più ha dato e sta dando alla musica: l’ultima sua regina si chiama Fatoumata Diawara, Fatou per amici e fan. In realtà lei è nata ad Abidjan, in Costa D’Avorio, trasferendosi con la famiglia in Mali quando aveva 12 anni: fin dall’infanzia balla nella compagnia di suo padre, cimentandosi con la stravagante danza didadi dell’area di Wassoulou, e la prima arte con la quale si mette in luce da professionista è il cinema, arrivando alla musica in un secondo tempo, dopo il suo arrivo in Francia, dove peraltro continuerà a fare anche l’attrice.

Di innata indole ribelle, nella sua adolescenza si rifiuta di andare a scuola e successivamente di accondiscendere a un matrimonio combinato. Scelte che ne denotano il carattere forte, con il conseguente distacco dai genitori che non vedrà per molti anni. Insomma, Fatoumata Diawara è sempre stata uno spirito indipendente e da autentica guerriera, con la sua musica, ma soprattutto come donna fuori dagli schemi, si è fatta interprete dei sogni di libertà delle donne africane, e non solo, rivendicando per loro i più elementari diritti umani, spesso ancora oggi calpestati. Il che non vuole dire necessariamente il radicale ripudio delle proprie origini culturali, come dice la stessa Fatoumata Diawara: «Non voglio cantare in inglese o in francese perché voglio rispettare il mio retaggio africano. Ma desidero esprimermi attraverso un suono moderno perché questo è il mondo in cui vivo: sono una tradizionalista ma ho anche bisogno di sperimentare. Si possono dunque mantenere le proprie radici e influenze ma comunicarle in uno stile diverso».

Fatoumata Diawara CostumeIn campo cinematografico, nel quale è piuttosto considerata e richiesta, Fatoumata Diawara è stata protagonista del film La Genèse del regista Cheick Oumar Sissoko, selezionato  al Festival di Cannes del 1999 per la sezione “Un certain regard”. E in musica si è fatta notare accanto alla connazionale Oumou Sangaré, a Dee Dee Bridgewater, a Herbie Hancock, al Damon Albarn del progetto Africa Express, al pianista cubano Roberto Fonseca e ad altri ancora.
Nei suoi dischi, il primo dei quali è uscito nel 2011 per la World Circuit, l’etichetta che ha lanciato il fenomeno Buena Vista Social Club, Fatou fonde tradizione e modernità in un abbraccio ideale tra le corde di strumenti antichi come la kora e quelle della chitarra elettrica, che lei stessa suona con tecnica particolarissima, mentre batteria e percussioni si combinano con ritmi senza tempo evocando tamburi ancestrali.

E nelle performance dal vivo giocano un ruolo non di secondo piano coloratissimi abiti tradizionali africani, che donano un sapore di ritualità trasformandole in un’esperienza anche spirituale, oltre che in occasione per diffondere messaggi universali. «Sono felice di poter usare oggi la mia voce per coloro che non ce l’hanno e per coloro che non hanno la possibilità di essere ascoltati, soprattutto per donne e bambini», precisa Fatoumata Diawara. Uno dei tanti motivi per andarla ad ascoltare il 13 luglio a Palazzo San Giacomo di Russi, dove Fatou si esibirà a capo della propria band, con
Jurandir Santana alla chitarra, Fernando Tejero alle tastiere, Juan Finger al basso e Willy Ombe alla batteria. Il concerto prevede fra i tanti brani del repertorio di Fatoumata anche alcuni brani dal nuovissimo disco London Ko, uscito a maggio e coprodotto da Damon Albarn (Blur, Gorillaz e altri set).

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