Quando l’arte “combatte” per la natura: a Russi una mostra sostenibile

A Palazzo San Giacomo a cura di Alessandra Carini e dello scienziato Paolo Pileri, con interventi di Ana Cecilia Hillar e Oscar Dominguez. E una sezione sull’importanza del suolo nella sopravvivenza degli umani

Dominguez Opera 1

Oscar Dominguez, “Memoria del agua”

A due mesi dalle inondazioni che hanno devastato la Romagna e a pochi giorni di distanza dagli uragani che hanno abbattuto alberi e tralicci, scoperchiato case e che hanno tempestato di grandine le campagne, la domanda che ci facciamo è se ci si debba rassegnare alla sfortuna e puntare unicamente in modo romagnol-titanico a ripristinare tutto come era oppure se sia meglio riflettere, per capire quale direzione prendere. Tutti o quasi hanno la netta consapevolezza (e conseguente rassegnazione) che ci sia di mezzo il cambiamento climatico, un fenomeno talmente globale da bloccare l’idea che esistano soluzioni praticabili.

In realtà chiunque può iniziare a far qualcosa e anche la mostra di Russi a Palazzo San Giacomo lo dimostra. Invece di realizzare una esposizione di opere d’arte varie si può ad esempio scegliere di unire l’arte a un’attività di conoscenza mettendosi a fianco di chi combatte per i diritti ambientali. Si può anche fare una seconda scelta come quella di calcolare in termini di costi e benefici la sostenibilità della mostra in modo che lo scopo – stare dalla parte della natura – non nasconda dietro le quinte un pesante ricarico sull’ambiente. Si può anche decidere di invitare persone che provengono da settori extra artistici in modo che chi entra in mostra ne esca con una consapevolezza in più a favore dell’ecosistema e della necessità di proteggerlo: ciascuno/a a partire da sé, con quanto è nelle sue possibilità fare.

Hillar Opera 1

Ana Hillar, “Siembra directa”

Alessandra Carini, curatrice della mostra a Russi, aveva già iniziato questo percorso l’anno scorso con una prima mostra sul tema della natura. La seconda edizione di questa estate è ancora più interessante e omogenea nel percorso non solo per via di tutte le scelte sopra elencate che esplicitano un forte senso di coerenza nell’allestimento delle opere e degli interventi di Ana Cecilia Hillar e Oscar Dominguez, ma anche per la presenza come co-curatore di Paolo Pileri, di fatto uno scienziato.

Rispetto al lavoro dei due artisti argentini, trapiantati da anni nel nostro territorio, occorre sottolineare la rettitudine e bellezza di una progettazione artistica che da anni si svolge nel pieno rispetto della natura attraverso riuso, riciclo e sostenibilità dei materiali, delle tecniche e degli allestimenti. Opere viventi come Siembra directa di Ana Hillar, un omaggio alla terra, in parte recuperata dall’alluvione di maggio, per la creazione di un cratere dove sono stati piantumati semi vari, già in rigogliosa crescita in questo momento. Da questo messaggio – ridare ascolto alla terra – si passa alla Memoria del agua di Oscar Dominguez, un allestimento site specific che capovolge il punto di vista dell’osservatore, costretto a vedere dal basso la radicazione di una pianta di kiwi che invade tutto il soffitto. Del carbone e della sterilità dei processi che da questo dipendono, bloccando le vie di uscita, è testimone la serie dei neri Mineral dello stesso artista mentre l’installazione Habitat mutabile di Ana porta con sè l’idea di accoglienza, di nido, ma soprattutto promuove quei concetti di adattamento alla natura e di interdipendenza fra essere umano e ambiente che ispirano tutta l’esposizione. L’idea principale è affrontare in modo razionale le interconnessioni fra salvaguardia dell’ecosistema, povertà sociale e diritti civili invece di dispiegare come unica azione il possesso e l’irreggimentazione del nostro habitat.

Co-curatore della mostra come si diceva è Paolo Pileri, docente ordinario di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, pedologo – ossia studioso dei terreni dal punto di vista geologico e agrario – che a causa delle proprie passioni e conoscenze è giocoforza un attivista per la tutela dell’ambiente.
A Russi allestisce una sezione attraverso le sale in cui tramite fotografie, brevi video e didascalie spiega l’importanza del terreno e del suolo nella sopravvivenza degli umani, illustrando in simultanea gli sfaceli che in Italia sono sempre più praticati. Si parte da un breve video – Let’s talk about soil visibile su Youtube anche in italiano – dal quale impariamo che occorrono 2000 anni per ottenere appena 10 centimetri di suolo fertile ma che a una ruspa bastano 6 secondi per distruggerne un metro cubo. Apprendiamo che una volta che un terreno viene coperto dal cemento perde per sempre la sua fertilità e che tornare indietro non è possibile se non aspettando migliaia di anni: il che significa che all’attuale ritmo di cementificazione globale, nel 2050 – cioè quando un millennial avrà circa 50 anni – le terre coltivabili del pianeta saranno praticamente dimezzate. Deduciamo che fra le cause delle alluvioni ci può stare il cambiamento climatico ma che un cofattore è l’impermeabilizzazione – vedi cementificazione – del suolo che in pratica ci mette nelle condizioni di vivere dentro a un lavandino tappato. I frame in mostra del film Le mani sulla città di Francesco Rosi, che nel 1963 denunciava la speculazione edilizia e immobiliare in Italia smascherando la coincidenza di interessi politici ed economici, non erano che un’anticipazione di quello che accade tutti i giorni, da allora ad oggi.

Barberino Del Mugello 2020

Consumo di suolo (Barberino del Mugello, 2020)

E se le fotografie che illustrano lottizzazioni, urbanizzazioni, cementificazioni – equamente distribuite da nord a sud dell’Italia – apparentemente non toccano la Romagna e Ravenna, non possiamo esultare. Anzi. I dati ufficiali del report 2022 di Ispra sul consumo di suolo riportano che quello della nostra regione fra il 2020-21 è al quarto posto in ltalia, con un indice sfavorevole ben sopra alla media nazionale. Aggiungiamo che nello stesso biennio il comune di Ravenna è bandiera nera per il consumo di suolo con un indice pari a 68,66 ettari, l’equivalente di 98 campi da calcio di serie A. Ed è la seconda città in Italia solo dopo Roma. Allora, vale veramente la pena di pensare a prendere posizione e riflettere sui rimedi: occorre farlo sul serio, fin da subito, sia da parte del pubblico che del privato, nessuno escluso.

“Siembra directa. L’arte che sta dalla parte del suolo”. Opere di Ana Cecilia Hillar e Oscar Dominguez; sezione didattica di Paolo Pileri. Fino al 24 settembre 2023 – Russi, Palazzo San Giacomo. Orari di apertura: ven 16-20, sab 10-13 e 16-20; dom 10-13.

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