martedì
24 Giugno 2025
il progetto

Quando l’arte si “adatta” all’ambiente: alla scoperta delle Equidistanze

Nuove opere a Filetto (e dintorni) grazie alle residenze. Anche per curare le ferite dell’alluvione...

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Rise, La Madonna Di Sulo (1)
L’opera di Rise

Dall’1 al 3 settembre va in scena l’esito finale delle residenze di Equidistanze, di cui si parla nel dettaglio nell’articolo qui sotto a firma Serena Simoni. In fondo all’articolo il programma giorno per giorno.

Cosa cambia in un territorio non urbano, periferico, quando prende piede da alcuni anni un progetto di residenze artistiche che coinvolge le pareti, i cortili, gli spazi di case private e le vite – il presente e il passato – dei suoi abitanti? Il progetto si adatta all’ambiente, annusa gli elementi più signicativi, quelli che colpiscono l’immaginazione di artisti e artiste che vengono da altre zone. E che per questo osservano con occhi privi di sovrastrutture. È la possibilità della visione straniera al luogo, in qualche modo vergine rispetto a quello consumato di chi vi è immerso da anni e che – pur possedendo una profondità consegnata dalla consuetudine, amore e frequentazione – presenta frequenti intermittenze e opacità. L’immersione purtroppo regala anche l’abitudine, che è cieca. Per quanto invece riguarda gli abitanti, il progetto ribalta le percezioni rispetto se stessi e il luogo in cui vivono: si guarda al proprio ambiente con un senso di valore simbolico aumentato perchè l’arte ha la capacità di restituire dignità. Si guarda alle proprie vite senza lo schiacciamento del quotidiano: la narrazione di sè, il racconto degli spazi che si impregnano delle vite assumono tratti diversi. Aumentano di signicatività e senso di appartenenza; rinforzano le relazioni aumentando il senso di comunità.

Credo sia per queste ragioni che il progetto di Equidistanze – curato per questa quarta edizione da Alessandra Carini, Benedetta Pezzi, Nicola Montalbini e Marco Miccoli – partito da Filetto, man mano si è allargato ad altre frazioni. E ancora per questo, per la prima volta, quest’anno sono stati gli stessi abitanti della zona a cercare il team curatoriale chiedendo di intervenire nelle loro proprietà. In alcuni casi, si è richiesto uno specico intervento in modo da curare attraverso l’arte le ferite inferte dalla recente alluvione, attuando una sorta di contrappasso positivo che restituisca bellezza là dove c’era fango. Il progetto conferma un grande valore relazionale. Potremmo definirla arte di relazione oltre che street art, installazione, grafstismo, public art. Per quanto effimeri – nessuno dei lavori potrà resistere in una lunga gittata di anni – gli interventi delle edizioni passate sono ancora ben visibili, lasciano tracce esteticamente rilevabili al pubblico generico e rimangono fortemente significativi per chi quei luoghi li abita.

LINK HG è un giovane artista proveniente dal Veneto nella cui opera sono centrali i processi di decostruzione e riqualicazione dell’ambiente: a San Pietro in Trento contamina memorie individuali e di altri territori integrando una decorazione a rombi che un anonimo imbianchino realizzava nelle abitazioni di queste campagne fra gli anni ‘50 e ‘60.

Questo punto di partenza di un’interessante “narrazione delle pianure” è ripreso anche nel lavoro di RISE, giovane artista parmense, che da un’esplorazione al santuario della Madonna di Sulo a Filetto recupera i dettagli di un’immagine miracolosa in ceramica del ‘600. Il primo miracolo della Vergine – la rinascita di un albero secco – recupera un evento della memoria e religiosità collettiva che viene rivisto in una chiave vernacolare agganciandosi alla sensibilità di coloro che semplicemente hanno a cuore la terra.

Eden della torinese Chiara Zarmati – una giovane illustratrice che collabora con riviste internazionali quali “Time ”e “New York Times” – è un intervento eseguito su due portoni in metallo di una casa privata a Filetto. Solo grazie alla conoscenza e al dialogo con gli abitanti della casa è nata la sua opera che con delicatezza allude ai temi vissuti della fragilità sica. In mezzo a ori di croco, tipici di questi campi, il lavoro diventa un manifesto di inclusione che rende pubblica e accettabile la fatica reale di vivere.

Stefan Bressel
L’opera di Stefan Bressel

L’unico effettivamente straniero del gruppo è Stefan Bressel, scultore e pittore tedesco che opera in modo concettuale sulla genesi dell’immagine approfondendo i temi di congruenza/incongruenza e identità. Il suo lavoro dal titolo Il peso di Byron presenta tre specchi a forma irregolare e una scritta sulla vetrata di una ex pesa in cui reinterpreta – e rende ambigua con sottili tagli – una frase della prefazione di Lord Byron al suo scritto su Dante. Se il legame con l’Inghilterra è ambiguamente rilevabile nella forma degli specchi – derivata dalle macchie del camouage nelle divise mimetiche dei militari che nascondono e identicano la loro provenienza nazionale – quello con Filetto rimanda a Byron e al rapporto con Teresa Guiccioli che qui aveva la propria dimora estiva, un luogo in cui riuscire nella prima traduzione in inglese delle terzine della Commedia e ribadire l’impegno politico per un’Italia unita.

Dopo Dante, il secondo poeta citato è Dino Campana i cui versi orci rivivono nei manifesti di Matteo Urbani in cui alcune immagini fotograche sono state rielaborate tramite Intelligenza Articiale.

Aurora Avvantaggiato E Raffaele Vitto (1)
Aurora Avvantaggiato e Raffaele Vitto

Una casa alluvianata vede invece uno degli interventi richiesti dai proprietari: SEK (Serena E. Kippenbergen) riprende aironi e canne palustri per riarmonizzare un equilibrio rotto dalle recenti devastazioni. Un’allusione a questi avvenimenti è presente anche nell’installazione di Aurora Avvantaggiato e Raffaele Vitto che recuperano terra alluvionata e paglia per una serie di pilastri mozzi: un monito che rovescia gli esempi delle costruzioni abusive e ricordano la necessità di recuperare antichi metodi costruttivi ecosostenibili.

Non mancano le interazioni ironiche: l’ironia vernacolare battezza e dà il titolo Ròz di baghëji alle due installazioni di Gaia Coals in cui la giovane scultrice milanese dà vita al suono del vento e dell’acqua recuperando materiali locali di scarto e ridenendo i riferimenti spaziali alle due estremità di Filetto. Le allusioni sono spaziali e umane, naturali e animali: Tormento è forse uno dei cavalli più conosciuti e amati a Filetto ed è giusto terminare con la sua celebrazione eseguita a muro da Rosmunda, nota street artist friulana. Anche per questo lavoro è stato fondamentale il dialogo con i proprietari e gli afttuari della casa che hanno determinato la scelta del soggetto: il cavallo – un animale che in Senegal, loro nazione di provenienza, è considerato così importante da non poter essere mangiato – ora scalpita in una perfetta e indimenticabile icona.

Il programma

  • Venerdì 1 settembre, appuntamento alla sede di Equidistanze in via Roncalceci 203 a Filetto (Ravenna). Dalle ore 17 live painting; dalle 18 alle 21 dj-set di rikipicchi.
  • Sabato 2 settembre, appuntamento al circolo Acli in via Roncalceci 123 a Filetto. Dalle 16 live painting e proiezioni; dalle 21 alle 24 dj-set di Trinity.
  • Domenica 3 settembre, infine, ci si sposta alla casa privata in via dell’Orso 34 a San Pietro in Trento. Qui, dalle 16 live painting e premiazione delle opere scelte dal team e dai cittadini. Dalle 18 alle 20 selezione musicale a cura di Ilaria Magagni.

Nelle tre giornate verranno fornite le nuove mappe, strumenti indispensabili per poter trovare tutte le opere realizzate dagli artisti. Saranno disponibili inoltre delle biciclette per poter effettuare il tour in modo autonomo fra Filetto, Pilastro e San Pietro in Trento. I tour possono essere effettuati anche a piedi o in automobile. Tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito e nei vari luoghi sarà attivo un servizio bar.
Per informazioni: 328 2860074.

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