È di un ravennate NFstreeT, la nuova start-up che unisce la street art e il digitale

Christian Poli è il fondatore di un progetto nato per tutelare i murales e creare un archivio fruibile a tutti

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Christian Poli

Il ravennate Christian Poli, classe 1993, una laurea in “Beni culturali” e un master in “Management dei beni culturali” a Firenze, è da qualche tempo impegnato in NfstreeT, un ambizioso progetto che mischia street art e mondo digitale sul quale vale la pena approfondire il discorso. Ci abbiamo fatto due chiacchiere.

Christian, parliamo della tua start-up, NfstreeT, spiegaci di cosa si tratta.

«Il progetto ha lo scopo principale di tutelare e valorizzare la street art e di instaurare un dialogo tra arte e mondo digitale. L’obiettivo è quello di sfruttare la tecnologia block chain (Nft) al servizio della salvaguardia e della memoria della street art, creando in sostanza un archivio digitale fruibile a tutti».

All’atto pratico come pensi di riuscire a tutelare la street art?

«Il progetto è una galleria d’arte, quindi, a livello tecnico-artistico, funziona come una vera e propria galleria fisica, in particolare con ricerca e promozione degli artisti, compravendita di opere e organizzazione di mostre (fisiche e virtuali). Tramite Nft, inoltre, queste opere verrebbero registrate e riconosciute come beni culturali, divenendo addirittura acquistabili ed esponibili».

Ne sentiamo parlare spesso, ma che cos’è la tecnologia Nft?

«L’Nft, che agisce attraverso una tecnologia chiamata block-chain, non è nient’altro che un contratto digitale che garantisce il possesso e/o i diritti su un oggetto, fisico o digitale che sia. In sostanza un “testimone” che convalida la proprietà di un bene».

Ma com’è possibile rendere “personale” un’opera che si trova, ad esempio, su un muro qualsiasi di Milano?

«Ovviamente l’opera rimane nel suo contesto, che sia esso un muro, una casa o qualsiasi altra superficie. Attraverso appunto l’Nft l’acquirente possiederà però una versione unica in digitale dell’opera, permettendo inoltre la monetizzazione della sua arte da parte di chi la ha realizzata. Inoltre, nell’archivio digitale di street art che NFstreeT si pone di creare, oltre alla location, l’artista e la descrizione dell’opera e del suo contesto, è riportata anche la persona che eventualmente la possiede».

E come si fa a esporla?

«Per quanto riguarda l’esposizione, l’obiettivo di NFstreeT è quello di creare eventi fisici nei quali realizzare mostre dove l’arte urbana venga esposta e raccontata attraverso animazioni, schermi e proiezioni. In un futuro non troppo prossimo l’obiettivo finale sarà quello di acquisire un nostro spazio nel metaverso, per dare vita a mostre completamente virtuali parallele a quelle fisiche».

Come nasce l’idea di questo progetto?

«La prima scintilla nasce nel 2017, quando abitavo nel quartiere Gulli di Ravenna. In quegli anni la zona andava incontro a profondi cambiamenti di rivalorizzazione urbana, tramite proprio interventi di street art, avviati grazie al consenso di privati e istituzioni del territorio. Nello stesso periodo mi laureavo con una tesi sulla musealizzazione di opere al di fuori del loro contesto originale, iniziando a pensare a modalità di esposizione della street art. Ciò che può sembrare ovvio sarebbe la possibilità di “strappare” l’opera dal muro in cui si trova, cosa che all’atto pratico si potrebbe fare, tuttavia il mio relatore dell’epoca, Luca Ciancabilla, ebbe un aspro confronto con lo street artist Blu (che invito a cercare su internet): il mio relatore voleva salvare le sue opere realizzate su alcuni palazzi di Bologna che dovevano essere abbattuti, tuttavia l’artista non era d’accordo, ma Ciancabilla lo fece lo stesso per salvarli ed esporli. Il risultato fu che Blu danneggiò tutte le sue opere bolognesi in maniera irreparabile, in modo che non venissero strappate dai luoghi in cui erano state realizzate».

Sei l’unico coinvolto in questo progetto?

«L’idea è nata da me, successivamente però, dopo averla esposta sfruttandola come progetto di master a Firenze, ho incontrato due collaboratori, Matilde e Abdel, con i quali attualmente formo la squadra dietro NFstreeT».

Progetto ambizioso, considerando che in Italia nell’arte si investe molto poco.

«Sì, e lo trovo davvero illogico, considerando che il nostro paese, tra arti visive e non, potrebbe vivere solo di quello. In Italia inoltre si trova sempre, secondo me, una certa resistenza ai cambiamenti e alle novità, quindi vorremmo essere noi ad avvicinare il pubblico tramite questo progetto. NFstreeT ha l’importante ambizione di diventare ambasciatore mondiale della street art attraverso la sua promozione, tutela e fruibilità, con l’Italia come player principale nel settore. Nell’arte, soprattutto rinascimentale, abbiamo sempre detto la nostra e quindi penso potremmo farci valere nell’arte anche nel futuro».

E quando potremo vedere una vostra mostra?

«L’idea sarebbe quella di creare un evento lancio per il dicembre del 2023, in modo da avere un buon auspicio per l’anno a venire».

Giovanni Di Pietro

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