Uno spettacolo importante, per capire cosa significa essere europei

Camilla Berardi

Camilla Berardi e Massimo Giordani

L’Europa non cade dal cielo è uno spettacolo molto importante. In scena (il 21 dicembre al Rasi, in una produzione Ravenna Teatro, di cui parlavamo qui), gli attori Camilla Berardi e Massimo Giordani ci accompagnano attraverso una linea temporale storico socio-economica dell’Unione Europea, con musiche, danze, storie viste da vicino per cogliere un insieme più grande.

I tratti della regia di Alessandro Argnani sono chiari momenti di denuncia; poesia e comicità sono un’unica colonna che tiene in piedi l’opera. Il ritmo è serrato grazie ai due narratori che si completano a vicenda: lei pulita, su un’unica onda che mantiene per tutta l’ora e passa di spettacolo; lui più emotivo, più fisico.

La scelta delle musiche è molto interessante: a ripercorrere i periodi storici, i decenni che fecero questa Unione, non poteva mancare l’Inno alla gioia, qui proposto in un arrangiamento per archi molto profondo. Le immagini e i filmati sono ad arricchire una precisione storica impeccabile, anche grazie alle consulenze degli storici Michele Marchi e Lucrezia Ranieri (il testo invece è di Laura Orlandini).

Ma questo spettacolo è importante soprattutto perché ci spiega come siamo nati – cito dal testo, “All’inizio c’era la guerra” – che siamo tutti figli della stessa tragica storia; ci racconta come in realtà gli anni ’50 del celeberrimo miracolo economico siano stati tempi anche duri. C’era un continente da rifare, e il continuo alternarsi tra balli e musiche, viaggi e guerre, incarna perfettamente la realtà dell’Europa passata e odierna. Uno spettacolo importante perché mostra la storia come complessa: non ci sono mai stati tempi di pura gioia e svago, anche se – raccontano in scena – la fiducia nel futuro e i soldi (o la mancanza di entrambi) hanno sempre giocato un ruolo importante.

I momenti scelti per un’inquadratura più precisa vanno dal disastro di Marcinelle al G8 di Genova, a ricordarci che sì, tre generazioni in Europa non hanno visto la guerra, ma che la morte, l’economia, la protesta sono le fondamenta sulle quali si può erigere un continente.

La storia si chiude con un’Unione dai confini chiusi e che al suo interno sta rimarcando con il pennarello rosso altri confini, quei limites che aveva tentato di abbattere.

Uno spettacolo per tutti, utile a rispolverare vecchi ricordi e a insegnare ai più giovani cosa può ancora significare essere europei.

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