L’organismo regionale stima una ricaduta di 46 milioni di euro nell’ultimo triennio, il doppio rispetto a quello precedente
Il consiglio regionale dell’Emilia-Romagna ha approvato a metà gennaio il programma per il cinema e l’audiovisivo per il triennio 2024-2026 che rappresenta le linee di azione definite dalla giunta Bonaccini per incentivare la settima arte sul territorio.
In buona sostanza, con lo stanziamento di fondi e il coordinamento della struttura pubblica della Film Commission composta da cinque dipendenti pubblici e un esterno per la comunicazione, si punta a incentivare le aziende e i professionisti del territorio e ad attrarre produzioni nazionali e straniere, specie con Francia e Germania, aumentando la distribuzione dei prodotti cinematografici del territorio.
Il 30 gennaio si è aperto un bando, con una dotazione di 1,35 milioni di euro, per la concessione di contributi a imprese con sede nazionali, europee ed extraeuropee che realizzano opere cinematografiche e audiovisive sul territorio regionale. Il direttore della Film Commission, Fabio Abagnato, spiega le novità principali: «La valorizzazione delle collaborazioni con autori musicali, il sostegno della promozione delle opere concluse, l’attenzione alla composizione delle crew in base a età e genere».
Il bando attribuisce contributi in percentuali variabili tra il 30 e il 70 percento delle spese sostenute per l’acquisizione di beni e servizi, l’assunzione di professionisti e le collaborazioni per le colonne sonore. Requisito fondamentale per ottenere i contributi è quello di usufruire di maestranze residenti in regione e registrate alla banca dati istituita dalla Regione. Oggi conta poco meno di mille soggetti, di cui 115 in provincia di Ravenna, tra imprese e professionisti singoli. La Film Commission dell’Emilia-Romagna è nata formalmente nel 1997, ma è una legge regionale del 2014 ad averle dato una nuova struttura e una maggiore potenza di fuoco grazie allo stanziamento di fondi.
«Ci muoviamo su tre linee di azione con l’intento di essere l’interlocutore ideale di produzioni, enti, imprese e professionisti che operano sul territorio regionale – spiega Abagnato –. La mission è incoraggiare, promuovere e sostenere le produzioni cinematografiche e audiovisive, sia italiane sia estere, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale, ambientale e storico dell’Emilia-Romagna, nonché le risorse umane che vi operano. Agevoliamo l’accoglienza sfruttando le capacità tipiche della regione, assegnamo incentivi economici con attenzione particolare alle imprese locali e infine guardiamo alla crescita dei talenti che possono maturare esperienze dalla collaborazione con una produzione straniera che viene sul territorio».
Ma come solleticare l’interesse di una produzione straniera perché scelga una location tra Piacenza e Rimini? «C’è un lavoro costante che io e i miei colleghi portiamo avanti con appuntamenti e incontri sui vari mercati per presentarci e spiegare qual è la nostra offerta. E poi c’è uno strumento prezioso come il passaparola: un produttore che si trova bene può diventare un traino per molti altri». Tutto questo partendo da una convinzione: la diffusione di prodotti realizzati sul territorio porta ricadute economiche dirette e visibilità del territorio. «Il triennio 2021-2023 abbiamo misurato 46 milioni di euro di impatto, nel triennio precedente erano stati 24».
Ogni regione italiana, escluso il Molise, ha la sua commissione e tutte hanno lo stesso scopo. Abagnato assicura che c’è spazio per tutti: «Per troppo tempo le produzioni sceglievano i luoghi dove giravano in base a dove c’erano soldi. E questo ha fatto sì che per molti l’Italia sia solo Firenze, Venezia e Roma».
70mila euro all’anno dal Comune di Ravenna al mondo del cinema
Poco più di un decimo dei 540mila euro che il Comune di Ravenna assegna ogni anno al mondo della cultura attraverso il metodo delle “convenzioni”, riguarda il mondo del cinema. In particolare, vengono assegnati 16mila euro a Ravenna Cinema (che si occupa in particolare del festival Soundscreen), 11mila a Italsar (la società che gestisce il Mariani, per l’organizzazione di rassegne d’essai e incontri) e 43mila euro a Start (in aggregazione con Ascig e Pagine), l’associazione che organizza tra le altre cose il Nightmare e il festival rivolto in particolare alle scuole Visioni Fantastiche. Proprio per quanto riguarda quest’ultima rassegna, sono circa 4mila i bambini e ragazzi che, attraverso i propri istituti, hanno dato una preadesione, ma gli insegnanti hanno tempo fino a sabato 17 febbraio per iscrivere la propria classe al festival, inviando la domanda all’indirizzo segreteria@startcinema.it. Le proiezioni si terranno poi dal 13 al 23 marzo, al cinema Jolly (via Renato Serra 33), e saranno gratuite.
LA PROVINCIA – La metà dei 18 comuni non ha una sala
La metà dei diciotto comuni della provincia di Ravenna non ha un cinema. Oltre al capoluogo – che ne conta tre con la multisala Cinemacity, il Mariani e il Jolly – i comuni dove c’è ancora un grande schermo operativo sono Alfonsine (Gulliver), Bagnacavallo (Palazzo Vecchio), Casola (Senio), Cervia (Sarti), Faenza (Cinedream, Italia, Sarti, Europa), Fusignano (Moderno), Riolo (Comunale).
Particolarmente significativo il caso di Castel Bolognese. Il Moderno – sala parrocchiale tra le più antiche d’Italia con l’avviamento nel 1937 – è stato danneggiato dall’alluvione di maggio (60 cm di acqua e fango) ma grazie a una raccolta fondi online (26mila euro da trecento donatori) è ripartito lo scorso novembre.
L’ultima chiusura in provincia per ragioni economiche risale invece a settembre del 2022: titoli di coda per il San Rocco di Lugo (250 posti, gestione parrocchiale). Lo scorso hanno una raccolta fondi promossa da un consigliere comunale di opposizione e insegnante, Davide Solaroli, ha permesso di organizzare una rassegna per famiglie per sei domeniche. In futuro è possibile che l’auditorium in costruzione in via Emaldi venga utilizzato per qualche proiezione.
IL CONTENITORE PUBBLICO – Il palazzo dei Congressi in cerca di una destinazione
A un certo punto, si cominciò a parlare di Palazzo del Cinema per indicare il palazzo dei Congressi di largo Firenze a Ravenna. Si era vagheggiato un futuro da contenitore di attività promosse dal Comune anche per sopperire l’allora chiusura delle varie sale in centro a ridosso o nel periodo di poco successivo all’apertura dei Cinemacity. Ma quel progetto non ha mai preso davvero una forma definitiva, la sala è stata per anni gestita di fatto da Fondazione Flaminia che ora non ha rinnovato la convenzione. E così il Comune torna alla piena gestione di una sala da 300 posti che sembra non trovare una precisa collocazione in città e che resta, quindi, prevalentemente inutilizzata. Negli uffici comunali stanno calcolando quali saranno i reali costi delle utenze, in primis il riscaldamento (a oggi in buona parte sostenuti da Flaminia) e per le piccole manutenzioni. Sul futuro ancora nessuno si sbilancia. «Al momento è prematuro fare previsioni e non abbiamo ancora i dati necessari per poter pubblicare un eventuale bando – dice l’assessore alla Cultura, Fabio Sbaraglia –. Posso assicurare però che la sala continuerà ad aprire per i festival e gli eventi cinematografici che già si svolgevano lo scorso anno ed è naturalmente disponibile anche per realtà che al momento scelgono altre soluzioni, qualora dovesse essere di loro interesse». Al momento l’unico festival che ancora si svolge nella sala è il Nightmare Film Fest, mentre Soundscreen per la scorsa edizione si è trasferito al Mariani e i Corti da Sogni hanno sempre mantenuto il legame con il Rasi.