L’opera contro le guerre dell’ex ministro: «Con la lirica per penetrare nell’animo»

Patrizio Bianchi firma il libretto dello spettacolo in arrivo il 7 febbraio all’Alighieri: «Raccontiamo il ritorno di Ulisse a Itaca, per parlare anche della situazione attuale»

Ulisse 70x100 RAVENNAArriva mercoledì 7 febbraio (ore 20.30) all’Alighieri di Ravenna Le guerre di Ulisse, progetto interdisciplinare che unisce letteratura, musica e recitazione in un’opera moderna, una coproduzione del Teatro Comunale di Ferrara e dello stesso Alighieri. Il progetto nasce dalla collaborazione dell’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – che ne firma il libretto – con la Fondazione Scuola di Musica Carlo e Guglielmo Andreoli di Mirandola, diretta da Mirco Besutti, e il compositore Marco Somadossi, le cui musiche originali sono affidate alla Banda giovanile “John Lennon”, formazione di novanta musicisti fra i 13 e i 25 anni che include persone con disabilità. In scena anche la giovane e talentuosa Frida Bollani Magoni come voce solista e pianista (oltre che autrice di alcune parti dello spettacolo) e l’attore e doppiatore Luca Violini, la cui voce ripercorre il ritorno di Ulisse a Itaca; Teresa Auletta guida invece il Coro Accademia Vittore Veneziani. Attraverso gli occhi di Penelope, il ritorno di Ulisse a Itaca diventa un’occasione per riflettere sul presente, una denuncia dell’insensatezza della guerra e un messaggio di speranza.

Ne abbiamo parlato con l’ex ministro Bianchi, oggi professore emerito all’Università di Ferrara.

Professore, da dove nasce il progetto?
«Dalla mia ormai lunga frequentazione musicale con la straordinaria banda giovanile Johan Lennon di Mirandola, conosciuta nei giorni del terremoto dell’Emilia del 2012: da allora abbiamo realizzato eventi musicali in tutto il mondo. La Banda John Lennon è l’esempio concreto di una scuola aperta, inclusiva ed affettuosa che rappresenta il modello educativo adeguato per i nostri tempi. Dopo aver esplorato il mondo di Verdi e dell’opera italiana, dopo un’incursione nella musica contemporanea con particolare attenzione ai Beatles, abbiamo sentito il bisogno di misurarci con i capisaldi della nostra cultura classica».

Quali sono le “Guerre di Ulisse”? Qual è il messaggio che ha voluto lanciare?
«Le guerre di Ulisse qui sono pensate, musicate e cantate nel ritorno dell’eroe a casa, a Itaca, cioè quando si deve confrontare con la violenza che porta la guerra anche per chi resta, per le mogli, per i figli, per tutti coloro che diventano comunque sconfitti, perché nelle guerre tutti, infine, sono sconfitti. Il riferimento è anche alla situazione globale attuale, dove sta tornando a soffiare il vento gelido della guerra».

Cosa ne pensa del ruolo dell’Italia nei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente?
«L’Italia e l’Europa tutta devono svolgere una funzione di ricerca della pace, opponendosi, come dice la nostra Costituzione, a usare la guerra quale modo per risolvere i conflitti, opponendosi con assoluta chiarezza contro ogni tentativo di prevaricare i diritti inviolabili delle persone».

Del tema se ne sta occupando anche personalmente e professionalmente…
«Sto lavorando con i miei collaboratori per la cattedra Unesco in Educazione, crescita ed eguaglianza che mi è stata assegnata, per riportare a livello internazionale il principio, affermato dalla stessa Unesco, che la pace si costruisce educando le persone alla pace, cioè a uno sviluppo umanamente sostenibile, basato su una reciproca comprensione, rispetto e comune ricerca delle condizioni di crescita, nei principi di libertà e giustizia. Un lavoro, il mio, che unisce 44 cattedre in Italia – di cui sono coordinatore e portavoce – e 850 nel mondo, insieme impegnate a costruire reti di pace al di sopra di ogni guerra».

Che rapporto ha invece con la musica e in particolare l’opera lirica?
«La lirica è l’espressione più completa dell’arte, poiché la voce diviene il perno della narrazione musicale. In questo senso è evidente che dobbiamo continuare a esplorare questo straordinario patrimonio dell’umanità costruito in quattro secoli, dal Seicento al Novecento, ma dobbiamo anche continuare una ricerca musicale producendo lavori contemporanei in cui voce umana e musica strumentale ci permettano di penetrare nell’animo umano di questa nostra epoca».

Anche per avvicinare i giovani…
«Quest’opera moderna che portiamo a Ravenna è realizzata da giovani musicisti per un pubblico di giovani e di adulti che insieme siano disposti a farsi emozionare dalla musica».

Da ex ministro, sta seguendo l’attività del suo successore Valditara? Quale dovrebbe essere secondo lei la priorità del suo mandato?
«Fin dall’inizio della sua nomina, ho comunicato i migliori auguri al ministro. Personalmente in quella veste ho dovuto affrontare il difficile compito di riportare a scuola 10 milioni di persone, tra docenti e studenti, tutelandoli il più possibile durante il Covid, facendo loro comprendere il valore morale della scuola come comunità educante, una scuola aperta, inclusiva e affettuosa, un pilastro necessario e fondamentale per una società giusta e democratica. L’augurio, non solo all’attuale ministro, ma a tutto il popolo della scuola, è di lavorare insieme per consolidare il ruolo democratico della scuola, anche operando utili riforme che ne enfatizzino la connotazione aperta ed inclusiva definita dalla nostra Costituzione».

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