Alla fondazione Sabe un omaggio a Giorgio Morandi sospeso nel tempo

Tre artisti di generazioni e linguaggi diversi interpretano le creature impassibili del grande pittore

Benvenuto

Un’opera di Carlo Benvenuto

In sottotraccia alla nuova esposizione presentata negli spazi della Fondazione Sabe di Ravenna c’è un dichiarato omaggio a Giorgio Morandi, il grande pittore bolognese scomparso una sessantina di anni fa che è stato al centro quest’anno delle recenti celebrazioni di Arte Fiera a Bologna.

Famoso per le diafane bottiglie che circoscrivono iconicamente un tempo sospeso, i suoi dipinti interrogano ancora oggi sulla qualità di un tempo rallentato e per questo oppositivo a tutte le tendenze del contemporaneo. Le composizioni minimali di Morandi discutono l’importanza di un rapporto diretto con l’esperienza quotidiana: se questa pietas per l’esistente sia possibile – soprattutto per un pittore che seppelliva come cari congiunti i propri pennelli al termine dell’utilizzo – o se piuttosto quel mondo di oggetti cristallini sia da vedere come una sorta di correlativo oggettivo alla Montale – in grado di esprimere la separazione dal senso dell’esistenza – non sappiamo. O meglio, l’arte pone le domande e le risposte possono essere solo individuali e aperte.

Il titolo In suspensus della mostra a cura di Angela Madesani interpreta le creature impassibili di Morandi come presenze in grado di sospendere il corso del tempo: a interpretare questo omaggio sono state scelte opere che partono da quel set per ambientare i propri fantasmi.
Le immagini di Enrico Cattaneo, fotografo milanese scomparso nel 2019, non sono quelle prodotte dall’artista e che documentano gli eventi dagli anni ’60 in poi ma appartengono alla linea più sperimentale del lavoro tra esecuzioni off-camera, still life e testimonianze di archeologia industriale. Provenienti dall’archivio Cattaneo, le sedici stampe appartenenti alla serie Morandiane (2002) si propongono come fedele traduzione delle visioni dell’artista bolognese. E come tutte le traduzioni, il tradimento c’è – ci deve essere – non nella scelta formale ma nel sovraccarico e nell’evidenza volumetrica degli oggetti che usualmente denota il mondo reale. Per quanto allontanate grazie a una resa seppiata o a una traduzione quasi incisoria, le bottiglie di Cattaneo abbandonano l’evanescenza della visione interiore e impongono la propria appartenenza al mondo circostante.

Cattaneo

Un’opera di Enrico Cattaneo

Assistiamo a un nuovo interessante tradimento nelle opere di Carlo Benvenuto, un artista da decenni di adozione milanese, che qui abbandona in parte le tecniche abituali della pittura e scultura per scegliere una presentazione in immagine fotografica del proprio lavoro. Tre fotografie in scala 1:1 sono state realizzate per portare testimonianza delle sculture in vetro che rendono oggetti appartenenti al mondo quotidiano. Generalmente le sculture di Benvenuto interpretano ossimori visivi – come testimonia l’unica scultura in mostra, un bicchiere paradossalmente ricolmo e non straripante – che descrivono una razionalità ormai sfumata in un mondo fatto di tazzine in bilico sul tavolo, recipienti con liquidi inclinati, gruppi di oggetti fermi ma apparentemente in moto centripeto perpetuo. Le immagini fotografiche delle creazioni dell’artista rappresentano una mediazione aggiuntiva, leggermente in eccesso, alla parabola di questo viale al tramonto del senso in grado però di restituire il senso del suo lavoro.

Modorati

Un’opera di Elena Modorati

Tangente alla visione di Morandi sono anche le opere della milanese Elena Modorati. Le sue sculture e installazioni spesso nascono all’interno dello spazio che viene a crearsi nell’avvicinare un objet trouvé a un equivalente creato appositamente dall’artista. Il paradosso che sorge da questa ricerca interviene sui significati e valori attribuiti a realtà e finzione, a prototipo e copia, giocando la carta di una forte ambiguità. Dopo l’installazione Dispositio (2024) in cui alcuni oggetti reali emanano un doppio fissato in cera agendo la crisi del dato di realtà, e dopo che le sagome di Interior (2024) ripercorrono questa crisi presentandosi come ombre cinesi di un reale alluso e perduto, ci si imbatte in una serie di quattro teche del 2014: Fund, Albio, Japanese, Mémoire racchiudono oggetti alternativamente in vetro e peltro e risagomati nei loro doppi in cera. Pur nella tranquillità apparente del loro stato di semplici oggetti inanimati d’uso quotidiano – vasi, portaoggetti o formine per dolcetti – prende corpo un sostanziale senso di disequilibrio come se la visione del mondo fosse sempre e leggermente fuori asse. I replicanti presentano minute gradazioni di colore – un omaggio alle varianti malinconiche di Morandi – predisponendo, ma solo in apparenza, appigli stabili alla percezione. Le composizioni di oggetti di Modorati sono invece recinti che attivano continui scivoli di senso per una realtà in cui si può procedere solamente con grande cautela.

In suspensus. personali di Carlo Benvenuto, Enrico Cattaneo e Elena Modorati – fino al 7 aprile 2024 – Ravenna, Fondazione Sabe per l’arte, via Pascoli 31 – orari: GIO-DO 16-19 (ingresso libero)

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