Il disegno come esplorazione e relazione: alla scoperta delle tre mostre di Lugo

 

In dirittura finale il progetto Matrice/sette – giunto al suo settimo appuntamento – conta tre mostre sul tema del disegno contemporaneo che saranno aperte fino al 26 maggio (grazie a una proroga) nell’interessante contesto del palazzo razionalista, sede della Cassa di Risparmio e Fondazione del Monte, in piazza Baracca a Lugo.

La prima di queste mostre dal titolo I disegni e le cose nasce da un evento collettivo attivato nel Museo Baracca l’ottobre scorso in occasione della giornata del contemporaneo. Quasi una trentina di artiste e artisti hanno prodotto disegni ispirandosi a oggetti e immagini conservate presso la collezione museale. Questi appunti di viaggio – una sorta di resoconti di un’esplorazione – sono quindi confluiti in questa mostra a cura di Massimiliano Fabbri e Giulia Garuffi che da una parte rilancia il disegno presentando la ricchezza di tecniche e stili individuali, dall’altra stimola a ripensare il museo attraverso una mappa mentale del tutto inedita che attualizza e rivivifica il passato. Fra le opere in mostra, spesso più di una per artista, c’è chi sceglie elementi particolari, visioni parziali e insistite, come nel caso dello strumento a corde individuato da Federico Guerri o delle armi, dei particolari delle divise e dell’abbigliamento nei disegni di Filippo Maestroni e Elena Grossi, anche se è l’immagine dell’eroe a convergere numerosi interventi fra cui quelli vibranti e fantasmatici di Lucia Baldini. Molti degli artisti presenti provengono dal territorio e sono conosciuti come Ana Hillar che disegna una preziosa macchina volante con un tratto netto e minimale, e Sabrina Foschini che raccoglie in un bellissimo allestimento – che potrebbe bene essere integrato nello stesso museo – una serie di fotografie del pilota all’interno di piccoli nidi d’uccello.

A questa mostra si affianca una seconda – Drawing from Motel a cura del collettivo Art Motel – approdata a Lugo dopo le tappe di Bologna e Gerace. Inserita nel circuito della Biennale del Disegno di Rimini, l’esposizione – allestita tramite disegni di piccole dimensioni, numerati e allestiti su tavoli – ha lo scopo di far percepire il polso del disegno e della pittura contemporanea attraverso opere di artisti di generazioni differenti provenienti da tutta Italia. Fra le molte opere ricordiamo la Lettera impossibile di Tullia Mazzotti che propone un omaggio ai testi cancellati o mescolati di Emilio Isgrò, il disegno onirico a grafite del Ciglio di sole di Sergia Avveduti e il coinvolgente paesaggio minimale di Christos Giannopoulos in grado di gettare un ponte fra il mondo visibile e quello delle ombre.

La terza e ultima mostra è una personale di Massimiliano Fabbri: Disegni duemilaventi/duemilaventiquattro si dispongono attraverso sette stanze della sede, ciascuna come un episodio nel tempo. Basato sul principio delle affinità fra la pratica del disegnare e dello scrivere, Fabbri raccoglie in questa mostra la sua produzione grafica avviata su temi e in tempi di vita diversi. Appartengono ad esempio a Inventario Varoli, serie dedicata all’artista di Cotignola, alcuni disegni ispirati alle sculture a cui fanno da contrappunto le trascrizioni delle lettere di Varoli, in particolare quelle scritte all’artista e amica Olga: raffigurata a occhi chiusi come nel bellissimo ritratto della collezione di Palazzo Sforza, il volto della donna viene reiterata da Fabbri in una sequenza dolorosa a occhi chiusi. Fabbri si mette al posto di Varoli nell’azione di ripercorrere con la memoria un viso caro, probabilmente amato, per annullare la distanza del viaggio verso le Americhe che la porta via per sempre. D’altra parte – e lo scrive Fabbri in uno dei testi a parete – il disegno “scava e buca, ricuce frammenti, mancanze e pezzi sparsi cercando di tenerli insieme come un archeologo, perchè ha a che fare, sempre, con la memoria”. Al 2020 appartengono i disegni di Dove lei non è e di L’invenzione della solitudine, due serie diametralmente opposte eppure sintomaticamente simili perché nate dalla stessa imposizione claustrale di un luogo che non si riconosce come proprio eppure in cui si deve stare. Osservare immagini di vulcani, fumi avvolgenti, esplosioni e venti, di sinuosità vegetali e languidezza di fiori, è un modo di assecondare un movimento violento in quiete, giocare con gli opposti di tempesta e immobilità per sopportare la lentezza dei minuti. Se il disegno tenta di coprire la distanza nel tempo e nello spazio o la perdita di qualcuno o qualcosa – e per questo ha tanto a che fare col concetto storico di malinconia – mantiene anche la caratteristica di ripercorrere le linee di uno spazio o di un volto per riconoscere, comprendere meglio ciò che è di fronte. La due belle serie del 2020 e poi 2023 dedicate alla madre dell’artista durante il periodo di quarantena, quando purtroppo si inaugura per lei la malattia dell’Alzheimer, propone una serie di ritratti potenti come esito di un rapporto inedito. Disegnare significa qui guardarsi dritto negli occhi, riuscire a entrare in relazione con la propria madre come mai prima, riconoscendo con attenzione – e quindi mandando a memoria – ogni piccola curva di un sopracciglio, ogni verticale della tempia, opponendo una resistenza di affetto all’azione distruttiva del tempo.

Fino al 26 maggio: giovedì e venerdì dalle 15.30 alle 18.30; sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 18.30. Ingresso gratuito

NATURASI BILLB SEMI FAVE PISELLI 17 – 26 05 24
RFM 2024 PUNTI DIFFUSIONE AZIENDE BILLB 14 05 – 08 07 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24