“Teodora. La guerra delle donne, le donne in guerra”, curato Eugenio Sideri/Lady Godiva Teatro, porta in scena la guerra quotidiana delle donne in un racconto teatrale che va dalle storie delle staffette partigiane a quelle delle adolescenti di oggi.
Lo spettacolo, in programma per lunedì 20 al Teatro Rasi, avrà una replica mattutina dedicata agli studenti delle scuole superiori e una serale a ingresso libero (ore 21) aperta alla cittadinanza. Una terza replica sarà rappresentata il 23 maggio all’interno della casa circondariale di Ravenna, dove Sideri stesso, insieme alla sua compagnia, sta portando avanti da anni progetti teatrali.
Sul palco del Rasi, oltre ad attori e danzatori professionisti, “Le Oltraggiose”, adolescenti che il regista Sideri guida dal 2019, con le quali sono stati realizzati vari progetti che hanno visto protagonisti temi e soggetti al femminile (su Anna Polikovskaja, Medea, Euridice, la violenza di genere, il femminicidio). Alcuni dei testi dello spettacolo sulle staffette partigiane sono frutto del lavoro della classe “terza M turismo” dell’Istituto tecnico commerciale Ginanni di Ravenna, coordinata dalla professoressa Ilaria Cerioli. Il progetto vede inoltre la preziosa collaborazione del liceo scientifico Oriani, di Linea Rosa, Spazio A e Kc-Academy di Bologna, ed è stato realizzato con on il sostegno dell’assessorato alle Politiche e cultura di genere.
«Dare la vita. Tre parole per esprimere il mettere al mondo, ma anche per significare l’essere pronti a morire. Da qui siamo partiti, dalle staffette e dalle partigiane che, 80 anni fa, si sono battute anche a rischio della vita, per liberare l’Italia e farne un Paese libero e democratico; un Paese dove credevano che avrebbero potuto realizzare i loro sogni e desideri di donne. Una battaglia vinta ma, al tempo stesso, ancora in atto, su altri piani, in altri modi. La guerra quotidiana, appunto, delle donne, contro la violenza che viene loro fatta, fisica, morale, verbale. Una guerra che ahimè coinvolge età e ceti sociali diversi e che conduce, con un orrore quasi quotidiano, a volte anche alla morte» commenta il regista.