giovedì
31 Luglio 2025
la recensione

Tutta l’attualità di “Altri libertini”: al Rasi il nuovo spettacolo di Licia Lanera

Fino all'11 gennaio. Una coproduzione di Ravenna Teatro porta in scena tre racconti dal capolavoro di Pier Vittorio Tondelli

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altri libertini 1

Il nuovo anno de La Stagione dei Teatri inaugura con Altri Libertini, l’opera di Pier Vittorio Tondelli in scena al Teatro Rasi dal 9 all’11 gennaio (sempre alle 21), con la direzione della drammaturga e interprete Licia Lanera, che ha riunito gli attori Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva e Roberto Magnani per dare voce all’indimenticato simbolo di una generazione. Sabato 11 gennaio, alle 18 è in programma un incontro con la compagnia in dialogo con il ricercatore Lorenzo Donati a ingresso libero. In questa recensione estratta dalla nostra rivista Palcoscenico, Federica Angelini racconta tutta l’attualità di un’opera solo all’apparenza distante nel tempo.

Cosa ha ancora da dire oggi Pier Vittorio Tondelli a chi nel 1980, quando esce Altri libertini, era un infante o ancora doveva nascere? Potrebbe essere questa la prima domanda che viene naturale porsi in attesa del sipario dello spettacolo che prende il nome dal capolavoro dell’autore di Correggio e che sarà in scena al Rasi. E la risposta è destinata ad arrivare poco dopo, quando scopriamo le biografie dei quattro interpreti dello spettacolo, nati tutti nei primi anni Ottanta, in un gioco di incrocio con quelle dei protagonisti di tre racconti di quella raccolta che allora fu addirittura sequestrata per oscenità e oltraggio della pubblica morale. Oggi non c’è sicuramente più lo scandalo dell’omosessualità, della bestemmia, della droga, ma c’è tutto il resto, ancora attuale perché esistenziale.

Diretti dalla celebre e pluripremiata Licia Lanera (classe 1982) che sul palco introduce, spiega, riflette, interrompe il flusso del racconto per riportarci a quegli anni, a quella generazione, che ci porta a riflettere sul “narcisismo” dell’auotobiografismo in un gioco di specchi con l’autore, ci sono tre voci maschili per Tondelli: Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva e il ravennate Roberto Magnani.

Insieme recitano un testo che è quello di Tondelli spesso alla lettera, quello di tre dei sei racconti originari che sono Viaggio, Altri libertini e Autobahn in un intreccio e un dialogo che polverizzano il dilemma se Altri libertini fosse un romanzo in racconti o una raccolta di racconti legati da un filo conduttore. Lo spettacolo è infatti uno e trino e i magnifici interpreti modulano tutti i registri, calcando sull’aspetto della commedia, del ridicolo e del grottesco, là dove possibile, prima di riportarci all’afflato tragico di vite alla disperata ricerca di un senso. C’è dunque il sesso, il turpiloquio, il pettegolezzo, la confessione, in un flusso che si fa caleidoscopio, dove le tre storie si interrompono, riprendono, si ricompongono e si chiudono all’unisono.

In apertura un Siamo solo noi di Vasco Rossi, nel mezzo l’indimenticata e sempre comica e allo stesso tempo amara Sono un ribelle mamma. A testimoniare una generazione dove dell’afflato politico di pochi anni prima si percepiscono ormai i cascami, dove non si profila alcun Sol dell’avvenire all’orizzonte, dove l’eroina è diventata affare comune, dove l’omosessualità è esibita ma non “normalizzata”. Luci accecanti, una scena che Lanera stessa ci racconta, con la cyclette recuperata dalla nonna accanto a un bidone prima che venisse definitivamente gettata via, la scrivania di un ex che l’ha lasciata, perché anche Lanera, come Tondelli, si mette in qualche modo a nudo. E nudi, o meglio in mutande e canottiera, sono gli attori sul palco che con il procedere dello spettacolo invece si coprono, si vestono, fino a cappotto, sciarpa, occhiali, in un’operazione materialmente inversa a quella che invece accade attraverso le parole, dove scopriamo nel corso dello spettacolo i tre io narranti fin nel profondo, fin nei momenti di maggior dolore, annichilimento, sofferenza. Bravi tutti gli interpreti, con una menzione speciale a due camei esilaranti e vagamente liberatori di uno straordinario Giandomenico Cupaiuolo.

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Uno spettacolo per chi aveva vent’anni negli anni Ottanta, come i protagonisti, e per chi è nato in quegli anni, che è un’indagine introspettiva, ma in grado di raccontarci molto di cosa è successo in questi lunghi quarantaquattro anni. Basti dire che oggi viene suggerito come spettacolo per le scuole. Ciò che faceva scandalo allora, oggi ha perso la forza dirompente della provocazione, e ciò che resta è l’essenza tragica del vuoto, di una ribellione senza ormai più idoli da abbattere. C’è la ricerca quasi disperata dell’amore, l’incapacità di viverlo, la fragilità di vite inquiete. Tutto questo nello spettacolo di Lanera torna a essere attuale e presente, quasi tangibile.

Quello al Rasi non sarà il debutto dello spettacolo, ma un ritorno, perché proprio qui a Ravenna si sono svolte le ultime fasi della produzione, incluse alcune prove aperte a cui abbiamo assistito, nel teatro che si è fatto così ancora una volta luogo di sperimentazione. Del resto si tratta di una coproduzione della compagnia Ravenna Teatro a cui si deve anche la presenza in scena di Roberto Magnani.

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