Restano pochi giorni per visitare «Fango, acqua e arte», la mostra scultorea di Tullo Golfarelli, Domenico Rambelli, Ercole Drei e Angelo Biancini che si chiuderà domenica 26 gennaio con una visita guidata speciale in collaborazione con la Strada del sangiovese. L’esposizione ospitata dalle pescherie della Rocca di Lugo, sarà ancora visitabile (a ingresso gratuito) nelle giornate di giovedì 23 e venerdì 24 gennaio (dalle 15.30 alle 18.30), e poi sabato 25 e domenica 26 dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 18.30. La visita illustrata dell’ultimo giorno è in programma alle 16.30 e sarà tenuta dai due curatori Sergio Baroni (collezionista, gallerista e antiquario) e Massimiliano Fabbri (direttore del museo Baracca), in collaborazione con Claudia Giuliani (capo delegazione del Fai Ravenna) e Alfonso Panzetta (docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna).
L’evento è in collaborazione con la galleria Baroni Milano e la delegazione Fai – Fondo per l’ambiente italiano di Ravenna e il Gruppo Fai di Lugo.
Sempre nel pomeriggio di domenica 26 gennaio, fin dalle 15.30, è previsto un piccolo aperitivo per i visitatori, a cura di Strada dei vini e dei sapori del Sangiovese (Strada della Romagna), facente parte della rassegna «Sulla buona Strada», che illustra itinerari del territorio abbinati a prodotti e vini Dop e Igp locali.
«Fango, acqua e arte» fa parte del progetto «Matrice» e si connette al patrimonio della città di Baracca, che custodisce non solo il capolavoro dello scultore faentino Domenico Rambelli dedicato al cavaliere del cielo lughese, ma anche la commovente lapide funeraria di Francesco Balilla Pratella, realizzata dallo stesso Rambelli a partire dall’ Ex Libris del celebre musicista, anch’esso lughese.
Il progetto espositivo va però oltre la figura di Rambelli, stimolando un confronto tra artisti provenienti dallo stesso ambito geografico ma appartenenti a stagioni differenti, con rimandi al contesto politico, sociale e culturale in cui le opere stesse sono state prodotte, dal Risorgimento al ventennio fascista, fino alla Liberazione (vedi il monumento di Biancini ad Alfonsine).
Il dialogo tra i quattro artisti infatti vuole mettere in luce il contesto storico-geografico dell’arte in Romagna nel primo Novecento, dal cenacolo faentino da cui emerse Domenico Baccarini (oltre che Drei e Rambelli, rappresentanti di questa fucina di talenti) all’altrettanto fervida realtà lughese, centro niente affatto periferico e scuola di molti altri artisti, a partire dalla straordinaria vicenda della famiglia Visani che attraversa un intero secolo di arte tra scultura, pittura, disegno, fotografia e architettura.