Crossroads, un lungo viaggio tra sonorità e culture Seguici su Telegram e resta aggiornato «Un programma con tanti fili rossi che si incrociano» Avion Travel Con il concerto del Cristina Zavalloni Sestetto a Massa Lombarda dell’8 marzo scorso, si è aperta l’anta romagnola della 26esima edizione del festival itinerante Crossroads (il programma su www.crossroads-it.org), organizzato come sempre da Jazz Network in collaborazione con l’assessorato alla Cultura della Regione. Ne parliamo con la ravennate Sandra Costantini, direttrice artistica del festival. Qual è il filo rosso che tradizionalmente lega Crossroads e quale, in particolare, quello di questa edizione? «A formare la trama di un programma così vasto, i fili rossi sono giocoforza tantissimi… Di sicuro tornano e ritornano alcuni “temi” fondamentali, a noi cari, come gli “artists in residence”: artisti che si esibiscono in luoghi diversi con propri progetti diversi. Quest’anno sono ben quattro: Fabrizio Bosso, Mauro Ottolini, Javier Girotto e Karima. Altro filone che Crossroads ama seguire a ogni sua edizione sono le voci, di ogni latitudine e background, dal jazz di casa nostra (Rossana Casale, Simona Molinari, Costanza Alegiani) a quello internazionale (Cécile McLorin Salvant, Sarah Jane Morris, Jazzmeia Horn). E non solo voci femminili, ma anche maschili (Ray Gelato, Hugh Coltman, Joe Barbieri), e pure un gruppo vocale misto (i Baraonna). Altro aspetto che ci piace indagare, oltre ai solo (Uri Caine, Amaro Freitas, Aruán Ortiz, Mark Guiliana) e alle orchestre (immancabili le nostre produzioni con l’Italian Jazz Orchestra: quest’anno, una è dedicata ai Beach Boys con i Baraonna e l’altra a Nat King Cole con Flavio Boltro e Walter Ricci), la formula del duo, senza dubbio tra le più affascinanti e avventurose, una pratica conversativa di grande libertà foriera di esiti folgoranti: ben due i duetti di pianoforti (Stefano Bollani & Iiro Rantala, Rita Marcotulli & Dado Moroni), e svariate altre combinazioni (Javier Girotto & Vince Abbracciante, Vanessa Tagliabue Yorke & Giulio Scaramella, Eleonora Strino & Claudio Vignali, Émile Parisien & Vincent Peirani)». Petra Magoni In provincia di Ravenna ci saranno 25 concerti, con nomi importanti come Bosso-Burgio, Avion Travel, Leon Phal Quintet, Karima Soulville, Famoudou Don Moye, Richard Galliano. Oltre a questi, c’è qualche nome ma- gari meno noto che ti sentiresti di consigliare? «Limitandoci ai dintorni ravennati, aggiungerei, per onorare la creatività femminile, la pianista-cantante Francesca Tandoi con il suo trio il 9 aprile, a Massa Lombarda; poi il duo voci-chitarre As Madalenas, ovvero Cristina Renzetti e Tati Valle, a Solarolo il 20 marzo; il quintetto di Eloisa Atti, cantante e polistrumentista, col suo progetto Lost Mona Lisa, a Fusignano il 18 marzo (approfitto per segnalare questa nuova data: infatti il concerto era previsto il 7 marzo, ma lo abbiamo rimandato proprio in questi giorni per indisposizione dell’artista); sempre a Fusignano Canzoni in bianco e nero, con la voce di Petra Magoni accompagnata dal pianoforte di Andrea Dindo. Per parità di genere, citerei questo duo di giovani (quasi) mai sentito in Italia: entrambi classe 1990, il portoghese Tiago Nacarato (voce, chitarra) e il brasiliano Cainã Cavalcante (chitarra) fondono le culture musicali dei rispettivi paesi (Fusignano, 28 marzo). Mentre il giorno dopo, a Massa Lombarda, il palco sarà tutto del nostro local hero del sax, Alessandro Scala, col suo quartetto, ospite speciale Fabrizio Bosso». Qual è il segreto per organizzare artisticamente un festival di sei mesi in tutta la regione, con oltre 60 concerti e 400 artisti coinvolti? «Il segreto è la determinazione, e la pazienza… È come giocare con un puzzle complicatissimo: devi trovare il pezzo giusto da inserire nel posto giusto. Insomma, un lavoro di incastri, a tutti i livelli: prima perlustri l’orizzonte, ascolti, leggi, pensi, poi devi combinare i tuoi desiderata in generale, ma anche nello specifico di ben 26 diverse località e svariate sedi di spettacolo, ognuna con le sue caratteristiche, e tenendo in mente anche i rapporti con i tanti partner sul territorio e le loro aspettative (in questo spazio ci vedo Tizio, in quell’altro sarebbe bello avere Caio), con la disponibilità degli artisti nel periodo dato, ma pure dei luoghi dei concerti, e ovviamente del calendario che man mano prende forma… E più si procede con il posizionare bandierine più il gioco si fa duro. La cosa peggiore è rimanere con date secche da riempire, non hai alternative, devono essere quelle per forza. Poi, quando tutto il quadro è completato, guardi con tenerezza la creatura, sospiri e dici: è nata! Incredibile, anche questa volta ce l’abbiamo fatta». Fabrizio Bosso In tutta la storia del festival, quali sono stati i concerti per te in assoluto più memorabili? «Non è facile pescare nella memoria, né elencarli tutti. All’impronta, ricordo con entusiasmo il solo del sudafricano Abdullah Ibrahim, pianista e compositore sublime, lo scorso anno a Ravenna Jazz: novantenne, non si risparmiò, fece un concerto memorabile, ispirato e colmo di poesia. Poi vorrei citare il grande Enrico Rava, il Maestro, l’Alighieri della tromba come l’ho battezzato più volte, immancabile presenza nelle nostre programmazioni: in particolare, nel 2022, per Crossroads a Medicina, mise in piedi un gruppo inedito sotto il titolo provvisorio di Enrico Rava Edizione Speciale, circondato da giovani musicisti, alcuni già al suo fianco in altri ensemble, altri due erano nuovi prodigi da lui scovati (la sua abilità in questo è proverbiale): il trombonista Matteo Paggi e la batterista Evita Polidoro. Ebbene, il concerto fu a tal punto travolgente che da quel giorno nacque una nuova formazione stabile, destinata a diventare una delle più folgoranti sulla scena: si sarebbero chiamati The Fearless Five, i cinque senza paura… Hanno appena stravinto al Top Jazz di Musica Jazz, come miglior gruppo e miglior disco. Anche quest’anno li riproponiamo, per la terza volta, a Correggio il 16 maggio. Sono orgogliosa di aver ospitato il loro battesimo nel nostro festival. Infine, non posso non citare il “colosso” Sonny Rollins nella prima edizione di cui sono stata direttore artistico, a Reggio Emilia nel 2001». Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Alla Pallavicini22 il "Viaggio Celeste" del ferrarese Pellizzola Umberto Galimberti a Ravenna con "L'illusione della libertà" Colapesce Dimartino al teatro di Cervia con l'orchestra La Corelli Seguici su Telegram e resta aggiornato