giovedì
26 Giugno 2025
diritti umani

Al Festival delle Culture due eventi internazionali dedicati a Iran e Palestina

Ravenna ospiterà un dialogo il 28 marzo e una mostra diffusa da aprile a giugno

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I Grant You Refuge Jehad Al Sharafi

Il Festival delle Culture entra nel vivo proponendo alla cittadinanza due eventi internazionali che testimoniano il coraggio e la resilienza di due popolazioni, quella iraniana e quella palestinese.

Il primo evento si terrà il 28 marzo, dalle 10 alle 13, alla sala Muratori della Biblioteca Classense. Si intitola La forza del coraggio: diritti umani in Iran ed è un dialogo tra il giornalista e scrittore iraniano Taghi Rahmani, definito da Reporter senza frontiere “il giornalista più spesso incarcerato”, dal 2012 in esilio in Francia insieme ai figli, e il portavoce nazionale di Amnesty International Italia Riccardo Noury.

In Iran, attivisti, giornalisti e cittadini comuni rischiano la vita per aver espresso un’opinione o per aver difeso i diritti delle donne e delle minoranze. Taghi Rahmani è testimone di questa realtà: ha pagato con oltre 14 anni di prigionia e torture il proprio impegno per la libertà di espressione ed è attualmente impegnato in una campagna per la scarcerazione della moglie, Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023, agli arresti domiciliari in Iran per il proprio attivismo.

Il secondo importante evento internazionale del Festival delle Culture vedrà Ravenna accogliere, da aprile a giugno, I Grant You Refuge. Si tratta di una mostra diffusa, che trasforma lo spazio pubblico in un luogo di riflessione collettiva sui diritti umani, sul dramma del conflitto e sulla necessità di proteggere la dignità di ogni individuo. L’iniziativa porta sotto gli occhi di tutti immagini che raccontano storie di resistenza, speranza e umanità a Gaza attraverso una serie di manifesti lungo le principali strade della città, grazie alle foto scattate da sei fotoreporter.

A Ravenna, I Grant You Refuge assume la forma di una mostra a cielo aperto, un’opera collettiva che invita a fermarsi e a interrogarsi su quanto può fare ognuno e la comunità internazionale nel riconoscere e difendere i diritti fondamentali. Il progetto documenta sofferenze e morte della popolazione civile che i media non sempre riescono a raccontare.

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