giovedì
12 Giugno 2025
la recensione

“Il canto del Divino” chiude la trilogia del Grande Teatro di Lido Adriano

Il palco del Cisim regala un’esperienza autentica di comunità, intercultura e partecipazione, sotto la direzione artistica di Luigi Dadina

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Bhagavadgītā©NicolaBaldazzi 30052025 DSC1719
Foto di Nicola Baldazzi

Ci sono momenti in cui tanti concetti che sono ormai diventati cliché spesso un po’ vuoti prendono invece forma e sostanza e diventano esperienze autentiche. “Un altro modo è possibile”, “spazio ai giovani”, “inclusione”, “intercultura”, “dal basso” fino alla ormai abusatissima “comunità” o lo slogan “la bellezza salverà il mondo”, per non parlare di “magia del teatro” e “rito laico”, sono tutte parole che al Cisim di Lido Adriano trovano un nuovo senso e un nuovo spazio.

Bhagavadgītā©NicolaBaldazzi 30052025 DSC1411

È andata in scena iera sera, 8 giugno, l’ultima replica di  Il canto del Divino, spettacolo che chiude una trilogia ambiziosa e unica nel suo genere. Guardando al lontano oriente, gli attori non professionisti del Coro de Il grande teatro di Lido Adriano, dopo mesi di lavoro, si sono presi ancora una volta la scena, sotto la direzione e la regia di un grande attore e uomo di teatro, Gigio Dadina delle Albe, per portare gli spettatori in un viaggio artistico che mescola narrazione, mito, riflessione filosofica.

Per la terza volta la comunità interculturale di Lido Adriano è diventata protagonista di uno spettacolo che ha dato spazio innanzitutto ai giovani, intesi come bambini, adolescenti e adulti, in un dialogo intergenerazionale con persone più mature e anziane che non li hanno sovrastati e schiacciati, ma semmai accompagnati (bellissima la scena delle madri, una chicca il Ghandi romagnolo). La magia del teatro, che è fatta in questo caso di corpi, parole e musica (questa, peraltro, davvero magnifica grazie anche alla bellissima voce femminile), ha mostrato ancora una volta una via alternativa alle cronache di tante periferie europee e ha ribadito la potenza intrinseca del teatro.

Ma non si pensi a una fuga dalla realtà perché, grazie anche alla assai ispirata scelta dei costumi la guerra tra i Pandava e i Kaurava non ci ha concesso per un solo attimo di dimenticare ciò che sta accadendo in Palestina.

E a dir poco toccante è stato lo struggente racconto di una ragazza in fuga dalla guerra in Ucraina, in apertura dello spettacolo. Parliamo quindi di un progetto che per come è nato, per come è stato condotto e per l’esito che ha restituito è profondamente politico, nel senso più nobile e profondo del termine. Ad applaudire un pubblico che ancora una volta, un po’ come uno specchio del palco, ha mescolato esperti e appassionati agli abitanti del paese in un clima di festa collettiva. Non è mancato in apertura il breve corteo dalla spiaggia al giardino del Cisim, impreziosito dalle scenografie di Nicola Montalibini. Un momento di socialità e condivisione da far invida a qualsiasi foyer.

Come si diceva, con Bhagavadagita si chiude una trilogia iniziata nel 2023 e quindi l’unica domanda a questo punto è: dove ci porterà il prossimo anno il Grande teatro di Lido Adriano? Ovunque sarà, siamo pronti a scommettere che varrà la pena andarci e per più di una ragione.

Direzione artistica: Luigi Dadina, Lanfranco Vicari aiuto regia e collaborazione artistica Spazio A Teatro
Regia: Luigi Dadina
Drammaturgia: Tahar Lamri
Direzione organizzativa e logistica: Federica Francesca Vicari
Scenografia Nicola Montalbini costumi Federica Francesca Vicari
Ideazione grafica Massimiliano Benini layout grafico e illustrazioni Silvia Montanari
Composizione musiche e arrangiamenti Francesco Giampaoli paroliere Lanfranco Vicari
Coordinamento musicale Francesco Giampaoli, Enrico Bocchini cantanti Jessica Doccioli, Lanfranco Vicari

In scena Camilla Berardi, Marco Saccomandi e Il Coro del Grande Teatro di Lido Adriano.

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