Sabato 7 giugno, al Cisim di Lido Adriano (nell’ambito del Ravenna Festival), ho assistito alla rappresentazione teatrale della Bhagavadgītā भगवद्गीता; composizione poetica di 700 versi, divisa in 18 canti, parte integrante del più vasto poema epico indiano Mahābhārata.
Una recensione dello spettacolo a cura di Federica Angelini è presente anche a questo link
Bhagavadgītā significa Canto del Divino o Canto dell’Adorabile e rappresenta un testo sacro venerato da milioni di indiani: narra il dialogo che ebbe luogo cinquanta secoli fa tra Krishna e il suo devoto e grande amico Arjuna. Il loro incontro avviene sul campo di battaglia nel momento iniziale della guerra fratricida tra due schieramenti rivali. La fazione dei principi Pandava subisce torti dalla fazione contrapposta dei Kaurava per i quali è inevitabile giungere a una guerra e i rapporti di causa ed effetto generati sul campo di battaglia di Kurukshetra, le sue ragioni e le sue conseguenze, vengono approfondite in tutto il Mahābhārata. Alla fine, i protagonisti delle due fazioni hanno una sorte simile: non c’è una chiara distinzione tra bene e male, tra virtuosi e peccatori, tra vincitori e vinti. I sopravvissuti si ritrovano a discutere su quanto accaduto, a offrirsi conforto tutti insieme, e a cercare di darsi pace, ognuno con i propri dolori e le proprie convinzioni.
L’adattamento teatrale del testo, grazie alla ricerca di un linguaggio sottile e allusivo che indica una rappresentazione dell’esistenza alternativa, offre la possibilità di esplorare temi profondi e complessi. Alla rappresentazione dell’epopea indiana sono stati sapientemente aggiunti dialoghi estemporanei che facilitano riflessioni che, partendo dall’universale, ben si amalgamano con temi attuali. È così per il riferimento del pensiero di Simone Weil che, tra l’altro, studiò il contenuto della Bhagavadgītā perché riteneva che con il suo messaggio di azione e d’amore, facesse riflettere sul ruolo della natura nell’esperienza umana e la possibilità di trascendere il mondo materiale. In un monologo verso la fine dello spettacolo, il pensiero di Weil di profonda attenzione alla condizione umana e alla sua relazione con il mondo naturale viene ripreso e attualizzato suggerendo implicite critiche alle scelte umane che hanno portato alla crisi ambientale. Weil, appassionata studiosa di sanscrito, utilizzò la Bhagavadgītā come fonte di comprensione filosofica e spirituale, confrontandola con la tradizione filosofica occidentale e le religioni monoteistiche. Nei testi della filosofa, mistica e scrittrice francese, il concetto che la rigenerazione dell’Occidente non possa prescindere da un contatto con l’Oriente che ne rispetti le peculiarità ricorre con frequenza: «In particolare la Bhagavadgītā, con la vicenda di Arjuna, la spinge a riflettere in profondità sulla nozione di azione non-agente, peraltro presente anche nel Tao, che l’aiuta ad affrontare i dilemmi ineludibili aperti dalla drammatica storia del suo tempo». (http://www.universitadelledonne.it/colombo13.htm)
Per Simone Weil, la macchina sociale è diventata una macchina per schiacciare gli spiriti, fabbricare incoscienza, stupidità, corruzione e ignavia: «Viviamo in un mondo dove nulla è a misura dell’uomo; c’è una sproporzione mostruosa tra il corpo dell’uomo, lo spirito dell’uomo e le cose che costituiscono attualmente gli elementi della vita umana; tutto è squilibrio. Non esiste categoria, gruppo o classe di uomini che sfugga a questo squilibrio divorante, ad eccezione forse di qualche isolotto di vita più primitiva» (Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale, A cura di Giancarlo Gaeta, Milano, Adelphi, 1983, pp. 154-155).
Il Grande Teatro di Lido Adriano (frutto della collaborazione tra il Cisim di Lido Adriano e il Teatro delle Albe/Ravenna Teatro) con questa rappresentazione che chiude una trilogia iniziata nel 2023, coinvolgendo scuole, giovani e cittadine/i di ogni età in un percorso teatrale collettivo che intreccia diversi linguaggi artistici attorno a scritture che guardano a Oriente, ha realizzato un luogo fisico e culturale privilegiato. La sacralità di cui è imbevuto lo spettacolo, la drammaturgia, costruita su piani diversi, e la scrupolosa ricerca di contenuti e invenzioni di orizzonti possibili comunicano con chiarezza e semplicità la tragicità e insensatezza di certi drammi umani. A rappresentare l’epopea, in scena, Luigi Dadina, Tahar Lamri, Camilla Berardi, Marco Saccomandi, Il Coro del Grande Teatro di Lido Adriano e un simpatico “Gandhi” contemporaneo con l’accento romagnolo; uno spettacolo che assorbe e lascia incantati per la semplicità con cui il gruppo di attori e attrici (composto da circa 120 persone, dai 4 agli 80 anni), assumendo altre identità, abbiano saputo trasformare i gesti in azioni cariche di senso, di ritualità e di profondità.
Tutto questo è stato possibile grazie alla co-direzione artistica di Luigi Dadina (co-fondatore del Teatro delle Albe, attore/autore/regista) e del rapper e cantautore Lanfranco Vicari Moder (direttore Artistico Cisim), alla riscrittura del testo e drammaturgia a cura dello scrittore Tahar Lamri, alla regia di Luigi Dadina, all’aiuto regia e collaborazione artistica di Camilla Berardi, Marco Montanari e Marco Saccomandi di Spazio A Teatro (spazio di ricerca, ascolto e sperimentazione teatrale), alla direzione organizzativa e logistica di Federica Francesca Vicari (Direttrice Organizzativa Cisim), al coordinamento organizzativo di Thomas Cangini Bertoli, Albino Nocera, Martina Strada, Francesca Zinzani e al supporto organizzativo curato da Hiba Alif, Rachele Benzoni, Carolina Bianchi, Elisabetta Carlini, Heike Coletta, Cinzia Di Genua, Gabriele Fusconi, Daniele Lorenzo Gargiulo, Chiara Gaudenzi, Sofia Ghezel, Maria Patrizia Monti, Francesco Parma, Emma Petriccione, Elena Sagripanti, Federica Savorelli, Omar Rashid, Walter Tocco. E grazie anche alle esecuzioni dei/delle cantanti Jessica Doccioli, Lanfranco Vicari Moder, Margherita Magnani, Josephine Cervasio, Thierry La Piana, Katarzyna De Zordo, Silvana Cantoni, Silvia Bertoli; ai testi musicali del paroliere Lanfranco Vicari, alle composizioni musicali e gli arrangiamenti a cura di Francesco Giampaoli, al coordinamento musicale di Francesco Giampaoli e Enrico Mao Bocchini e ai musicisti Emanuele Ferraraccio, Enrico Mao Bocchini, Francesco Giampaoli, Thomas Cangini Bertoli, Walter Tocco, alla scenografia curata dall’artista Nicola Montalbini, ai costumi di Francesca Vicari, all’ideazione grafica di Massimiliano Benini (responsabile comunicazione e presidente Cisim), al layout Grafico e illustrazioni a cura della graphic designer Silvia Montanari, ai responsabili tecnici Matteo Rossi e Guido Tronco, alle fotografie di Nicola Baldazzi, alle riprese video di Antropotopia (produzione e post-produzione audio e video), all’ufficio stampa curato da Iacopo Gardelli (scrittore, giornalista, esperto di teatro). Lo spettacolo è stato realizzato con la collaborazione di Albe/Ravenna Teatro, Cooperativa Sociale Teranga e con il contributo di Comune di Ravenna, MIC – Ministero della Cultura; Cooproduzione CISIM|LODC e Ravenna Festival in collaborazione con Teatro Alighieri e con la Scuola Elementare di fotografia.
È doveroso citare tutte/i le/i componenti del Coro di artisti del Grande Teatro di Lido Adriano, l’apporto di oguna/o di loro ha contribuito al successo dello spettacolo: Abubakar Ceesay, Abul Hossen Khan MD, Adele Vicari, Amina Abazi, Ammar Ramadani, Ana-Maria Belical, Andrea Magnanensi, Angela Barrotta, Angel Cangini, Anna Sito, Antonietta Fusco, Arianna Parrini, Asia Agati, Azizul Matubber, Carolina Bianchi, Chiara Gaudenzi, Cinzia Di Genua, Daniele Lorenzo Gargiulo, Dario Mazza, Diana Scirri, Elena Padua, Elena Sagripanti, Elisabetta Carlini, Emma Petriccione, Federico Colone, Fiamma Strada, Francesca Proietti, Francesco Parma, Gabriele Spada, Gabriele Fusconi, Gaia Guagliardo, Ginevra Cirillo, Ginevra Russo, Giorgia Cavallaro, Giorgia Lauro, Giorgia Spada, Giulia Cammardella, Giulia Andreani, Giuseppe Trane, Hedi Ben Rais, Heike Coletta, Hiba Alif, Jiead Sunny Molla, Jader Mazzotti, Julia De Zordo, Kemo Tangara, Klara De Zordo, Kofi Rockson, Linda Loredana Masiero, Lucia Rondolini, Lucia Tazzari, Luigi Sito, Maddalena Felisatti, Malak Zahiri, Marco Morigi, Marco Balauta, Maria Grazia Utili, Maria Patrizia Monti, Marta Coltellacci, Marta Costantini, Martina Nocella, Martino Vasina, Marzia Bandini, Mathias Zambrano, Mattia Ugolini, Merajul Shikdar, Monica Monti, Mouhamadaou Mbacke Diagne, Muharrem Halili, Nasir Khalasi, Natalia Molone, Nicole Damaris Piselli Giunchi, Noah Tondo, Omar Belhaj, Rachele Benzoni, Ram Montevecchi, Reaz Howlader, Rita Hoti, Rita Savorani, Sadhan Barai, Sahajan MD, Sahalom Mridha, Sara Mongelli, Simona Vallata, Sofia Spiridonova, Sofia Ghezel, Thomas Tabe Bi, Towfikur Rahaman, Vittoria Spadoni, Zoe Tondo. Così come la squadra delle/dei volontarie/i: Andrea, Cristina, Donatella, Eleonora, Federico, Francesca, Gessica, Kimi, Lisa, Marco, Mattia, Serena, Stefano e Tiziana.