Il titolo della mostra da poco inaugurata ai Magazzini del Sale Torre di Cervia – Endless Summer – si ispira al documentario del 1966 di Bruce Brown, tutto girato fra tramonti e onde magni che che illustravano la nicchia ecosistemica e i protagonisti del surf americano di quegli anni. Nelle intenzioni del curatori del progetto – diretto da Magma e in particolare da Viola Emaldi e Alex Montanaro – il titolo corrisponde all’idea dell’eterna possibilità dell’estate, quel presente in temporalità sospesa che accende nostalgie, entusiasmi e dissolvenze nel passato.
Si tratta quindi di un’indagine che concentra l’attenzione sugli stati emotivi più che sui piani di realtà, in piena corrispondenza alla vocazione turistica, balneare e propositiva di una località che fa il pieno delle presenze fin da ora, ad apertura di stagione. Non ci si può quindi aspettare la messa a tema secondo le direttrici millenariste del cambiamento climatico, dell’endless global warming o dell’asfissia del mare nostrum: con la leggerezza ispirata al passato, le opere vertono più su erotismo, spugne e lagune, api che solleticano l’inguine e tapparelle abbassate. E se proprio entrano in campo consapevolezza e critica lo fanno per ironizzare sulle mode estive, per evidenziare le ammucchiate dei corpi, la solitudine delle persone – giovani eredi della Rimini di Tondelli – o l’abbandono delle strutture costiere, in particolare quei “non luoghi” già teorizzati da Marc Augé.
Senza dubbi la mostra è più del titolo: la quarantina di artisti e artiste selezionati possiedono un ottimo e consolidato curriculum in Italia e all’estero, e numerose delle opere – scelte dai quattro curatori e altrettante curatrici italiane – sono selezionate attingendo da grandi collezioni e gallerie. Da progetto, chi ha curato questa edizione sarà tenuto a fare una nomination per la curatela del prossimo anno, da cui scaturirà poi il terzo e ultimo team curatoriale. La presente mostra va quindi vista, al di là e oltre il tema, come un’interessante approfondimento a sguardi molteplici del panorama artistico nazionale – principalmente recente ma con puntate a lavori di una ventina di anni fa – con qualche affondo indietro nel tempo di diversi decenni per le opere di Schifano, Carlo Zauli e Thea Vallé.
Non potendo comprendere chi ha scelto cosa, occorre un taglio decisamente soggettivo per parlare delle opere, per cui ci si limita a recitare nomi come un mantra rassicurante a partire dal più che noto Alessandro Pessoli che ha il rafforzativo della nascita a Cervia: la sua Assunzione della figura interseca faticosamente il tema della mostra ma è un lavoro potente che si colloca all’interno di una poetica sperimentata in grado di mescolare le stratificazioni iconografiche nel tempo, la frammentarietà del visibile e la crasi di suggestioni che possono provenire indifferentemente dalla realtà, dal fumetto, dal cinema o da internet.
Rimanendo nell’ambito della pittura, le tele di Giovanni Copelli sembrano estratte dai racconti di Tondelli in cui si alternano righe di coca, attrazioni fatali fra corpi maschili e spuntini ai bar, in una consequienzalità narrativa che spinge la descrizione quasi fotografica del reale – siano oggetti o persone – su posizioni di marginalità. Alludono a un’intimità potentemente evocativa le grandi tele di Rudy Cremonini che vanno lette nella sequenza di un trittico nella messa in scena del sesso e desiderio senza aver bisogno di ostentare nulla: basta la tapparella abbassata nella tela al centro per far cogliere i respiri.
Decisamente critica sul tema della mostra è la serie delle telette di Vedovamazzei, che ricorda involontariamente le cicche da masticare attaccate sul corpo della Venus nelle performance e fotografie di Hannah Wilke. Lo spregio sul corpo dell’artista americana diventa qui un gesto irriverente sull’immagine dipinta del mare al limite fra disprezzo dello stereotipo e del soggetto reale. Seguono le figure ibride di Flaminia Veronesi, i cuori pop a stelle e strisce di Schifano, le immagini volutamente regressive di Thomas Berra che anticipano l’inquietudine dei soggetti dipinti da Martina Bruni.
Questa sensazione si amplifica nel grande lavoro a parete di Thomas Braida, una sorta di open source dell’orrore in versione bikini, abitato da Giuditte mitologiche e figure allucinate. Più chiaro il ritmo del quotidiano nei calendari di Pierluigi Scandiuzzi, che dipinge gli appuntamenti dei mesi estivi fra mostre, vacanze e visite in carcere. La sua versione iconica del Calippo – simbolo estivo per antonomasia – fa il paio con la versione pop dei fazzolettini Tempo di Andrea Renzini. In mostra un numerose di sculture in ceramica e in bronzo riprende il tema della mostra: ci sono le conchiglie e formazioni fossili antropomorfe di Christian Holstad, le spugne delicate di Lucia Cristiani e l’avviticchiamento di forme umane negli Scambisti smaltati di Davide Monaldi. Si tratta di lavori che in qualche modo entrano nell’area di una visione critica collaterale a cui si allinea il Mare dei poveri di Ettore Favini, un allestimento in cui il telo da mare appoggiato su un lettino da spiaggia riprende uno scorcio paesaggistico di uno dei canali che attraversano la pineta romagnola.
L’occhio fotografico di Yuri Ancarani è invece più spietato nel ricordare una Pellestrina lagunare, che come in altre opere del filmmaker e artista si posiziona fra due mondi, qui tra il paesaggio naturale e i ricami meccanici di Marghera. La chiusura di questa neverending summer sta fra l’allestimento fulmineo (2017) di Patrick Tuttofuoco – che sovrasta l’intera mostra catturando i sensi dei turisti e visitatori – e il dito medio alzato (quello di un piede, però) di Leonardo Pivi che utilizza il suo usuale registro ironico per posizionare lo sguardo all’esterno, parodiando Cattelan e Jago in un esemplare di grande destrezza esecutiva. Nel mezzo, fra questi due estremi, c’è l’opera in apertura di mostra, quella bicicletta da bambino, rossa, di seconda mano, col sellino personalizzato, realizzata da David Casini, che lega il tema della mostra all’infanzia, quella delle giornate in riviera, di lunghezza infinita.
Endless Summer – Cervia, Magazzino del Sale. Fino a domenica 22 giugno.
Orari: giovedì 12 e venerdì 13: 19-23, sabato: 17-23, domenica 15: 10-13 e 17-22, martedì 17 e mercoledì 18: 20- 22, giovedì 19 e venerdì 20: 19- 23, sabato 21: 17- 23, domenica 22: 10-13 e 17-22.
Ingresso gratuito