sabato
06 Settembre 2025
danza

Focus su Ammutinamenti: altri paesaggi, memorie e traiettorie

Dall’archivio al mito, fino alla ricerca sulle radici e sull’identità contemporanea. Da sabato 6

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L’idea di una pratica performativa capace di farsi teatro di incontro e riflessione collettiva, attraversa anche gli altri titoli di Ammutinamenti, spaziando dall’archivio al mito, fino alla ricerca sulle radici e sull’identità contemporanea (a questo link l’altro articolo di approfondimento di Linda Landi sugli spettacoli del weekend).

Con Al cubo, il duo Segni Mossi (Alessandro Lumare e Simona Lobefaro) costruisce sabato 6 settembre (dalle 17.30 al parco Mani Fiorite) un’esperienza partecipativa in cui il gesto diventa segno condiviso. Un cubo trasparente, elemento scenico tanto semplice quanto magnetico, accoglie disegni, movimenti e sguardi di adulti e bambini, mentre il violoncello di Giacomo Gaudenzi tesse dal vivo una trama sonora che accompagna e amplifica le azioni. Uno spazio di libertà che permette di sperimentare un grado zero del movimento e del segno, trasformando il pubblico da semplice spettatore a parte integrante dell’opera.

Anche FRAGOLESANGUE / disordini nell’archivio, ideato da Zoe Francia Lamattina, Ida Malfatti e Monica Francia, mette in gioco, sabato 6 settembre (dalle 19 alle 22 al Mar), una dimensione corale e inclusiva. L’archivio non è più custode silenzioso del passato, ma organismo instabile e in continuo mutamento, che il pubblico è invitato ad attraversare scegliendo liberamente percorsi e traiettorie. Così la memoria diventa materia viva, continuamente riscritta e ricomposta, mentre il dj-set di R.Y.F. prolunga questa energia in chiave musicale, ribadendo il legame tra corpo e memoria.

Radici e appartenenze sono invece al centro di We are our roots di Roberto Tedesco, presentato in prima regionale domenica 7 settembre (dalle 18.30 alla Fondazione Sabe per l’Arte). Qui l’indagine si fa intima e geometrica: la coreografia si intreccia con il suono ipnotico dell’handpan di Luca Pizzetti e con la presenza scenica di Laila Lovino. Toccando le corde di una riflessione esistenziale che attraversa l’animo di ogni individuo, Tedesco si chiede cosa resti di noi nei continui spostamenti, nelle partenze e nei ritorni che segnano la nostra vita. La sua risposta è un viaggio delicato, in cui la danza diventa traccia di ciò che si perde e di ciò che invece permane, rivelando la forza di un legame invisibile con le nostre origini.

Dall’indagine sull’identità a quella sulle relazioni collettive: Bermudas_forever di mk (Premio UBU 2019, domenica 7 settembre dalle 20 alle 22 all’Almagià) è una performance “potenzialmente infinita”, costruita su regole essenziali – derivate dalle teorie del caos, dalla generazione di insiemi complessi, dai sistemi evolutivi della fisica e della meteorologia – capaci di generare un moto perpetuo. I danzatori si muovono in un continuum senza inizio né fine, esplorando l’ascolto reciproco, l’adattamento, la convivenza. Il progetto permette inoltre al pubblico di entrare direttamente nel cuore del dispositivo coreografico attraverso semplici istruzioni necessarie per porsi in dialogo con i performer. Bermudas_forever si configura così come un’esperienza di comunità, in cui lo scambio di energia nel gruppo diventa la vera forza motrice.

Cani Lunari
Cani Lunari

Un’altra prima regionale, in scena lunedì 8 settembre (ore 21 all’Almagià), è Cani lunari di Francesco Marilungo, che dopo il successo di Stuporosa – spettacolo con cui ha ottenuto il Premio UBU 2024 – porta ad Ammutinamenti 2025 il suo nuovo lavoro vincitore del Premio CollaborAction – Network Anticorpi XL (azione che sostiene i progetti di coreografi emergenti attraverso premi economici, supporto per lo sviluppo e circuitazione). Qui il nucleo è l’immaginario della strega: figura arcaica, ribelle e perturbante, che incarna un sapere magico e politico insieme. Cinque interpreti evocano un sabba visionario, sospeso tra estasi e metamorfosi, amplificato dalle sonorità di Vera Di Lecce e dalle luci di Gianni Staropoli, per una riflessione sul potere del femminile e sulla sua capacità di resistere, trasformare, generare nuove possibilità.

Infine, l’anteprima del 9 settembre (ore 21 all’Almagià) di Il vangelo di Cassandra – annunciazione di una genesi di Gemma Hansson Carbone evoca la dimensione del mito: Cassandra non è qui la profetessa inascoltata della tradizione classica, ma una voce che annuncia un nuovo inizio, una nascita possibile. L’impianto scenico, curato da Alessandro Panzavolta e Francesco Tedde, è concepito come una struttura aperta, in cui Cassandra e gli spettatori sono creature abitatrici di un luogo magico: «il Mondo dell’Adesso, dove le orbite del sole scrivono un nuovo alfabeto su specchi rotti, dove lo scheletro del tempo passato diventa nuova pelle di serpente, dove mito e visioni del futuro s’incontrano, celebrando la potenza della creazione e della libertà».

Comunità, memoria e futuro danno tridimensionalità a questa ventisettesima edizione di Ammutinamenti, confermandone la storica tensione allo sperimentalismo e alla ricerca di un linguaggio comune trasformativo.

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