mercoledì
10 Settembre 2025
la recensione

In “Engramma” Felice Nittolo e Giorgia Severi connettono le immagini alle proprie esperienze

La bella mostra alla niArt gallery affianca, con la curatela di Diego Galizzi, due artisti che condividono la formazione sul mosaico, nonostante alcune generazioni di differenza. Il finissage sarà il 14 settembre

Condividi

A breve chiude la bella mostra a due – con opere di Felice Nittolo e Giorgia Severi -, aperta alla niArt di Ravenna ancora a maggio e ora in chiusura, col finissage previsto per domenica 14 settembre, alle 18.30.

La mostra curata da Diego Galizzi porta il titolo di Engramma, una parola inventata nel 1908 dall’eploratore e biologo tedesco Richard Semon per definire il cambiamento permanente che ogni organismo eredita o acquista a seguito di stimoli nel corso della vita. Nella teoria di Semon, la somma di questi stimoli o engrammi prende il nome di Mneme che si può definire come una sorta di memoria organica in continua modificazione per ogni essere vivente, compresa fra uno stadio di quiete e l’altro. Fuori dall’ambito evoluzionista in cui è nata la teoria, potremmo dire che l’engramma è verificabile anche in altri campi come la psicologia e può considerarsi una cifra metaforica delle esperienze che modificano costantemente l’identità degli umani e per quanto ne sappiamo di molte altre specie. Applicata al mondo dell’arte, l’engramma sembra stabilire una forte connessione fra immagini e le esperienze dell’artista, mettendo in moto anche un coinvolgimento emotivo oltre alla dimensione estetica. Quello che distingue è il campo applicativo di ricerca che nel caso di Nittolo e Severi porta a esperienze lontane ma che – in maniera sorprendente – in mostra creano numerosi rimandi e oscillazioni, in un dialogo non solo formale.

Nella constatazione delle differenze fra le opere va ricordato che l’ambito da sempre privilegiato da Felice Nittolo è il mosaico. Nel corso della sua lunga carriera, l’artista ha incontrato il linguaggio musivo precocemente, al momento del suo trasferimento a Ravenna. Ed è stato amore a prima vista. Convinto fin da subito della forte autonomia linguistica della tecnica, Nittolo ha praticato per anni un’indagine che raramente si è soffermata su aspetti di resa tradizionale del mosaico: spesso la sua è stata una ricerca fortemente sperimentale che si è soffermata sulle possibilità di ibridazione fra questo e altri linguaggi come la performance, la musica, la poesia, con esiti talvolta dirompenti e fortemente anticipatori di esperienze riprese da alcuni giovani artisti in anni più recenti. La radicalità di alcune scelte l’ha portato inoltre a indirizzare la ricerca verso la decostruzione del linguaggio musivo fino a spingersi ad approdi concettuali: l’interesse verso lo stesso supporto invisibile delle tessere, verso il calco della tessitura musiva, l’indagine delle tracce fenomeniche una volta tolta di mezzo la loro materialità, hanno improntato un lavoro spesso intransigente nel suo rigore formale. Molto bella è la serie di opere in cui l’assenza, la traccia, l’orma, sono complici di una pura concentrazione sull’azione della memoria, sul rapporto anche residuale con la storia, considerata nella sua dimensione collettiva e individuale.

Giorgia Severi condivide con Nittolo la stessa formazione sul mosaico, nonostante alcune generazioni di differenza, anzi più sul restauro che sul linguaggio creativo autonomo. Nel tempo, l’evoluzione del lavoro l’ha portata a utilizzare altre tecniche – scultura, disegno, frottage, calchi, video e installazioni – tutto ciò che può meglio adattarsi a ogni campagna di ricerca ed esplorazione su uno stesso focus preciso: il rapporto fra umani e natura, la fragilità degli ecosistemi messi in crisi dall’azione antropica e dal surriscaldamento globale. In azioni appassionate e coinvolgenti, l’artista ha dedicato tempo a viaggi che l’hanno portata in vari continenti per testimoniare le forme residuali e in estinzione del nostro mondo: foreste, ghiacciai, specie vegetative, laghi glaciali e altre forme silenti di vita sono i capisaldi della sua azione di testimonianza e di oggettiva denuncia. Con una pietas che non sborda mai nel sentimentalismo, Severi prende in carico il mondo che scompare sotto agli occhi, raccoglie gli amabili resti di una vita la cui età si conta non in secoli ma in ere. Nonostante il lavoro si basi su una prima fase documentaristica ed esplorativa, le opere superano la soglia del documento reale e si trasformano in testimonianze asciutte, rigorose, solidamente ancorate ad aspetti formali da cui traspare una profonda poesia. Anche qui, traccia e orma sono gli stipiti di una soglia che costringe a confrontarsi con quello che è, con quello che sarà del nostro mondo.
In sintesi, i lavori dei due artisti a confronto trovano alleanze nel definire una congiunzione di interessi sui tempi della memoria e sul rapporto fra esseri umani e storia, presente e futura. Ma oltre ai temi, in modo sorprendente sono gli aspetti formali a creare continui rimandi: siano le texture dei materiali inerti, vegetali, o quelle dei supporti musivi, siano i calchi di tronchi e massi oppure dei materiali extra-artistici, la rarefazione e la purezza dei risultati diventa il territorio in comune su cui viene ritmato un dialogo poetico continuo.

 

Felice Nittolo e Giorgia Severi. Engramma – fino al 14 settembre 2025 – Ravenna, NiArt artgallery, via Anastagi 4a/6 – ingresso libero e apertura su appuntamento: prenotare al 338 2791174 – finissage 14 settembre: ore 18.30

 

Condividi
CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

Le sette porte storiche di Ravenna come “accessi turistici privilegiati”

Lo studio Denara tra i vincitrici di un concorso internazionale promosso dalla Uia

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi