giovedì
18 Settembre 2025
contemporanea

A Bagnacavallo la prima di cinque mostre per ricordare la carriera di Mattia Moreni

Parte dall'ex convento di San Francesco via il percorso diffuso in diversi musei della Regione, dedicato all’evoluzione artistica del pittore partigiano

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Oltre 40 opere per indagare a fondo i primi 20 anni di lavoro di Mattia Moreni, artista pavese di nascita, torinese di formazione, ma che per tutta la sua vita ha legato il suo nome alla Romagna. La mostra “Dagli esordi ai cartelli” inaugurerà alle 18 di sabato 20 settembre negli spazi dell’ex Convento di San Francesco, a Bagnacavallo, e resterà visitabile fino all’11 gennaio 2026. Le opere saranno ospitate dalla sede distaccata dell’ex convento, destinata alle esposizioni di arte contemporanea.

Si tratta del primo evento del progetto Mattia Moreni. Dalla formazione a L’ultimo sussulto prima della grande mutazione, nato per mettere in rete cinque importanti musei della Romagna nella celebrazione del lavoro di uno dei più importanti pittori italiani del ‘900, con cinque mostre in altrettanti luoghi fondamentali per la sua storia.

Il percorso negli spazi dell’ex Convento di San Francesco, curato da Claudio Spadoni e Davide Caroli, documenta attentamente il lavoro dell’artista dal primo periodo giovanile, apprezzato fin da subito dai principali critici dell’epoca tra i quali anche un giovanissimo Italo Calvino, nel quale risentiva delle influenze dei pittori nordici, del liberty e dei Ferraresi del ‘400. Furono anni importanti per il pittore, nei quali ricevette diversi premi e fu invitato a partecipare alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma.

In quegli anni Moreni, che era stato in Romagna nel 1940 e nel 1943 per sfuggire, da partigiano, alle rappresaglie fasciste, viaggiò molto cambiando ripetutamente la sua residenza: da Antibes a Grado, da Frascati a Bologna, cercando di trovare un luogo nel quale potersi sentire a casa. La sua ricerca artistica, nella scia delle grandi dialettiche di quegli anni, lo portò ad aderire al cosiddetto movimento dell’astratto/concreto, invitato da Lionello Venturi a far parte del “Gruppo degli Otto Pittori”, partecipandovi tuttavia con uno stile caratteristico e sempre molto personale che non lo fece mai essere convinto fino in fondo di quella strada. Il passaggio successivo, decisivo per la sua affermazione internazionale, fu l’avvicinamento all’Informale, uno stile di pittura soprattutto di ambito francese, adottando il quale Moreni, che dal 1956 al 1966 vivrà tra Parigi e Palazzo San Giacomo di Russi, ebbe forse il suo momento di maggiore visibilità che lo portò ad esporre regolarmente in quegli anni in Francia, Germania e nelle maggiori gallerie d’Europa.
L’ultima sezione della mostra di Bagnacavallo racconta infine come la sua pittura prese una via del tutto personale, nella quale la pennellata informale si modificò per descrivere e raccontare nei cartelli, tema del lavori di questi anni, una realtà che Moreni vedeva destinata alla repentina scomparsa.

Molte delle stesse opere in mostra a Bagnacavallo in passato furono esposte in prestigiose sedi museali in Italia e in Europa e sono ora parte di importanti di collezioni private. Il progetto proseguirà nelle altre sedi museali, nelle quali saranno approfonditi altri momenti del percorso artistico di Moreni: il 10 ottobre ai Musei di San Domenico di Forlì, a cura di Rocco Ronchi, il periodo delle Angurie; il 20 ottobre alla Pinacoteca Vero Stoppioni di Santa Sofia, il percorso dedicato agli Autoritratti, curato da Denis Isaia; ad inizio febbraio 2026 al Mambo di Bologna il ricordo della grande mostra Antologica di Mattia Moreni del 1965 realizzata presso la galleria di arte moderna e curata allora da Francesco Arcangeli, per la cura di Pasquale Fameli; ed infine il 28 febbraio 2026 al Mar di Ravenna gli ultimi cicli della Regressione della Specie e L’umanoide, a cura di Serena Simoni.

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