Nella miriade di eventi che compongono la Biennale del Mosaico, che accompagnano la mostra di Chagall al Mar, o che entrano nella scia delle iniziative collaterali, si segnalano alcune esposizioni di particolare interesse, a cominciare da quella – prossima alla chiusura di sabato 22 novembre – dedicata a Santo Spartà, ultimo della vecchia guardia dei maestri mosaicisti.
Spartà (1936-2025) appartiene infatti alla generazione di allievi iscritti negli anni del dopoguerra alla Scuola di Mosaico di Ravenna, fondata nel 1924 presso la locale Accademia di Belle Arti. Trasferito durante l’infanzia a Ravenna dalla provincia catanese, ha frequentato la Scuola artieri in Accademia ma viene presto indirizzato al corso di pittura diretto da Teodoro Orselli. In seguito, Giuseppe Salietti – ormai maestro e uno dei primi mosaicisti ad uscire dalla scuola ravennate – lo convince a iniziare l’esperienza musiva presso il Gruppo Mosaicisti dell’Accademia, una Srl fondata anni prima, nel ‘48. Dal 1969 Spartà diventa insegnante di mosaico all’Iniasa e successivamente responsabile del laboratorio
all’Albe Steiner, mentre a giugno 1974 risulta fra i partecipanti della trasformazione dello storico Gruppo Mosaicisti in
cooperativa.
Sono giusto questi gli anni in cui Felice Nittolo, mosaicista e responsabile della lo conosce e la mostra si trasforma in un omaggio a distanza di pochi mesi dalla scomparsa di Spartà. A lui è dedicato anche il catalogo che arricchisce la bella serie curata da Nittolo e dedicata a donne e uomini che hanno costruito la storia del mosaico ravennate. In esposizione alla NiArt quindi sono sia mosaici che dipinti, spesso salvati grazie all’intervento di Nittolo, di amici e familiari di Spartà. Infatti, il mosaicista spesso riutilizzava i telai dei mosaici, operando una continua creazione-distruzione delle opere dopo lo strappo delle tessere. Lo stesso è avvenuto per numerose tele che sovrappongono strati compositivi diversi. Una serie di autoritratti musivi databili agli anni ‘80 sono presenti assieme ad alcuni mosaici in cui elementi figurativi transitano verso l’astrazione e una forte attenzione verso i pattern decorativi. I dipinti risultano speculari e ripropongono pennellate dimensionate a tessera che si sviluppano come i mosaici fra astrazione, decorazione e figurazione.
Ai Chiostri francescani è ospitata una doppia mostra, dedicata al versante contemporaneo e internazionale del mosaico: si tratta di Opere dal mondo, una selezione di opere realizzate dai soci dell’Aimc (Associazione Internazionale Mosaicisti Contemporanei) curata da Rosetta Berardi e Maria Grazia Marini. A corredo è allestita anche una piccola monografica del lavoro di Mieke Ceusters, selezionata da Daniele Torcellini. Di Ceusters, mosaicista belga iscritta all’Aimc, sono visibili alcuni mosaici recenti che risentono della prima formazione grafica dell’autrice: mediante una tecnica che interpreta l’antico tessellatum ro- mano vengono proposte icone dal forte impatto mediatico secondo una poetica tipicamente Pop. In altri mosaici, l’ironia trapassa al grottesco per immagini talvolta impietose – un donnone in abiti da Superman con junk food in mano – che reinterpretano a mosaico la vena critica degli artisti fra Pop e iper realismo, ricordando i lavori di Segal e Duane Hanson. Nell’esposizione collegata dei 32 mosaici dal mondo si evidenzia la coesistenza di poetiche molto diverse, dall’applicazione musiva al design al suo utilizzo di chiave di linguaggio artistico autonomo, reinterpretato in senso astratto-materico, figurativo, decorativo o concettuale. Sono opere interessanti ma una menzione particolare va all’interpretazione sacrale della Croce di Iliya Iliev, mosaicista bulgaro con un forte legame a Ravenna, all’interpretazione poetica ed evocativa di un paesaggio della greca Sofia Gounari. Si aggiungono le calibrate trame geometriche della giapponese Toyoharu Kii, la bella tenda ricamata a mosaico eseguita da Eleftheria Galanopoulou e il mosaico Nascosta della ravennate Luciana Notturni, un coinvolgente e delicato richiamo alla figura dell’imperatrice Teodora in San Vitale.
Sempre internazionale è la partecipazione alla mostra concorso GAeM – Giovani Artist* e Mosaico – curata da Sabina Ghinassi e Antonio Rocca alla Manica Lunga della Classense – che è stata realizzata in collaborazione con la ditta Orsoni di Venezia – storica produttrice di smalti e tessere pregiate il cui premio va ai migliori mosaici tradizionali – e la Fondazione Cingoli di Roseto degli Abruzzi, che monitora la creatività musiva non convenzionale. La selezione delle 38 opere in mostra, eseguite da artisti under 35, raccoglie una creatività versatile: da una parte si seguono linee di continuità col mosaico tradizionale mentre dall’altra si esplora la possibilità di dialogo con altri linguaggi, mettendosi a confronto con i nodi tematici della contemporaneità. A questo proposito si segnalano le opere di Anica Kitanoska, un’artista di origine macedone che vive a Bologna, già presente in passato in altre edizioni della Biennale: tipico della sua produzione è l’utilizzo delle tessere in modo simile a pennellate, uno stile ormai inconfondibile che ricorda la tecnica divisionista e imprime un forte effetto di movimento ai mosaici. Premiata è anche Irene Giornelli, che scompagina la tradizione con l’impiego di piccole caramelle Tic-Tac per la sua psichedelica composizione, così come Luca Federico Ferrero, che assembla un Bordo Mare con paste di vetro e cemento in una lontana citazione delle creazioni di Pascali.
Da non perdere è infine la personale di Matylda Tracewska aperta ancora per pochi giorni al Mar di Ravenna. A cura di Eleonora Savorelli, il nucleo delle opere della mosaicista polacca di adozione ravennate è stato realizzato durante una residenza artistica presso il Museo di Storia naturale di Parigi. Lo studio delle pietre conservate – in particolare dei stromatoliti, una tipologia che testimo- nia l’origine della vita sulla terra – ha condotto alla creazione di una serie di opere in cui il mosaico interferisce con le venature del materiale in modo da restituire nuove cosmogonie. Avvincenti e ricche di fascino sono soprattutto le microfigurazioni che sembrano derivare da opere rinascimentali. Le immagini decontestualizzate che emergono raccontano un mondo antico, rimandando a quell’antica e avvincente tradizione pittorica che punteggiava gli sfondi pittorici con scene, azioni e dialoghi silenziosi.
“Santo Spartà. L’ultimo bizantino”. Fino al 22 novembre; NiArtgallery, via Anastagi 4a/6 Ravenna; orari: ve 17-19; sa 10-12.30 e 17-19. – “Opere dal mondo” + “Mieke Ceusters”. Fino al 18 gennaio; Aantichi chiostri francescani, via D. Alighieri 4, Ravenna; orari: lu-do 10-18. – “GAeM – Giovani Artist* e Mosaico”. Fino al 18 gennaio; Manica Lunga Biblioteca Classense, via Baccarini, Ravenna; orari: ma-ve 15-18.30; sa 10-13 e 15-18.30. – “Matylda Tracewska . Uno dei mondi. Pietre sensibili e omologe inattese”; fino al 30 novembre; Arts & New Media Room, Mar, Ravenna; orari: ma-sa 9-18; domenica e festivi 10-19.



