Sono due i fronti in cui l’attore ravennate Claudio Casadio sarà impegnato per la stagione teatrale 2025/26. Il cofondatore di Accademia Perduta è protagonista de Gli innamorati, nuova co-produzione della stessa, riadattamento contemporaneo della commedia di Carlo Goldoni (debutto al Masini di Faenza dal 5 al 7 dicembre, repliche il 27 e 28 gennaio al Goldoni di Bagnacavallo e il 23-25 gennaio al Fabbri di Forlì) e porterà L’Oreste in Francia dopo una fortunata tournée di oltre 250 date in tutta Italia (passando prima al Piccolo di Forlì, il 22 ottobre). Quest’ultimo è uno spettacolo di “graphic novel theatre”, con personaggi disegnati, per il quale Casadio ha vinto il Premio nazionale Enriquez come migliore attore.
Gl’innamorati è stato scritto da Goldoni nel 1759. Cosa ci racconta oggi?
«È un testo che parla di amore, un tema eterno e universale. I protagonisti sono due innamorati che non riescono a capirsi, ma alla fine l’amore trionfa sempre. Dopo l’esperienza de L’Oreste, in cui ero da solo in scena, avevo il desiderio di tornare a lavorare con una compagnia numerosa, come era accaduto col precedente lavoro La classe. Abbiamo ingaggiato otto attori, di cui cinque giovani (Valentina Carli, Leone Tarchiani, Lorenzo Carpinelli, Damiano Spitaleri e Alberto Gandolfo, ndr) e li porteremo per quattro mesi in giro per l’Italia con un’importante tournée».
Come è stato attualizzato il testo?
«Abbiamo fatto qualche taglio per renderlo più snello, ma mantenendo lo spirito della commedia goldoniana. Muovendosi fra tradizione e contemporaneità, lo spettacolo è godibile per tutti».
Ancora più contemporaneo è L’Oreste, un lavoro di graphic novel theatre in cui lei è l’unico attore in carne e ossa, in mezzo a personaggi disegnati.
«È uno spettacolo a cui tengo molto, perché tratta un tema importante e sentito come la follia. Oreste è un internato al manicomio e crede che suo padre sia sulla luna. In scena mi accompagnano le illustrazioni di Andrea Bruno, che creano figure e fantasmi. È stato un lavoro molto fortunato e sono entusiasta di portarlo a Parigi e in altre città vicine, dove lo reciterò in francese. Per Accademia Perduta si tratta di un lieto ritorno dopo dieci anni, quando il nostro Pollicino ebbe un grande successo in quel paese e fece quasi 500 repliche».
Quali sono le differenze nel mondo teatrale tra Italia e Francia?
«La Francia sa fare, programmare e amare il teatro. Lì questa arte è vissuta come un bisogno; ogni città ha un teatro e lo gestisce in modo attento e consapevole. Si dà meno importanza ai nomi famosi e c’è più curiosità di andare a vedere ogni tipo di proposta. Chi programma i cartelloni si sposta molto di più per vedere gli spettacoli e ha molta voglia di portare lavori stranieri in patria. Se funzionano, e soprattutto se sono abbastanza poetici, hanno la possibilità di girare molto».
Come è nata l’idea del graphic novel theatre?
«Durante la pandemia del Covid, quando noi attori eravamo chiusi in casa, pensavamo solo ai nuovi spettacoli da fare e a come rispettare le norme sul distanziamento. L’intuizione di recitare insieme a personaggi disegnati è emersa grazie al dialogo col festival del fumetto Lucca Comics, che aveva il desiderio di portare il teatro nel suo programma. Ne è uscito un lavoro magico e fantasioso, che è arrivato al cuore degli spettatori».
Da attore, cosa significa recitare con personaggi disegnati?
«Non lo trovo difficile; mi inserisco negli spazi e nei tempi esattamente come avviene quando condivido il palco con altri attori in carne e ossa. Anche i disegni sono dei compagni di viaggio con cui dialogare e portare avanti il gioco del teatro. Seppure io sia l’unico essere umano in scena, non faccio un monologo. La drammaturgia ha un movimento diverso e dinamico».
Ci sono altre idee in cantiere?
«La tournée de Gli innamorati proseguirà anche nel 2026/27; poi ci dedicheremo a un’altra grande produzione continuando a coinvolgere un gruppo di giovani attori. Accademia Perduta sta mettendo in piedi una sorta di factory e abbiamo nel cassetto progetti almeno fino al 2030».



