mercoledì
17 Dicembre 2025
La recensione

Lugo omaggia il “suo” Esodo Pratelli, pittore, regista e scenografo tra le due guerre

Fino al 25 gennaio le Pescherie della Rocca ospitano la retrospettiva "Un ritorno a casa", a cura di Elena Pontiggia e Massimiliano Fabbri, con una sessantina di opere tra disegni, dipinti e ceramiche

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Un ritorno a casa: in effetti, la monografica dell’opera di Esodo Pratelli (1892-1983) recentemente inaugurata alle Pescherie della Rocca di Lugo è l’omaggio che la città natale dedica all’illustre pittore, regista, scenografo lughese dopo la retrospettiva ospitata a maggio al Centro culturale di Milano. La mostra lombarda è stata inoltre l’occasione per presentare la monografia più completa sull’artista realizzata da Elena Pontiggia, che interviene nella cura della mostra di Lugo assieme a Massimiliano Fabbri. Il cognome immediatamente fa risuonare quello di altri artisti di Lugo – il noto pittore Attilio, l’altrettanto famoso musicista e compositore Francesco Balilla, altre  - figure meno note ma appartenenti alla stessa famiglia come i pittori Fausto, Paolo e Ada. Nel libro autobiografico del noto compositore e musicista Francesco Balilla Pratella – un testo corposo e ricchissimo di informazioni, pubblicato diversi anni fa a Ravenna – troviamo infatti citati tutti questi nomi, compreso quello di Esodo, chiamato affettuosamente Gigetto in famiglia.

Nel suo Testamento Francesco Balilla non spiega il motivo per cui parte della sua famiglia porti il cognome Pratelli mentre il padre, uno zio e gli eredi presentino la variabile declinata in Pratella. Questione da storici ma da questo libro- fiume si ricavano ampie informazioni sul cenacolo futurista più importante e frequentato della Romagna – con ospiti ricorrenti come Marinetti – e un quadro familiare e artistico che comprende la figura di Esodo, più giovane di 12 anni rispetto al cugino Francesco Balilla. Il musicista dimostra molta stima nei confronti del cugino, che frequenta per tutta la vita – a Lugo, nei luoghi di villeggiatura, a Milano e Roma – mettendo in reciproco contatto gli amici intellettuali. Spesso a Esodo vengono affidate le esecuzioni delle scenografie e dei costumi delle opere del cugino, fra il cui L’aviatore Dro e La ninna nanna della bambola.

Ricapitolando la sua attività, Pratelli farà la sua prima formazione artistica a Lugo sotto la guida di Domenico Visani, completandola alla scuola di via Ripetta a Roma, dove si diploma nel 1912 presso l’Accademia di Francia: segue qui gli insegnamenti di Duilio Cambellotti e di Sartorio, e frequenta gli amici Oppo e Mario Broglio. Per due anni, dal 1912 allo scoppio della I guerra mondiale, si trasferisce a Parigi, dove ha modo di conoscere artisti del calibro di Boccioni, Severini, Gris e Delaunay.

Dopo il periodo al fronte, si trasferisce nel 1919 a Milano per lavorare alla Scuola d’Arte applicata del Castello Sforzesco. In questi anni frequenta Carrà, Severini, Soffici, Nartini, Sironi e Funi, entrando poi nel gruppo di Novecento di Margherita Sarfatti. L’adesione al fascismo lo porta a ruoli di responsabilità nel Sindacato di Belle Arti, mentre fra il 1928 e il 1934 fa carriera esponendo in diverse Biennali veneziane e alla Quadriennale di Roma. Il 1935 è un anno spartiacque: si trasferisce con la famiglia a Roma, dove abbandona la pittura ma mantiene buone amicizie con pittori come Francesco Trombadori e Cipriano Oppo. Nella capitale inizia la nuova stagione dedicandosi alla regia di alcuni film di successo in cui recitano Eduardo e Peppino De Filippo.

Forse l’interruzione del suo ultimo film, in lavorazione durante il secondo con itto, fu dovuta alla fede politica: è certo che dopo alcuni documentari d’arte (1946-47), Pratelli si eclissa dal panorama nazionale ricominciando a dipingere ma in posizione marginale, nonostante una provata attenzione ai linguaggi visivi contemporanei. Della sessantina di opere in mostra a Lugo – che comprendono disegni, dipinti e ceramiche – si individua tutto il tragitto dell’artista, a cominciare dalle opere giovanili come l’autoritratto dell’artista diciottenne (1910), che mostra ottime capacità nel disegno a matita.
Ancora più interessanti sono le ceramiche eseguite nel giro di qualche anno, del tutto inserite nel clima della fase finale del Liberty e la serie di bozzetti del 1913 per le scenogra e dell’opera L’aviatore Dro, scritta e musicata dal cugino Francesco Balilla. I bozzetti – che risentono ancora degli insegnamenti di Cambellotti a Roma – vengono eseguiti a Parigi, ripresi poi anni dopo a Milano per essere trasformati in scenografie. Bellissimi, appaiono però poco in dialogo con l’effervescente panorama avanguardistico della capitale: molti rispondono al decorativismo lineare e ai colori à plat di Beardsley mentre altri si incendiano dei colori dei Fauves senza però applicare l’autonomia pirata dei colori espressionisti. Non si rintraccia la poetica futurista che Esodo doveva aver visto alla mostra parigina di Boccioni, di cui diventa amico: solo in alcune tavole si assiste a un deciso dinamismo e alla sintesi formale.

Nel Mio cortile di Lugo (1914) l’artista guarda a Carrà mescolandolo a un ricordo superficiale delle geometrie di Cézanne. Se nei bozzetti non c’è traccia dell’eversione dinamica futurista, comunque Marinetti se ne dichiara entusiasta, dividendo il giudizio col cugino Pratella, che nel 1920 inaugura l’opera musicale a Lugo.

A quelle date, finita la guerra, Esodo abita a Milano con la moglie, di cui vediamo un felice ritratto a matita (1921) in cui l’artista ritorna a un pieno e solido naturalismo. Rimane fedele a questo impianto anche in alcuni paesaggi e scene domestiche, mentre l’entrata nel gruppo sarfattiano di Novecento manifesta una certa ambiguità: se il suo lavoro fra il 1924 e il 1928 corrisponde all’idea portante di un ritorno all’ordine e alla grande tradizione italiana, con gli esempi di una veduta di Varallo e nel ritratto di Lilia, l’artista poi dirotta per omaggiare Sironi nelle Ciminiere milanesi, ritorna a un sintetico naturalismo nella pineta di Motrone, infine gioca la carta espressionista in un ritratto di Sironi. Questo zigzagare si mantiene in tutte le prove successive, dove comunque il buon livello artistico gli permette di partecipare alle migliori mostre nazionali e di corrispondere a grandi opere pubbliche. Nel 1933 per la Triennale di Milano esegue un affresco, poi distrutto, sul tema fascista “Famiglia Religione Patria”, di cui rimangono alcuni bozzetti e fotografie.

La mostra si conclude con l’ultima e felice stagione pittorica di Pratelli, dal ‘45 in poi, spesso orientata al soggetto delle nature morte, in cui l’artista dimostra di aver mantenuto una grande conoscenza artistica: i Finocchi del 1954 vibrano della pennellata di De Pisis, le Pannocchie guardano all’essenzialità morandiana, le uova omaggiano lo sguardo del migliore Casorati.

Esodo Pratelli. Un ritorno a casa – Fino a 25 gennaio
Pescherie della Rocca, Largo del Tricolore 1, Lugo
Orari: gio-ve 15.30-18.30; sa-do 10-12 e 15.30-18.30
Info: 0545 299105 – ingresso gratuito

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