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    Categoria: economia

Dalla cassaforte usciranno 20 milioni

Il presidente di Ravenna Holding: «Nessuna spada di Damocle
per la vendita di azioni Hera». La discussione in consiglio comunale

Ravenna Holding, la cosiddetta cassaforte del Comune di Ravenna di cui gestisce le partecipazioni, assicurerà ai soci (oltre a Ravenna, con percentuali molto minori Faenza e Cervia) i 20 milioni di euro richiesti per investimenti e (principalmente) manutenzioni, ma non necessariamente tramite un’immediata vendita di una decina di milioni di azioni di Hera. Il presidente Carlo Pezzi, nel presentare alla stampa il preconsuntivo 2014, mette i puntini sulle i rispetto alle notizie già pubblicate che riguardano appunto l’intenzione di fare cassa, per la prima volta, vendendo un pacchetto di azioni della multiutility.

Due i messaggi che Pezzi, alla vigilia peraltro del voto in consiglio comunale a Palazzo Merlato in corso nel pomeriggio del 19 febbraio, vuole far passare in modo chiaro. Il primo è che una struttura complessa come la Holding può pensare a operazioni diversificate, magari ad accedere a un finanziamento temporaneo, per poter decidere liberamente, senza spade di Damocle sulla testa, quando vendere per ottenere la migliore plusvalenza. Plusvalenza che, almeno in teoria, potrebbe peraltro permettere di ridurre per qualche anno l’ammanco in termini di utili che una riduzione del capitale inevitabilmente porterà con sè e che, a regime, si può stimare pari a una cifra di poco inferiore al 10 percento (senza appunto tener conto però di eventuali plusvalenze dalla vendita), ossia 900mila euro in tutto. La Holding sta predisponendo alcuni possibili piani d’azione per arrivare al risultato dei 20milioni di euro e sarà l’assemblea dei soci a decidere ad aprile. La seconda questione che Pezzi tiene a sottolineare rispetto a questa operazione è che si tratta sì di un fatto straordinario ma che non andrà a intaccare la solidità della Holding. In effetti in ballo ci sarebbero dieci milioni di azioni Hera su un totale posseduto dalla Holding di 86milioni. A sua volta Hera è solo una, per quanto la più importante e remunerativa, delle partecipazioni della società (ma al momento l’ipotesi di vendere altre partecipazioni è di pura scuola, indicazioni in questo senso non ne sono arrivate dai soci e le condizioni del mercato non sarebbero favorevoli).

Spostando il discorso da quello meramente finanziario, in casa Holding, a quello politico, a Palazzo Merlato, tutto questo non significa però che l’operazione straordinaria di vendere azioni Hera sarà una scelta politicamente indolore (vedi le posizioni assunte dalla sinistra tra i correlati) anche perché sul tema è in corso un altro complesso dibattito. Fino al 30 giugno infatti i soci della Holding si sono resi disponibili a bloccare tutti gli 86 milioni di azioni per garantire, a fronte dell’uscita di Forlì dal cosiddetto “patto di sindacato”, la maggioranza pubblica dell’azienda. Fino all’anno scorso la quota vincolata era di 68 milioni. A fine giugno sarà stabilita la nuova soglia di “garanzia” che pare ragionevole pensare sarà un po’ più alta di quella fissata nel 2014, essendo calato il numero di soci pubblici che si impegnano a non vendere la propria quota. In ballo, insomma, c’è il controllo della multiutility che per questi dodici anni è stato saldo in mani pubbliche grazie a un’uniformità di vedute dei sindaci ex Ds e ora Pd, uniformità che ormai non c’è più (vedi il caso Forlì, ma non è il solo). Il tutto all’inizio della campagna elettorale del 2016 per il dopo Matteucci.