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    Categoria: economia

Porto, a giugno traffici in ripresa E Bruxelles boccia Venezia offshore

Nel primo semestre a Ravenna 1,4 percento in meno del 2014
L’Europa sullo scalo al largo: «Non è chiara la possibilità di attuazione»

Trascinati soprattutto da prodotti metallurgici (+13,5 percento) e materiali da costruzione (+9,9), nel mese di giugno i traffici del porto di Ravenna hanno registrato un aumento dell’11,5 percento rispetto allo stesso mese del 2014 dando una boccata d’ossigeno allo scalo ravennate che ora spera di riuscire a chiudere l’anno sugli stessi numeri di quello passato: il confronto fra i primi semestri infatti registra appena l’1,4 percento in meno nel 2015.

È la sintesi dei dati forniti dall’Autorità portuale di Ravenna (scaricabile in pdf dal link in fondo alla pagina il dettaglio di giugno 2015), così commentati dal presidente Galliano Di Marco che il prossimo marzo vedrà concludersi il suo primo mandato iniziato nel 2012: «Se l’anno continuasse cosi potremmo chiudere il 2015 sui valori di traffico del 2014, ben oltre le nostre iniziali stime, nonostante un’alluvione senza precedenti, il problema fisiologico dei fondali per il quale in vent’anni non si è fatto nulla e l’inutilizzabilità delle attuali casse di colmata, riempite fino al 2011 e mai svuotate».

Il numero uno di via Antico Squero, con i dati di metà anno, guarda alla concorrenza degli altri scali italiani: «Se guardiamo la situazione in Adriatico, Venezia, pur guadagnando il 16 percento sulle rinfuse liquide e il 18 percento sui contenitori, perde sulle rinfuse solide e chiude i primi sei mesi dell’anno con un totale di 12,5 milioni di tonnellate di merce movimentata, contro i nostri 12,1. Ancora una volta se non si considerassero le rinfuse liquide, il confronto sarebbe nettamente favorevole a Ravenna con oltre 10 milioni di traffico, rispetto ai poco più di 8 milioni di Venezia. Lo stesso dicasi per Ancona che, nei primi sei mesi dell’anno, ha movimentato complessivamente poco più di 4 milioni di tonnellate di merce di cui oltre 2 milioni di merci liquide e Trieste che, al netto del petrolio, è abbondantemente dietro sia a Ravenna che a Venezia». I numeri del primo semestre 2015 sembrano sostanzialmente in linea con l’intero 2014. Sulla base dei dati raccolti da Assoporti, l’associazione che rappresenta circa 40 porti nazionali e 23 maggiori scali marittimi, nel 2014 (vedi tabella completa scaricabile al link in fondo alla pagina) lo scalo di Ravenna con 20 milioni di tonnellate è il quarto in Italia per merci movimentate (al netto delle rinfuse liquide) restando fuori dal podio di poco: Genova (34), Taranto (23,7), Livorno (20,4).

Numeri alla mano, l’ingegnere abruzzese sente di poter fare la voce grossa sulla tanto discussa riforma della portualità voluta dal ministro Delrio con possibili accorpamenti di Ap ancora da decidere (si è vociferato di un’unione Ravenna-Ancona): «Gli accorpamenti sono necessari, non fosse altro che per dare un segnale chiaro di riduzione della spesa pubblica in un settore nel quale le parole benchmark e spending review sono totalmente sconosciute. I numeri dicono che solo quattro porti in Italia superano i 20 milioni di tonnellate all’anno. E anche Bruxelles nella prima stesura delle reti Ten-T aveva individuato solo otto porti che superavano le soglie minime fissate: Genova, La Spezia, Livorno, Gioia Tauro, Taranto, Ravenna, Venezia e Trieste. Ravenna non deve temere e non teme nessuna riforma guidata dal mercato».

E proprio da Bruxelles arriva una notizia che potrebbe modificare lo scenario della portualità italiana. Secondo quanto riporta la rivista Ship2Shore, il progetto del nuovo porto offshore di Venezia è stato bocciato dalla Commissione Europea: in un documento ufficiale viene bocciata la richiesta di co-finanziamento al 50 percento delle spese previste (pari a 8 milioni di euro) per la stesura del disegno progettuale relativo alla nuova infrastruttura portuale galleggiante per container e prodotti petroliferi da posizionare 8 miglia al largo della costa lagunare. La commissione esaminatrice dei progetti meritevoli di co-finanziamento (l’Europa ha promosso 13 progetti italiani assegnando risorse pari a circa 1,5 miliardi a fronte di richieste complessive per 6,8 miliardi relativi a 71 progetti) spiega le ragioni della bocciatura: la rilevanza del progetto è buona perché coerente con le priorità delle reti Ten-T ma non è sufficientemente chiaro quanto sia vicina a una concreta attuazione. Secondo l’Europa la a proposta ha una debolezza di fondo dettata dallo stato attuale e dalle implicazioni attese del progetto che non sono chiare e risulterebbero inconsistenti.