Nasce il progetto per i fondali del porto però soffre l’industria offshore

Porto

Lo Stato approva il piano da 230 milioni di euro per arrivare a 12,5 metri di profondità ma nubi si addensano sulle società dell’oil & gas

C’è un  tessuto imprenditoriale che vive di prospettive ma che ancora fatica a schiodarsi dai postumi della crisi economica. Il 2017 di Ravenna dal punto di vista dell’economia ha visto tornare sul tavolo delle priorità il tema del porto e dell’approfondimento dei fondali con l’arrivo del nuovo presidente Daniele Rossi (insediatosi un anno fa) che ha messo fine alla gestione commissariale e agli screzi tra Autorità Portuale, Comune e una fetta di Confindustria. È notizia di pochi giorni fa l’approvazione da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici del progetto da 230 milioni di euro presentato ad inizio autunno da Ap. Rispetto alle vecchie idee, si è scelto di partire da un escavo che porti l’asse del canale Candiano a 12,5 metri di profondità per poi ragionare in futuro sui 14,5 metri. Insomma, al porto si procede per step anche perché i privati sembrano ormai stanchi di aspettare.

Ad ottobre, ad esempio, durante l’inaugurazione delle nuove gru di Tcr, Contship con la presidente Cecilia Battistello ha lamentato i ritardi e le promesse non rispettate dalle amministrazioni pubbliche. Contship è il socio privato di Sapir (che ha compiuto sessant’anni e si sta interrogando sul futuro) nel terminal container e la sua opinione ha un certo peso nell’ambiente, anche perché in ballo ci sarebbe anche la realizzazione del nuovo piazzale in Largo Trattaroli. I numeri non sembrano giustificare oggi un investimento di questo tipo. Il traffico container è in forte calo e i dati di ottobre mostrano come la flessione di circa il sei percento di questo vettore abbia portato in negativo l’intero movimento merci sul canale (-0,13 percento). Resta da vedere se gli ultimi due mesi dell’anno possano in qualche modo invertire la tendenza.

PROGETTI Partito il cantiere a Russi per la centrale a biomasse. Via libera al deposito di gas sul Candiano

Intanto gli investimenti ripartono: la seconda parte dell’anno è stata movimentata dal deposito Gnl che Pir vorrebbe costruire – investendo 70 milioni di euro – sulla sponda nord del Candiano, tra Marina di Ravenna e Porto Corsini. Il deposito però non convince i cittadini che si sono movimentati, soprattutto a causa della vicinanza in linea d’aria tra il nuovo sito e le scuole di Marina ma anche per l’aumento del traffico di camion sulla Baiona e di gasiere sul canale. Un caso che ricorda un po’ quello della centrale a biomasse nell’ex Eridania di Russi, dove i lavori sono iniziati all’inizio di quest’anno dopo un lungo e contestato iter. Nel caso del deposito Gnl il processo dovrebbe essere più veloce: a fine novembre il consiglio comunale ha comunque dato l’ok al permesso di costruire. D’altra parte, non sono molte le grandi imprese che a Ravenna se la passano bene.

La crisi dell’offshore dovuta al calo dei prezzi del petrolio sta facendo soffrire il settore: ci sono timori per l’occupazione alla Cosmi e nubi sulla Comart (società del gruppo Tozzi) che ha appena presentato la richiesta del concordato in bianco. Una questione che rischia di creare un pericoloso effetto domino tra una quindicina di società dell’indotto. Sempre in quest’ambito, la Rosetti sta provando a riconvertire parte del business nella costruzione di yacht di lusso e anche Micoperi, la società che ha risollevato la Costa Concordia nel 2014, non se la passa benissimo: ad agosto il Corriere della Sera parlò di un debito difficile da sostenere, pari a 120 milioni di euro.

In questo clima nel 2017 si è tenuto l’Omc e grande attenzione è stata data ad Eni che deve riconvertire alcune piattaforme e ha promesso che non abbandonerà Ravenna e rilancerà sugli investimenti sia nell’ambito della ricerca del gas sia in quello della chimica. Promesse che sono state fatte ad aprile, quando è stato presentato dal Cane a Sei Zampe un piano investimenti da due miliardi nella ricerca di idrocarburi e da 130 milioni a Versalis, la società chimica del gruppo. A novembre è però saltato, per indisposizione di uno dei membri, il cda che si doveva tenere a Ravenna per un primo punto sull’avanzamento dei lavori. Se ne riparlerà nel 2018 ma i sindacati sono sull’attenti.

Le organizzazioni dei lavoratori, del resto, hanno avuto il loro da fare. Oltre ai già citati casi dell’offshore, ha tenuto banco a fine agosto quello della Logistica Ferrari: una vicenda di subappalti all’interno di Marcegaglia (che ha coinvolto anche il gruppo Cofari) con 35 lavoratori a rischio. Alla fine ne sono stati riassorbiti un buon numero. A fare la parte del leone è stato un sindacato di base (Sgb) che è poi stato premiato con un ottimo risultato alle elezioni tra i lavoratori per la Rsu di Marcegaglia.

EDILIZIA In dodoci mesi persi il 6,5 per cento. Crisi delle cooperative di costruzioni: Iter ridotta al lumicino. Acmar in concordato

È del 18 dicembre, invece, lo sciopero dell’edilizia: settore per lungo tempo considerato trainante dell’economia locale ma che in dieci anni ha perso quattromila addetti, il 62,35 percento della forza lavoro. Solo negli ultimi dodici mesi il calo è stato del 6,5 per cento. Nonostante insomma il settore immobiliare cominci a muoversi (lo certificano gli ultimi dati degli agenti Fimaa), l’edilizia non ne vuole sapere di ripartire. Anche perché ad essere venduti sono soprattutto gli “usati recenti”, vale a dire quelli costruiti durante gli ultimi anni pre-crisi, quando il mattone tirava, ma che sono rimasti a lungo senza un compratore. A Ravenna l’invenduto è ancora alto, si costruisce poco e soffrono le grandi aziende che non riescono a fare business con le sole ristrutturazioni. Sul tavolo del 2017 ci sono le crisi di Iter (ormai al lumicino) e di Acmar, in cerca di un rilancio dopo il concordato ma che ha licenziato 66 persone a maggio. A Faenza soffre anche la Cmcf (20 dipendenti licenziati dopo un accordo di mobilità). La Cmc è un colosso che fattura all’estero il 60 percento del suo giro d’affari e che quindi non ha sofferto troppo la crisi nostrana. Ha però rinunciato al progetto in Darsena che coinvolgeva la sua sede e ha chiuso il contestato cementificio Sic, che sarà coinvolto nella riqualificazione della zona nell’ambito del bando periferie. A segnare il 2017 della cooperativa è stato però il cambio al vertice: Alfredo Fioretti è subentrato a Massimo Matteucci a maggio. Matteucci è morto improvvisamente a Ferragosto, a pochi mesi dalla pensione a cui era arrivato dopo oltre vent’anni di presidenza in via Trieste e una vita dentro la coop.

GRANDI OPERE Riaperto dopo tre anni l’incrocio dei Tre Ponti. In ritardo clamoroso la rotonda fra Adriatica e Ravegnana

Non ha aiutato troppo l’edilizia nemmeno l’attività cantieristica degli enti pubblici. Di grandi opere si parla solo, nel 2017 le ruspe hanno scavato soprattutto per migliorare alcuni punti critici della viabilità. È rimasto fermo a lungo il cantiere della rotonda tra via Ravegnana e l’Adriatica, i lavori – pagati da Anas – sono stati riappaltati solo a settembre dopo uno stop di diversi mesi partito a primavera e dovuto a problematiche della società appaltatrice. Ha riaperto ad aprile al traffico il cosiddetto incrocio dei Tre Ponti, a Sant’Alberto, che era chiuso dall’ottobre del 2014 mentre a Bagnacavallo è stato un 2017 di passione per le attività che si trovavano sulla San Vitale, nei pressi del ponte dell’Albergone riaperto a maggio dopo otto mesi di chiusura. Tra i lavori strutturali più importanti troviamo l’apertura della rotatoria e del sottopasso di Cervia tra l’Adriatica e la provinciale 71 bis e il via al cantiere per la Rotonda delle Saline.

IMG 0925A Ravenna la “grande opera” principale è sul fronte del commercio: il raddoppio dell’Esp, inaugurato a giugno. Di certo si tratta di un grosso investimento da parte di Coop Alleanza 3.0 che ha contestualmente ristrutturato anche il supermercato (nel quale è stata inglobata la libreria esterna) inaugurato a dicembre, non più Iper ma Extra. Il raddoppio dell’Esp ha portato 50 nuovi negozi, 3.600 posti auto e un investimento da 50 milioni di euro. Dall’altra parte della barricata c’è il piccolo commercio, da sempre critico verso questi investimenti, che continua a soffrire la crisi. Le imprese iscritte all’albo sono calate in questo settore del 3,4 percento (-294 esercizi), una flessione maggiore anche di quella dell’edilizia. In particolare soffrono abbigliamento e alimentari.

Il calo delle imprese è comunque generico. Gli ultimi dati della Camera di Commercio, aggiornati al 30 settembre, vedono un saldo negativo tra iscrizioni e cancellazioni di 713 unità. Di contro, c’è un buon fermento dell’imprenditoria giovanile: hanno aperto 245 attività di under 35 con il turismo come settore di punta.

Il 2017 ha presentato un buon punto di ripartenza per le attività turistiche. Complessivamente nei primi dieci mesi dell’anno sono cresciuti sia gli arrivi sia i pernottamenti. A comandare la classifica è Cervia (760mila arrivi) seguita da Ravenna (600mila). Tra i comuni non costieri la meta più ambita è Faenza (50mila arrivi). In tutta la provincia gli arrivi sono aumentati dell’8,2 per cento, i pernottamenti del 3,9.

In tema di dati, va  registrato infine quello dell’occupazione che vede Ravenna fare molto meglio della media nazionale ma in difficoltà rispetto al resto della regione. Il tasso di disoccupazione alla fine del secondo semestre 2017 – ultimo dato disponibile – era del 7,4 per cento, 1,3 punti superiore di quello regionale ma inferiore rispetto all’11 per cento sul quale viaggia il resto dello Stivale. Il tasso di occupazione si attesta al 66,9 per cento, mentre i valori medi regionale e nazionale risultano rispettivamente del 68,9 e del 57,6 per cento.

LA NOMINA Dopo ventiquattro anni, il 31 gennaio 2017, si è chiusa la presidenza di Lanfranco Gualtieri alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna: il nuovo presidente è Ernesto Giuseppe Alfieri. Laureato in ingegneria a Bologna, Alfieri è titolare a Ravenna di uno studio di progettazione di ingegneria civile. Ha ricoperto l’incarico di consigliere d’amministrazione della Fondazione Cassa e successivamente è stato anche consigliere d’amministrazione della Cassa di Risparmio di Ravenna. Già presidente, dal 1991 al 2005, del comitato provinciale della Croce Rossa Italiana, sezione di Ravenna. Dal 2006 è presidente dell’associazione musicale Angelo Mariani.

DANNI MALTEMPO Oltre 1,6 milioni di euro di danni al patrimonio pubblico a cui si aggiungono le 519 segnalazioni dei privati – cittadini e aziende – che si quantificano in altri 3,9 milioni di euro. Il maltempo che il 28 giugno si è abbattuto su Ravenna è costato quindi cinque milioni e mezzo. Il vento, che è arrivato a cento chilometri orari, e la grandine ha portato ad una tempesta durata un quarto d’ora che ha gettato nel panico la città. Allagamenti, alberi abbattuti, tetti scoperchiati, illuminazione danneggiata. Questi sono solo alcuni dei danni segnalati. Delle 519 segnalazioni arrivate dai privati, 430 da parte di privati cittadini, 65 da parte di attività produttive, 24 da parte di attività agricole e industriali. Da segnalare anche che anche il 10 agosto il maltempo ha provocato forti disagi, questa volta localizzati maggiormente tra Bassa Romagna e faentino. Il maltempo ha provocato anche un blackout, lasciando le abitazioni al buio. In entrambi i casi la Regione ha attivato lo stato di emergenza.

SICUREZZA INFORMATICA Un attacco hacker che ha colpito le reti informatiche di molte aziende in diverse nazioni nel mondo, in particolare Russia e Ucraina, ha raggiunto anche i computer di alcune imprese a Ravenna nel pomeriggio del 27 giugno. Le realtà che hanno dovuto affrontare i disagi maggiori sono state Sapir e Tcr, operatori del porto, andate in tilt quando ha cominciato a diffondersi il virus Petya. Si tratta di un programma della categoria ransomware: il virus si installa sul computer e blocca tutti i dati in memoria chiedendo il pagamento di un riscatto per il rilascio dei file (il contagio solitamente avviene aprendo un allegato di una email).

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