Il distretto energia in cerca di rilancio Chiesto un incontro con Eni e Governo

Il futuro di migliaia di lavoratori sul tavolo di un incontro in municipio
tra Comune e Regione. Poche certezze e imprese preoccupate

Sono circa settemila secondo un dato fornito dalla Cna, solamente quattro mila secondo un dato del vicesindaco: sono i lavoratori impiegati a Ravenna nella filiera del distretto energetico collegato soprattutto alle attività estrattive. E in buona sostanza è del loro futuro che si è parlato ieri mattina, 15 ottobre, in municipio a Ravenna in occasione di un incontro tra i rappresentanti di Regione e Comune di fronte a un centinaio di persone tra manager di grandi aziende del settore, dirigenti di piccole imprese legate all’indotto, rappresentanti nazionali di Assomineraria e Confindustria e Enel, rappresentanti di associazione di categoria. Le problematiche e l’occupazione delle aziende legate alle attività estrattive in Adriatico, la conferma della richiesta di un confronto con il Governo su questi temi e la previsione a breve di un incontro con i vertici Eni sono stati i temi sul tavolo.

«Si tratta di un distretto d’eccellenza che ha maturato negli anni competenze e tecnologie in grado di competere sul piano internazionale sia nel campo degli idrocarburi che delle rinnovabili», ha sottolineato Palma Costi, assessore regionale alle Attività produttive, ribadendo come uno dei primi atti della giunta regionale sia stato quello di aprire il tavolo sul petrochimico di Ravenna e Ferrara.
«Chimica ed energia – ha continuao Costi – sono infrastrutture strategiche per garantire il sistema industriale e produttivo nel suo insieme ma anche i servizi per la vita quotidiana delle persone per la nostra regione e per il Paese intero. Per questo abbiamo chiesto il confronto con il Governo e abbiamo in previsione un incontro con i vertici Eni visto il ruolo strategico che riveste nel settore. Vogliamo essere protagonisti di una strategia Paese che vede già ora un accordo, unico in Italia e fortemente tutelante la sicurezza e la sostenibilità degli interventi, con il ministero dello Sviluppo economico per quanto attiene le ricerche a terra. Nel solco della risoluzione della assemblea legislativa, stiamo lavorando per rafforzare il distretto che sta affrontando sfide importanti sul piano internazionale. Inoltre a fine novembre daremo il via agli stati generali della green economy di cui il piano energetico sarà parte fondamentale».

«Questa realtà – ha sottolineato l’assessore comunale Massimo Cameliani con delega alle Attività produttive – non produce solo redditi ma è anche un motivo di orgoglio per l’intero territorio. Dal punto di vista delle professionalità, delle competenze tecnologiche, della sicurezza le nostre aziende son competitive sullo scenario internazionale. Quello che non verrà fatto qui verrà fatto in altri luoghi con minori garanzie».


All’indomani dell’incontro a cui era presente, il vicesindaco Giannantonio Mingozzi preme per l’accellerazione dei tempi: «Abbiamo il dovere di far sì che i massimi livelli, dal presidente del Consiglio dei ministri agli stessi ministri interessati, inseriscano nel decreto “Sblocca Italia” provvedimenti atti a far si che nei nostri mari vengano da subito autorizzate quelle forme di ricerca e di approvvigionamento che rilancerebbero il settore in tutta Italia. O per decreto o per modifica definitiva delle normative, che ancora pongono ostacoli, le attività dell’off shore e dell’oil and gas vanno liberate da tutti i lacci e lacciuoli che ancora frenano uno sviluppo straordinario sia per le nostre fonti di approvvigionamento sia per i posti di lavoro sia per l’introito economico. Se non si sbloccano al più presto le concessioni per nuove attività estrattive e di ricerca, l’insieme degli occupati e l’indotto che a Ravenna conta dai 3 ai 4 mila addetti è fortemente a rischio come hanno sottolineato alcuni dei principali imprenditori intervenuti nel corso dell’incontro».

Il summit di Palazzo Merlato ha smosso anche il Movimento 5 Stelle, da sempre sensibile sui temi dello sfruttamento energetico e dell’approvvigionamento. È Pietro Vandini, capogruppo M5s in consiglio comunale, a parlare di “Racconta favole”: «Un paese senza un piano energetico è un paese che naviga a vista e la colpa di tutto ciò è esattamente dei partiti che anche giovedì, hanno raccontato invece favole agli operatori del settore. Il futuro ha solo ed esclusivamente due strade: diminuire i consumi energetici e puntare sulle energie rinnovabili. Senza ombra di dubbio questo passaggio deve essere graduale, ma chi va raccontando che continuare a ricercare e prelevare fonti fossili sia la soluzione, dice il falso e lo fa solo per i voti». Poi un appello agli operatori di settore, con la consapevolezza che l’M5s possa non essere visto di buon occhio da certi ambienti per le sue posizioni: «Fate attenzione ai “pifferai magici” che hanno come unico obiettivo quello di raccattare qualche voto. Ne abbiamo esempi ormai quotidiani in tutta Italia, raccontano favole che possono apparire gradevoli, poi quando è il momento prendono il malloppo e vi abbandonano al vostro destino. Da sempre noi abbiamo avuto un comportamento chiaro, sincero e coerente. Non nego che si abbiano diverse visioni contrastanti, questo fa parte della vita. . Trovare e consumare più energia è come continuare a buttare acqua in un secchio con un buco, quanti di voi lo farebbero? Quanti padri di famiglia sceglierebbero di mettere i condizionatori in una casa senza porte e finestre?».

La Regione Emilia Romagna non è tra quelle in cui si farà il referendum per abolire la norma che in buona sostanza consente le trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa. «Condividiamo la posizione che la Regione ha mantenuto di rigetto della proposta di referendum che riteniamo demagogico e che, senza dubbi, porterà a ripetersi quello che successe con il nucleare: vantaggi solo ai cittadini e agli Stati che si trovano a poche decine di kilometri da noi e perdita di cultura, capacità, ricerca e innovazione industriale – afferma Andrea Dalmonte, presidente della Cna comunale di Ravenna –. Il settore dell’Oil&Gas è un settore con ferree regole ambientali. La battaglia che dovremmo tutti fare sarebbe invece quella di chiedere che anche le nazioni a noi limitrofe applicassero le rigide e giuste procedure previste in Italia che, paradossalmente, lo stesso referendum abolirebbe».

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