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    Categoria: economia

«Politica in ritardo. Imprenditori balneari bloccati da un vuoto normativo»

Rustignoli (Coop Spiagge): «Direttiva Bolkestein del 2006, c’era tutto
il tempo per intervenire. Ora serve una legge quadro entro il 2016»

«Ormai tutti si aspettavano la bocciatura dall’Unione europea della proroga per le concessioni balneari (vedi correlati, ndr): non sta qui il vero problema per le imprese turistiche sulle spiagge italiane ma piuttosto nel vuoto normativo causato dalla politica nazionale che non ha saputo fare il suo mestiere. Al momento attuale non sappiamo cosa succederà dall’1 gennaio 2021 e invece questo avrebbe dovuto già essere chiarito a prescindere dal parere dell’avvocatura e dalla successiva sentenza». Il presidente della Coop Spiagge che riunisce i 210 stabilimenti dei nove lidi ravennati, Maurizio Rustignoli, non ha dubbi sulla responsabilità della situazione: il caos che regna sulle coste ravennati come quelle italiane è precedente al prossimo pronunciamento della Corte di giustizia europea.

Da dove comincia la confusione del settore?
«La direttiva Bolkestein è del 2006. C’era tutto il tempo per intervenire. Sia chiaro che la proroga dal 2013 al 2015 e quella successiva al 2020 sono state fatte dal Governo per avere il tempo sufficiente a elaborare una legge. Invece ancora la stiamo aspettando e abbiamo un ritardo gigantesco. Mi auguro davvero che entro il 2016 arrivi la legge quadro da tempo promessa. Se si andasse oltre verrebbe da pensare che c’è malafede».

La Corte di giustizia quindi non fa paura?
«Al momento c’è solo un parere dell’avvocatura che verrà quasi certamente ripreso dalla sentenza. Ma era tutto già atteso. Attendiamo la parola definitiva ricordando che avrà effetto su due soli casi specifici ma farà giurisprudenza per tutto il settore».

Insomma non cominceranno le aste per le spiagge dal giorno dopo…
«C’è molta confusione su questo. Nell’immediato non si andrà a gare in evidenza pubblica. Ma un intervento del Governo serve per riavere tranquillità nella categoria. Ora almeno le Regioni sono compatte nel fare leva per una bozza di legge».

L’Europa non vuole il rinnovo automatico delle concessioni ma chiede bandi aperti per la concorrenza. Come andrà fatta la legge?
«L’ipotesi più giusta ci sembra un doppio binario. Le nuove concessioni vanno assegnate in evidenza pubblica. Per quelle esistenti sarà doveroso riconoscere un periodo transitorio di almeno trent’anni per consentire alle imprese di adeguarsi con il riconoscimento del valore commerciale dell’impresa che insiste su quella porzione con una perizia asseverata: è impensabile non venga riconosciuto un valore di indennizzo all’azienda che ha investito. Se l’impresa vale 100 allora quei 100 dovranno essere riconosciuti da chi si aggiudica la concessione. E infine l’erosione negli anni ha cambiato la costa, bisogna rivedere la linea demaniale perché potrebbe voler dire che alcuni manufatti insistono su terreni che potrebbero essere di competenza delle Regioni e quindi assegnabili con altre metodologie».

Con la Pasqua a fine marzo siamo alle porte di una lunga stagione. Il nuovo piano comunale dell’arenile può dare una spinta al settore?
«Ci sono elementi di positività, abbiamo seguito il percorso. Però è un documento che si presenta spuntato perché su tutto pende l’incertezza delle concessioni».