Il ministro: «Di Marco via da Ap perché non era più in sintonia con gli enti locali»

Delrio in Parlamento: «Il porto era bloccato dalle polemiche»
Parla di «allontanamento» poi aggiusta con «mancata conferma»

L’ingegnere Galliano Di Marco non è stato confermato a marzo 2016 alla presidenza dell’Autorità portuale di Ravenna per il secondo mandato perché non era più in sintonia con le altre autorità locali e le polemiche in corso negli ultimi mesi prima della scadenza stavano bloccando lo sviluppo dello scalo. È la spiegazione fornita da Graziano Delrio, ministro per i Trasporti e le Infrastrutture, rispondendo in Parlamento a una interrogazione presentata dal deputato ravennate Andrea Maestri (Possibile).

Delrio, nel suo breve intervento, ha affermato che dietro la scelta di affidare l’Autorità portuale al comandante della capitaneria in veste di commissario straordinario non ci sono misteri ma solamente la scelta di perseguire un criterio unico a livello nazionale: «Si è deciso di confermare solo chi era in sintonia con le autorità e non era coinvolto in indagini. Non è quindi un giudizio sull’operato dell’ingegnere Di Marco ma la constatazione che se non c’è collaborazione fra le istituzioni, e a Ravenna era così da mesi, è più opportuno il commissariamento con i comandanti delle capitanerie». Il ministro ha voluto ricordare che fino alla definitiva approvazione della nuova legge di riforma dei porti, attesa per la prossima settimana, la figura del presidente di Ap veniva scelta tra una terna proposta da Provincia, Comune e Camera di Commercio e quindi fosse indispensabile l’esistenza di una sintonia con queste espressioni locali. Per concludere Delrio ha anche ribadito che «la mancata conferma» – espressione utilizzata per correggere un lapsus iniziale in cui aveva invece parlato di «allontanamento» – non è stata dettata dalla volontà di difendere poteri locali.

Vista la spiegazione del ministro, vale la pena ricordare il caso Civitavecchia. Delrio a febbraio 2016 ha riconfermato Pasqualino Monti – nominato presidente la prima volta nel 2011 da Altero Matteoli – come commissario all’Autorità portuale locale nonostante a fine anno la Corte dei Conti avesse bocciato la sua gestione in diversi punti. Inoltre due mesi dopo la conferma, Monti è stato raggiunto da un avviso di conclusione indagini: il manager risulta indagato per falso ideologico in atti pubblici in concorso con il segretario dell’autorità e responsabile del procedimento di gara per l’affidamento delle opere strategiche per il porto (il prolungamento della darsena).

Nella sua controreplica l’onorevole Maestri si è detto del tutto insoddisfatto della risposta ottenuta bollando le parole del ministro come un’arrampicata sugli specchi. Il deputato si chiede come mai il provvedimento di commissariamento sia privo di una motivazione esplicita e poi si augura che il progetto hub portuale possa davvero sbloccarsi quanto prima per l’interesse dello scalo e della città.

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