C’era una volta l’edicola: inesorabile declino delle rivendite di giornali

Settore sempre più in difficoltà. Appena 24 i chioschi rimasti in città, «Si guadagna 4 euro all’ora, la differenza la fa il servizio…»

edicola stadioNegli ultimi 15 anni in Italia avrebbero chiuso circa 15mila edicole, almeno un terzo del totale. Secondo il segretario generale del Sinagi, Giuseppe Marchica – da un articolo di “Prima Comunicazione“ – dal 2007 il guadagno medio degli edicolanti sarebbe calato vertiginosamente, al ritmo del meno 10/15 percento di entrate all’anno.

Le ragioni sono state sviscerate da critici dei media di tutto il mondo e vanno dalla crisi – che ha indotto a risparmiare anche l’euro sul giornale, peraltro diventato spesso quasi due – allo sviluppo di internet e social network, fino alla vera e propria crisi del giornalismo tradizionale che ha portato i giornali italiani a vendere dalle sei milioni di copie al giorno del 2000 ai 2,8 milioni del 2015 (dati Fieg) e alla chiusura di decine di testate anche di rilevanza nazionale.

Anche a Ravenna, naturalmente, le edicole stanno per forza di cose subendo gli effetti delle varie crisi e in questi ultimi tempi hanno chiuso i battenti sei chioschi. Ne restano, in città, solo 24, a cui si devono aggiungere altri 14 negozi-edicole (tra cui gli esercizi interni di stazione, ospedale, interporto e casa di cura Domus Nova) e 11 punti vendita “non esclusivi” – che vendono cioè anche giornali e riviste – come tabaccherie o supermercati. Nel forese resistono invece solo 4 chioschi, a cui bisogna aggiungere i 5 sui lidi (dove l’attività è spesso stagionale) che complessivamente (tenendo conto anche dei negozi esclusivi e non di forese e lidi) portano le edicole nel comune di Ravenna a una cifra attorno alle 110 unità, un terzo circa rispetto a quelle presenti complessivamente in provincia.

«Il periodo è sicuramente complicato – commenta Riccardo Ricci Petitoni della Fenagi-Confesercenti –, oltretutto quella dell’edicolante è un’occupazione impegnativa che non è possibile gestire come un secondo lavoro, come invece cerca di fare qualcuno. Richiede una quantità di tempo enorme (regolato anche da accordi nazionali, ndr), in special modo se rapportata con i guadagni: si stima che gli edicolanti lavorino per 4-4,5 euro all’ora. D’altronde la marginalità su un quotidiano, le cui vendite sono peraltro in picchiata, è inferiore al 20 percento lordo. Possono però fare praticamente di tutto e i margini ci sono vendendo tutto ciò che non è prodotto editoriale, come i giocattoli per bambini ad esempio».

edicola gulli«Come associazione – continua Ricci Petitoni –, cerchiamo di sensibilizzare gli associati sull’importanza del servizio: devono cercare di trasformare l’edicola da punto di rivendita del giornale a un hub in cui trovare tutta una serie di servizi come per esempio le ricariche o il pagamento dei bollettini, ma non solo. Purtroppo ancora non ha avuto i riscontri sperati, ma stiamo promuovendo la possibilità per gli edicolanti di ricevere direttamente i pacchi dei propri clienti, che con un piccolo costo in più possono così evitare di trovare nella buchetta il messaggio di mancata consegna del corriere espresso quando non sono in casa. In questo caso i margini per l’edicolante continuano a essere ridotti, ma è un modo come un altro per far entrare in edicola sempre più persone, per migliorare sempre di più il servizio…».

Tra le problematiche pratiche del mestiere dell’edicolante, a Ravenna così come spesso nel resto dell’Italia, quello poi di avere a che fare con un unico distributore, che in questo caso serve il territorio ravennate, cervese, riminese e anche parte delle Marche. «Un sistema di tipo industriale – commenta Ricci Petitoni – che ha fatto perdere il contatto diretto con l’edicolante, che non ha molti margini nelle richieste o per cercare di ridurre i resi, che in media si aggirano sul 30-33 percento del prodotto».
Allarga le braccia, Roberto Benini, responsabile ravennate del sindacato Snag. «Ormai – spiega quello che è anche uno dei due soci dell’edicola dello stadio di Ravenna – come sindacato non possiamo fare molto, l’ultima battaglia fu quella contro le liberalizzazioni del 2014, quando venne organizzato uno sciopero storico, ma ormai non è neppure tanto più questione di liberalizzazioni. La nostra crisi è legata principalmente a quella del settore, dell’editoria, oltre che a quella generale per cui tutti spendono meno e risparmiano anche sul giornale. Poi paghiamo ovviamente le conseguenze dell’arrivo del tablet e della diffusione di internet. E per fortuna che ci sono le persone anziane che continuano a leggere, i giovani ormai non lo fanno più. Vedere un ragazzo in edicola a comprare un giornale o anche una rivista è diventata una rarità. Per fortuna riusciamo ancora a fare affari con altre cose, penso ai giochi, alle figurine…»

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