Settore sempre più in difficoltà. Appena 24 i chioschi rimasti in città, «Si guadagna 4 euro all’ora, la differenza la fa il servizio…»
Le ragioni sono state sviscerate da critici dei media di tutto il mondo e vanno dalla crisi – che ha indotto a risparmiare anche l’euro sul giornale, peraltro diventato spesso quasi due – allo sviluppo di internet e social network, fino alla vera e propria crisi del giornalismo tradizionale che ha portato i giornali italiani a vendere dalle sei milioni di copie al giorno del 2000 ai 2,8 milioni del 2015 (dati Fieg) e alla chiusura di decine di testate anche di rilevanza nazionale.
Anche a Ravenna, naturalmente, le edicole stanno per forza di cose subendo gli effetti delle varie crisi e in questi ultimi tempi hanno chiuso i battenti sei chioschi. Ne restano, in città, solo 24, a cui si devono aggiungere altri 14 negozi-edicole (tra cui gli esercizi interni di stazione, ospedale, interporto e casa di cura Domus Nova) e 11 punti vendita “non esclusivi” – che vendono cioè anche giornali e riviste – come tabaccherie o supermercati. Nel forese resistono invece solo 4 chioschi, a cui bisogna aggiungere i 5 sui lidi (dove l’attività è spesso stagionale) che complessivamente (tenendo conto anche dei negozi esclusivi e non di forese e lidi) portano le edicole nel comune di Ravenna a una cifra attorno alle 110 unità, un terzo circa rispetto a quelle presenti complessivamente in provincia.
«Il periodo è sicuramente complicato – commenta Riccardo Ricci Petitoni della Fenagi-Confesercenti –, oltretutto quella dell’edicolante è un’occupazione impegnativa che non è possibile gestire come un secondo lavoro, come invece cerca di fare qualcuno. Richiede una quantità di tempo enorme (regolato anche da accordi nazionali, ndr), in special modo se rapportata con i guadagni: si stima che gli edicolanti lavorino per 4-4,5 euro all’ora. D’altronde la marginalità su un quotidiano, le cui vendite sono peraltro in picchiata, è inferiore al 20 percento lordo. Possono però fare praticamente di tutto e i margini ci sono vendendo tutto ciò che non è prodotto editoriale, come i giocattoli per bambini ad esempio».
Tra le problematiche pratiche del mestiere dell’edicolante, a Ravenna così come spesso nel resto dell’Italia, quello poi di avere a che fare con un unico distributore, che in questo caso serve il territorio ravennate, cervese, riminese e anche parte delle Marche. «Un sistema di tipo industriale – commenta Ricci Petitoni – che ha fatto perdere il contatto diretto con l’edicolante, che non ha molti margini nelle richieste o per cercare di ridurre i resi, che in media si aggirano sul 30-33 percento del prodotto».
Allarga le braccia, Roberto Benini, responsabile ravennate del sindacato Snag. «Ormai – spiega quello che è anche uno dei due soci dell’edicola dello stadio di Ravenna – come sindacato non possiamo fare molto, l’ultima battaglia fu quella contro le liberalizzazioni del 2014, quando venne organizzato uno sciopero storico, ma ormai non è neppure tanto più questione di liberalizzazioni. La nostra crisi è legata principalmente a quella del settore, dell’editoria, oltre che a quella generale per cui tutti spendono meno e risparmiano anche sul giornale. Poi paghiamo ovviamente le conseguenze dell’arrivo del tablet e della diffusione di internet. E per fortuna che ci sono le persone anziane che continuano a leggere, i giovani ormai non lo fanno più. Vedere un ragazzo in edicola a comprare un giornale o anche una rivista è diventata una rarità. Per fortuna riusciamo ancora a fare affari con altre cose, penso ai giochi, alle figurine…»