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    Categoria: economia

Il portafoglio degli enti pubblici locali è più veloce

Migliorano i tempi di pagamento dei fornitori. E il Comune di Ravenna ha cancellato le misure che riducevano le possibilità di investimento

A Solarolo sono i pagatori più veloci, a Faenza i più lenti. Ravenna è puntuale, mentre Cervia nel 2015 era stata inserita tra i 500 comuni più virtuosi in Italia. In generale, almeno guardando gli indicatori pubblicati sui siti istituzionali, gli enti locali quanto a velocità nel saldare i debiti con i fornitori non se la cavano male e – rispetto al passato – le performance sono migliorate non poco.

I dati
Prendiamo Faenza. La città manfreda è oggi il Comune più lento tra i diciotto della provincia: la media ponderata dice che un fornitore deve aspettare fino a 18 giorni in più rispetto alla scadenza della fattura per avere il dovuto. Si partiva però da una situazione disastrosa: nel 2014 l’indicatore segnava 60 giorni, nel 2015 si era riusciti a scendere a 32. Vedendo il bicchiere mezzo pieno, insomma, a Faenza possono ben dire di aver fatto progressi. Dagli indici di tempestività dei pagamenti, emerge che gli enti più piccoli sono anche quelli più virtuosi. In generale gli appalti sono più snelli e, di conseguenza, i tempi sono più veloci. Avvertenza necessaria: quella della tabella in questa pagina è una media ponderata che rapporta l’anticipo o il ritardo dei giorni di pagamento di tutte le fatture pagate all’importo complessivo dei lavori assegnati durante l’anno. Tra i migliori  del 2016 c’è Solarolo (-23), Sant’Agata di Santerno (-14), Fusignano (-10). Per quanto relativamente piccoli, gli appalti di questi Comuni vengono pagati ai fornitori con un bell’anticipo. Oltre a Faenza, paga con leggero ritardo Russi (1,5 giorni) mentre il Comune di Ravenna nel 2016 ha pagato praticamente sempre in tempo, tanto che l’indicatore si è fermato a 0,65, in diminuzione rispetto a tre anni fa quando viaggiava attorno a quota quattro. In linea di massima oggi gli enti locali ravennati – come spiega Antonello Piazza di Confartigianato nelle pagine che seguono – possono definirsi virtuosi, a differenza di quelli statali i cui ritardi arrivano anche a superare i sei mesi.
Oltre agli enti locali, vale la pena analizzare anche i dati delle altre maggiori stazioni appaltanti del territorio. Autorità Portuale è in linea con le date delle fatture (-0,61 giorni) mentre l’Ausl ritarda di circa una settimana. Forse anche a causa delle note difficoltà di bilancio, la Provincia continua ad arrancare (11,95 giorni di ritardo). La Camera di Commercio, infine, sembra aver pochi problemi di liquidità: i pagamenti da viale Farini arrivano due settimane prima della scadenza.

Difficoltà superate
Se oggi la situazione pare positiva, va ricordato che negli anni passati i problemi non sono mancati. Per arrivare a questo risultato nel Comune di Ravenna si è passati attraverso manovre quasi emergenziali, messe in atto a partire dal 2011, quando la stretta sui conti pubblici ha avuto un effetto domino micidiale per l’economia del territorio. L’ottobre di quell’anno la giunta di Fabrizio Matteucci si riuniva per varare una serie di iniziative che dovevano garantire la tempestività dei pagamenti. Si stabiliva in sintesi un plafond annuo a disposizione dei servizi finanziari dell’amministrazione e le esigenze di pagamento che andavano a sfondare il tetto massimo potevano essere soddisfatte attraverso le cessioni di credito pro soluto. In buona sostanza, l’azienda poteva presentarsi in un istituto bancario cedendo il credito verso l’ente appaltante e ottenendo immediata liquidità. Le misure prese dal Comune servivano a non sforare le strette maglie del patto di stabilità imposto dallo Stato e davano una stretta anche agli investimenti, perché l’amministrazione avrebbe autorizzato l’inserimento di nuovi interventi nel piano annuale soltanto se davvero necessari (ad esempio lavori pubblici di somma urgenza o per la sicurezza) oppure a costo zero per le casse dell’ente (project financing, opere finanziate da terzi, permute). Che le cose siano migliorate è certificato non soltanto da questi dati ma anche da un atto ufficiale che, ad inizio anno, è stato sottoscritto dalla giunta. Nel frattempo è cambiato il sindaco ma non l’assessore al Bilancio.
Così Valentina Morigi ha avuto la soddisfazione di cancellare lei stessa quelle misure, giustificando questa scelta citando la velocità del pagamento dell’ente. Era il 2 gennaio scorso quando Morigi spiegava ai colleghi assessori che «l’ente gode tradizionalmente di un’ottima condizione di liquidità» e l’ultimo indicatore trimestrale restituiva un risultato pari a -3,21 giorni che descrive una «elevata virtuosità dell’ente». La giunta metteva così nero su bianco che il contesto è oggi «meno problematico» per cui si può tornare all’ordinario piano di investimenti, abrogando le misure prese cinque anni e mezzo fa. Dato che il Comune di Ravenna è una delle principali stazioni appaltanti (al 31 dicembre del 2016 c’erano debiti per 12 milioni di euro, con 212 aziende creditrici) questa decisione potrebbe essere una boccata d’ossigeno per l’economia locale.

I più virtuosi in Italia
Esiste anche una classifica dei 500 enti più virtuosi d’Italia. La stila il Ministero delle Finanze e, al suo interno, troviamo tre realtà territoriali ravennati. Per la sua indagine il governo ha preso in considerazione il lasso temporale dal primo luglio 2014 al 31 dicembre 2015. La migliore è il Comune di Cervia (che si posiziona tra i primi trecento), che paga mediamente a trenta giorni dall’emissione della fattura e con nove giorni d’anticipo (i dati si riferiscono al 2015 in questo caso, per questo si differenzia rispetto al dato della tabella). Bene anche l’Unione dei Comuni e la Capitaneria di Porto (due giorni in anticipo). Per essere presi in considerazione è necessario, oltre naturalmente al trasmettere i dati al Ministero, ricevere più di mille fatture per un importo complessivo superiore a un milione di euro. Fattore, questo, che permette di sfrondare la classifica dai territori più piccoli, con tempi di pagamento virtuosi ma importi poco significativi.