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    Categoria: economia

Aziende ancora in difficoltà: nei primi tre mesi del 2017 chiuse altre 921 ditte

L’indagine di Cna evidenzia la contrazione del numero di imprese anche se in alcuni settori sta ripartendo l’occupazione. Il presidente: «L’Emilia-Romagna cresce più velocemente di Ravenna»

Le imprese artigiane sentono ancora il prezzo della crisi economica. A dirlo è l’indagine TrenRa della Cna di Ravenna. Nel 2016 le imprese artigiane sono diminuite di 103 unità (-0,95%) ma negli ultimi otto anni il comparto ha perso il 12,1 per cento delle aziende, pari a 1.470 realtà produttive. L’emorragia continua nel 2017: il movimento anagrafico complessivo delle imprese ha visto chiudere altre 921 ditte (-2,28%) con una consistente diminuzione nel settore artigiano: -164 unità imprenditoriali (1,53%, si è passati da 10.716 a 10.552 aziende).

Rispetto all’intero tessuto produttivo provinciale, l’incidenza delle imprese artigiane passa dal 26,61% del 31/12/2015 al 26,88% del 31/12/2016. Ciò a fronte del fatto che – rispetto al decremento del Registro Imprese di 794 unità – le imprese artigiane sono diminuite di 103 unità, assestando per questo l’incidenza percentuale rispetto al Registro Imprese ai livelli registrati nell’ultima parte del 2002.

I settori L’agricoltura e l’industria alimentare  registrano un incremento dell’1,76%. Si tratta di un settore che torna a crescere, probabilmente – ipotizza la Cna – anche grazie al consolidarsi di una certa riscoperta delle tradizioni. Il settore tessile-abbigliamento-calzaturiero registra una ulteriore contrazione e chiude a -1,95% rispetto al dato del 2015. «Tale dato va contestualizzato nel ridimensionamento che ha caratterizzato il comparto nell’ultimo decennio. Indicativi, a tal proposito, i dati relativi al periodo 2005-2016, che riflettono un decremento di oltre il 25%».

La meccanica di produzione, uno dei settori maggiormente penalizzato dalla crisi economica, vede un decremento delle imprese del settore pari al tre percento , confermando i trend negativi che hanno caratterizzato i quattro anni precedenti . Per quanto concerne il settore del legno (industria e lavorazione del legno e fabbricazione di mobili), dopo i forti decrementi dell’ultimo triennio, si registra un leggerissimo incremento, pari allo 0,6%. Ragionando per aggregati, il settore manifatturiero (agroalimentare, sistema moda, meccanica e legno/arredo) registra una diminuzione dell’1,17%.

L’edilizia, vero traino della crescita dell’Albo delle Imprese Artigiane fino al 2008, prosegue la contrazione (-1,24%), confermando le forti difficoltà del settore. Dal 2008, il comparto ha perso oltre il 14% delle imprese registrate. Per quanto concerne il settore dei trasporti, il 2015 si chiude con un decremento delle imprese iscritte all’Albo dell’1,95%, da ascriversi esclusivamente al trasporto merci (90% delle imprese del settore).  Nella manutenzione e riparazione di auto e motoveicoli si registra una diminuzione dell’1,71%. Nell’ambito delle attività professionali, si registra un -0,86% per il settore informatico: un ulteriore ridimensionamento dopo la battuta d’arresto di fine 2015 (-2,50%), per un settore che nel corso del 2014 era cresciuto di quasi il 2%.

Per quanto riguarda i servizi alla persona, oltre a un ulteriore decremento delle tinto-lavanderie (-5,95%), si registra un lieve decremento  delle imprese di acconciatura (-0,42%), mentre le imprese di estetica aumentano considerevolmente (4,62%). Va ricordato che questi due settori caratterizzano il comparto per quasi l’85% delle imprese registrate nell’ambito dei servizi alla persona.
A conferma della sempre maggiore tendenza  delle Imprese a strutturarsi in forme complesse di organizzazione, per quanto riguarda la forma giuridica, va segnalato il confermarsi del costante aumento delle Società di Capitale, aumentate nell’ultimo anno di una percentuale di poco inferiore al 6%.

Gli occupati I dati relativi all’occupazione rilevati nel corso del 2016 evidenziano un incremento della forza lavoro del 6,72%. Da fine 2008, l’occupazione segna una contrazione del 6,12%. L’edilizia ricomincia ad assumere (+9,04 percento) dopo cinque anni di calo, così come l’impiantistica (+4,12%).  Positivo l’andamento occupazionale per le attività inerenti all’auto e moto-riparazione (+12,91%), in controtendenza con la quasi costante contrazione registrata nell’ultimo quinquennio.  Il tessile calzaturiero registra un incremento occupazionale (+12,75%) ma va sottolineato che il settore ha perso, negli ultimi 10 anni, oltre il 40% di occupati.

La meccanica di produzione esprime valori molto positivi (+6,09%). Questo incremento occupazionale, unito al decremento delle imprese registrate, può essere letto come una tendenza delle imprese più strutturate a ricominciare ad assumere addetti. L’agricoltura e l’industria alimentare, registrano un forte incremento, pari al 48,03%, interrompendo la decrescita occupazionale che ha caratterizzato il settore a partire dal 2012.

Di segno decisamente positivo l’andamento occupazionale per il settore dei trasporti (+3,90%), che va ascritto esclusivamente al settore del trasporto merci. Va qui ricordato che il settore ha perso dal 2008 quasi il 15% della forza lavoro. Il settore dei servizi alla persona esprime un incremento sia per ciò che riguarda gli acconciatori (+7,62%), sia per gli estetisti (+1,85%).

Dopo una contrazione consecutiva per sette anni, per il secondo anno consecutivo cresce il numero di addetti stranieri ccupati dalle piccole e medie imprese e dall’artigianato (+3,94%). Dal 2008 si registra una diminuzione di questa forza lavoro pari circa al 20%. Le nazionalità più rappresentative in termini di dipendenti extra nazionali sono, nell’ordine, quella rumena, albanese,  marocchina, senegalese e moldava. Meccanica di produzione, trasporti e impiantistica, si confermano come quelle attività che di più, rispetto ad altre, assorbono manodopera extra nazionale.  Ragionamento analogo va fatto per gli apprendisti, tradizionale modalità appositamente normata per l’assunzione di giovani da parte delle imprese artigiane. Da inizio 2008 a fine 2016, le assunzioni di apprendisti da parte delle imprese artigiane hanno subìto una riduzione pari quasi al 40%

Il credito  Nel corso del 2016 sono stati concessi in ambito provinciale finanziamenti alle imprese per un valore inferiore dell’1,90% a quelli registrati al 31 dicembre dell’anno precedente. Negli ultimi 5 anni si riscontra una diminuzione dei finanziamenti erogati di quasi il 7 percento. In merito all’operatività dei finanziamenti concessi nel corso del 2016, circa il 75% dei finanziamenti si riferiscono a richieste per liquidità aziendale, consolidamento passività e acquisto scorte di magazzino, mentre solamente il 25% è stato invece impiegato per investimenti. Nel 2008, questa fetta era del 66%, mentre solo il 34% serviva per la liquidità.

Fatturato Il 2016 si chiude con una variazione negativa dello 0,44%, in controtendenza rispetto al trend di crescita del fatturato registrato a fine 2015. Se si confrontano i dati di fine 2016 con quelli disponibili al 31/12/2008 si riscontra, comunque, un calo del fatturato superiore al 17%. L’analisi del fatturato per settore evidenzia come le difficoltà di fine 2016 si concentrino nelle costruzioni e nei trasporti, anche se, meccanica e parte, tutti i settori sono lontani dal fatturato che avevano registrato nel 2008.

Il commento del presidente Il presidente della Cna Pierpaolo Burioli commenta:  «Il prodotto interno lordo della provincia di Ravenna  per il 2016 è stimato in crescita e dovrebbe attestarsi attorno all’1,0%. A livello settoriale si prevede una crescita del valore aggiunto del manifatturiero (1,3%), delle costruzioni (+4,6%), dei servizi (+ 0,7%). In flessione invece l’agricoltura (-5,6%). Il valore aggiunto ai prezzi base per il territorio provinciale è cresciuto complessivamente dello 0,7%».

In flessione anche l’export che, nel 2016, è calato dell’1,5 percento rispetto al 2015. Una diminuzione figlia soprattutto del primo trimestre dello scorso anno, quando le esporazioni crollarono (-10,5 percento. Con lo 0,86 percento del totale nazionale, Ravenna occupa il 43° posto in Italia (recuperando due posizioni rispetto al secondo trimestre) e il sesto in Emilia-Romagna nella graduatoria delle province esportatrici. Relativamente al mercato del lavoro  il numero medio di occupati è cresciuto dell’0,8% (1.400 unità), mentre il tasso di disoccupazione nel 2016 si è attestato attorno al 9,0%, con la previsione che per il 2017 possa scendere all’8,6%.

Burioli sottolinea che il quadro economico regionale «presenta dati nettamente migliori: nel 2016 il prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna è aumentato dell’1,4%, valore decisamente superiore all’1,0% del livello nazionale, che ne fa la prima regione italiana per crescita. I valori dell’Emilia-Romagna sono in linea con quelli degli Stati Uniti, dei Paesi dell’Area Euro e della Germania (+1,7%), e della Francia (+1,2%). La crescita del PIL della regione si deve però a fattori diversi rispetto al passato, quando la tenuta del sistema regionale era da attribuire quasi esclusivamente al commercio con l’estero», come la ripresa dei consumi e l’aumento degli investimenti.