Celebrazioni Dante 2021, dal ministero un contributo di solo 1,15 milioni in 4 anni

In discussione al Senato il Ddl che prevede l’istituzione di un comitato nazionale di 15 membri sotto la sorveglianza del ministero dei Beni culturali. I progetti iniziali prevedevano contributi molto superiori. L’ex assessore e editore Simonini scrive al sindaco: «Ci scippano i soldi di Dante»

Alessandro Pautasso IdDantePer le celebrazioni del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna nel 1321, un disegno di legge prevede lo stanziamento di 1,15 milioni di euro spalmati nel periodo 2018-2021. Verrà istituito un comitato nazionale (sotto la vigilanza del ministero per i Beni culturali) che potrà disporre di 150mila euro nel 2018 e 333mila all’anno dal 2019 al 2021. A comporre il comitato non potranno essere più di quindici persone, compreso il presidente, selezionati tra gli esponenti della cultura italiana e internazionale di comprovata competenza e conoscenza della figura da celebrare ma anche rappresentanti di soggetti pubblici e privati che operano nel settore culturale e che hanno maturato una speciale competenza. La nomina dei membri – che hanno diritto solo a un rimborso spese ma nessun compenso – avviene con decreto ministeriale.

Il Ddl in questione è stato trasmesso al Senato all’inizio di maggio dopo l’approvazione alla Camera e comprende anche altre due ricorrenze: i cinquecento anni dalla morte di Leonardo (2019) e di Raffaello (2020) che avranno i rispettivi comitati costituiti secondo le stesse caratteristiche e potranno disporre dei medesimi finanziamenti. Il ministro alla Cultura, Dario Franceschini, si è detto soddisfatto per l’approvazione di un Ddl che arriva con necessario anticipo: «Tre grandi eventi internazionali, importantissimi per l’Italia».

Esiste anche un Ddl precedente che prevede la concessione di un contributo straordinario da mezzo milione annuo per ogni anno dal 2016 al 2021 a ciascuno dei Comuni di Ravenna, Firenze e Verona per la promozione di iniziative funzionali alle celebrazioni del settimo centenario dalla morte di Dante. Il provvedimento potrebbe essere assorbito nei contenuti in quello che ora è in discussione al Senato ma le indicazioni che arrivano dagli ambienti romani è che non verranno stanziati i fondi. Del resto solo questo Ddl specifico per Dante richiederebbe una copertura totale ben superiore a quella del Ddl che invece riguarda tre comitati per tre personaggi.

Sulla vicenda riceviamo una lettera aperta inviata da Ivan Simonini, editore ed ex assessore e ora presidente del parco letterario Terre di Dante, al sindaco Michele de Pascale: «Nella primavera 2016 alcuni senatori presentarono un disegno di legge per assegnare 7,5 milioni di euro alle città dantesche di Firenze, Ravenna e Verona. Qualche mese fa il ministro Franceschini presentò invece al Governo un disegno di legge che, per le Celebrazioni dei Centenari di Leonardo 2019, Raffaello 2020 e Dante 2021, garantiva sì un finanziamento speciale di 7,5 milioni di euro ma da suddividersi tra le tre celebrazioni e da spalmare negli anni 2018, 2019, 2020, 2021. I contributi statali sono stati drasticamente ridotti e più che dimezzati: da 7.5 a 3,5 milioni di euro. Questi tre milioni e mezzo saranno spartiti per le tre celebrazioni ed erogati in quattro anni ai tre comitati nazionali. La “nazionalizzazione” del comitato per Dante lascia pensare – per come si presume sarà formato – che tali risorse, prima di arrivare a Ravenna, si fermeranno a Roma o altrove. I criteri di composizione non prevedono rappresentanti delle “Città Dantesche” e ognuno di noi sa fare due più due: alla fine, per Dante a Ravenna, ci sarà poco più di niente. Nei suoi incontri romani cioè, il Comune di Ravenna – ammesso che ci abbia provato – non è riuscito a far valere le sue prerogative storiche e culturali. Se si celebra il Centenario della nascita di Dante è persino ovvio che la città capofila delle Celebrazioni sia Firenze. Ma se si celebra il Centenario della morte di Dante, la logica vuole che la città capofila sia Ravenna, come avvenne, e gloriosamente, nel 1921. Perciò, che il sindaco di Ravenna (o suo delegato) non sia d’ufficio nel Comitato Nazionale, è una bestemmia che grida vendetta. Ora, invece, se Ravenna sarà rappresentata nel Comitato Nazionale per Dante (e ci mancherebbe il contrario), lo sarà per grazia ricevuta dal Ministero della Cultura e del Turismo o dal Ministero dell’Università o dalla Conferenza delle Regioni. Con quale impalpabile peso è facile intuire. Non ci saranno città capofila, ma un capofila ci sarà: il Ministro che si è rimangiato la parola. Il disegno di legge approvato alla Camera è ora in Senato e, per quanto sia un po’ tardi per modifiche in quella sede, una svolta positiva è ancora formalmente possibile. Il Comune di Ravenna e la Regione Emilia Romagna contano qualcosa per i Senatori emiliano-romagnoli del Pd e degli altri partiti? Se sì, quei Senatori, correttamente e rapidamente sensibilizzati, potrebbero decidere di muoversi per far ripristinare in aula i 7,5 milioni prima sbandierati, se non per destinare a Ravenna l’intero stanziamento per Dante, come – ripeto – vorrebbero logica, storia, cultura e tradizione nazionale, oltre che gli elementari principi del buon governo che sconsigliano di disperdere in molti rivoli gli scarsi denari a disposizione. Sempre che, carissimo Sindaco, a Palazzo Merlato, di Dante, gliene importi qualcosa a qualcuno. E comunque, al risveglio dalla solenne dormita, i ghiri beati almeno protestino!».

 

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