Logistica Ferrari, c’è l’accordo: Cisa e Marcegaglia in campo per le assunzioni

Si sblocca la vertenza per i lavoratori dello stabilimento di via Baiona. Salvi quasi tutti i posti dei 44 lavoratori a tempo indeterminato

RAVENNA 27/08/17. GLI OPERAI DELLA LOGISTICA FERRARI BLOCCANO L’ INGRESSO ALLA MARCEGAGLIADopo una settimana di proteste che hanno agitato il clima tra le parti, nella serata del 31 agosto è arrivata la firma su un accordo che salva il posto di quasi tutti i 44 lavoratori a tempo indeterminato della Ferrari Logistica che rischiavano il licenziamento dall’1 settembre dopo la rinuncia dell’azienda al subappalto da La Cisa per movimentazione e stoccaggio di coils nello stabilimento Marcegaglia di Ravenna. Lo scenario che ha innescato lo sciopero era quello in cui le cooperative Cofari e Lb avrebbero assunto a tempo determinato una minima parte dei 44.

La firma sull’accordo è arrivata al termine di un vertice nella sede di Confindustria: solo una dozzina di lavoratori verranno assunti da Lb e Cofari, un paio resteranno con Ferrari in altri lavori e la trentina di operai a tempo indeterminato verranno assunti quasi totalmente da La Cisa, titolare dell’appalto diretto da Marcegaglia. Cofari poi dovrebbe assumere per tre mesi anche alcuni degli 11 lavoratori che Ferrari aveva a tempo determinato. Va ricordato che una ventina di lavoratori avevano già accettato le condizioni di Cofari.

«Si stabilisce un grosso ridimensionamento del ruolo della Cofari – scrive il sindacato Sgb – con relativo taglio dell’appalto di cui invece si farà carico direttamente La Cisa, assumendo una importante parte dei lavoratori con contratto nazionale metalmeccanici, a tempo indeterminato, con una significativa riduzione degli esuberi preventivati; esuberi che saranno oggetto di ulteriori contrattazioni, con l’obiettivo di dare a tutti un lavoro dignitoso e a tempo indeterminato». La vertenza ha visto un duro scontro tra il sindacato generale di base e i confederali, con reciproche critiche e accuse.

Esulta l’avvocato Andrea Maestri, parlamentare ravennate di Possibile che ha seguito la vertenza: «Commosso e felice. Sin dalle prime ore di mobilitazione davanti ai cancelli di Marcegaglia sono stato al fianco di questi lavoratori, per dare loro voce, visibilità, sostegno perché la loro era una giusta battaglia e la loro battaglia era anche la nostra. Tutti i soggetti che hanno contribuito, in ruoli e misura diversi, a questa conclusione possono essere orgogliosi, perché è stata difesa con forza e civiltà la dignità del lavoro nel nostro territorio e si è opposta una strenua resistenza alla sua mercificazione».

Michela Guerra, capogruppo di Cambierà in consiglio comunale, lamenta la mancanza «di progetti di ristrutturazione e promozione del settore, operazioni e investimenti reali sulle infrastrutture e soprattutto mancano serie e lungimiranti politiche a tutela del diritto al lavoro». E punta il dito contro certe cooperative: «Il modello societario resterebbe ancora, sulla carta, quello ideale per i soci-lavoratori. Ma si moltiplicano le rinunce economiche dei soci e si creano, per fare un esempio, paradossali discrepanze tra trattamento economico e tutele dei soli dipendenti e quelle dei soci-lavoratori».

Massimo Manzoli, consigliere comunale di Ravenna in Comune parla di un «sistema che negli anni ha scientificamente portato i grandi appaltanti a scaricare le responsabilità di impresa sulle spalle dei lavoratori, che ha permesso la realizzazione di un sistema di appalti e sub-appalti con l’unico scopo di massimizzare i profitti andando a togliere fette di diritti dai contratti di chi lavora, un sistema che porta a creare lavoratori con identiche mansioni (che spesso lavorano fianco a finaco) ma con inquadramenti contrattuali completamente differenti. In un sistema di questo tipo proliferano cooperative spurie e finte cooperative, contratti al limite della legalità, e si corre il rischio di avere un grande ricambio e turnazioni di lavoratori in mansioni dove è l’esperienza e la formazione a garantire standard di sicurezza elevati. A chi fa politica, come noi, tocca il compito di continuare a lavorare affinchè questo sistema venga smantellato il prima possibile».

«La proposta iniziale era lesiva della dignità delle persone, costrette con il ricatto a rinunciare a diritti e salario – dice Giovanni Paglia, deputato ravennate di Sinistra italiana –. Otto giorni di intensa mobilitazione che ha trovato la solidarietà di tante e tanti ha portato a cambiare drasticamente i termini dell’accordo. Questo rappresenta una lezione importante contro il fatalismo e l’idea che non si possa far altro che accettare qualsiasi soluzione, pur di mantenere il posto di lavoro».

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