Qual è il valore aggiunto del turismo? A Ravenna muove 2,6 miliardi in un anno

I dati di uno studio Unioncamere che misura quanto il settore porta sul territorio: da solo vale un quarto dell’economia provinciale

Turisti

Turisti in giro per le vie del centro

Si chiama “valore aggiunto” del turismo ed è un dato studiato da Guido Caselli, direttore del centro studi di Unioncamere, per misurare quanto il settore porta sul territorio. Si tratta di uno studio dettagliato nel quale Ravenna esce molto bene. Dietro solo a Rimini (che è sopra il 50 percento e che come vedremo gioca in un’altra categoria), nella provincia bizantina il turismo vale il 23 percento del totale dell’economia. Seguono Forlì-Cesena (17,9), Ferrara (15,6) e Bologna (8,5). Valori più modesti lungo il resto della via Emilia.

A livello assoluto, il turismo ravennate muove 2,576 miliardi (i dati sono riferiti al 2016). Terzo posto dopo Rimini (4,6 miliardi, oltre un quarto del totale regionale che è di 16 miliardi) e Bologna, con 2,985 miliardi di euro. Quello ravennate è in gran parte valore diretto, cioè prodotto da aziende di settore, pari a 1,519 miliardi. L’indotto vale invece 1,057 miliardi. Ne consegue che su cento euro spesi dai turisti ne ricadono 70 sul territorio. A Bologna la situazione si ribalta: 1,242 miliardi di valore diretto e 1,743 miliardi di indotto. Nel capoluogo ricadono sull’indotto 140 euro ogni cento spesi. Del resto, si tratta in gran parte di turismo d’affari.

Ma come si arriva a trovare il valore aggiunto del turismo? Questa è la parte più originale dello studio di Caselli che parte da una considerazione: nessuno dei valori che si usano di solito raccontano in pieno il settore. I dati sulle presenze, ad esempio, tracciano solo gli arrivi nelle strutture alberghiere senza considerare le seconde case e altre forme ormai molto in uso (AirBnb, ad esempio) di ospitalità. Ci sono poi i dati dell’occupazione, quello delle imprese impiegate nel settore e uno di Bankitalia che prende in considerazione i soldi spesi dai turisti stranieri in provincia (Ravenna è in uno dei range migliori, da 560 a 760 euro per viaggiatore).

Lo studioso mette tutto a sistema in un algoritmo che traccia l’intera penisola, con focus sull’Emilia-Romagna, con un’indicazione finale di cui anche Ravenna può fare tesoro per migliorare ulteriormente: «Disporre di un patrimonio artistico/culturale unico è sicuramente un’ottima base da cui partire per la costruzione della proposta turistica, ma se attorno a esso non si crea un’offerta originale e differenziata si rischia di attrarre solamente un turismo di passaggio, di chi viene a soddisfare una curiosità e velocemente se ne va». E anche se la regione si distingue per una cultura dell’accoglienza molto alta, Caselli avvisa: «Per fidelizzarlo non è sufficiente una generica attenzione al cliente, occorre creare “cose nuove”. Oggi il turista, grazie alle nuove tecnologie, è un viaggiatore informato, alla ricerca di nuove esperienza e opportunità». Lo studio – intitolato il “turismo invisibile” – è stato presentato a Ferrara, a settembre, davanti al ministro del Turismo Dario Franceschini.

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