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Rossi (Ap): «Non potevamo intervenire prima sui fondali del terminal crociere»

Una nave attraccata al terminal crociere di Porto Corsini

La lettera del presidente dell’Autorità di sistema portuale dopo il nostro editoriale

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera del presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico centro-settentrionale, Daniele Rossi, in risposta all’editoriale sulla questione terminal crociere insabbiato, pubblicato anche sul numero del 12 luglio (R&D n. 777) del nostro settimanale.

Egregio Alberizia,

ho letto il suo editoriale “La figuraccia delle crociere: AAA cercasi responsabile”: è una sintesi interessante alla quale non voglio replicare. Mi permetto solo di fornire qualche piccolo elemento che spero sarà utile all’informazione di tutti i nostri concittadini.

Il nostro porto canale, nella sua parte inziale, nel corso del tempo è stato soggetto ad insabbiamento: non in modo regolare, ma legato a mareggiate particolarmente violente. Per risolvere la questione è necessario dragare e mettere quanto si toglie nelle casse di colmata: ma sono piene e non da oggi ma da 10 anni. Il progetto di approfondimento dei fondali prevede infatti anche la soluzione di questo vincolo, che comunque oggi c’è e, in verità, c’era già da molto tempo prima del mio arrivo. Non è una scusa, ma un dato di fatto. Io, nel mio piccolo, insieme ai tecnici della Autorità Portuale ho proposto e fatto approvare una soluzione all’interno del cosiddetto “progettone”: in meno di 20 mesi abbiamo trovato una strada per un problema ormai vecchio di 120 mesi.

Nel frattempo, considerato che nulla è prevedibile in assoluto in materia di insabbiamento, abbiamo tenuto monitorata la situazione cercando un equilibrio corretto tra gli interessi dello scalo crociere e quelli molto diffusi, penso sarà d’accordo anche lei, dello scalo industriale. Quando, in giugno, abbiamo rilevato l’esigenza di trovare soluzioni urgenti, abbiamo scelto di seguire la stessa logica: salvaguardiamo gli interessi economici della città. Nella impossibilità di poter avere subito a disposizione delle casse di colmata che potessero ricevere 250mila metri cubi, abbiamo individuato due soluzioni: innanzi tutto proporre uno scalo alternativo alle navi da crociera, quindi trovare un metodo che permettesse di ripristinare la profondità dello scalo crociere senza rischi o danni per il canale industriale principale.

Francamente, avendo avuto modo di visitare altri porti di scalo sia in Italia che in altre nazioni, non capisco la battuta che fa la vostra testata sui croceristi che sbarcano in mezzo ai camionisti: oltre a non essere un evento così raro, in giro per il mondo, non è nemmeno così grave, mi sembra, vedere degli esseri umani in vacanza che sbarcano dalla loro bella nave in mezzo ad altri esseri umani al lavoro ed in attesa di salire sulla loro nave. Sempre di esseri umani si tratta, le pare? Peraltro, forse alcune delle compagnie di crociera hanno preferito non accettare questa soluzione per altri motivi: che so, ad esempio perché comportava costi di gestione e di attracco differenti? Sarebbe meglio chiederlo a loro.

Per quanto riguarda la strada trovata per il fondale del terminal crociere, è estremamente delicata e deve essere fatta con grande attenzione, per evitare che la soluzione di un problema possa causarne un altro più complesso al traffico industriale. E così faremo. Si poteva fare prima? Per quanto ne sappiamo noi, no: almeno sino a quando l’insabbiamento non era certo, ma solo ipotetico. In ogni situazione si può sempre fare meglio: per fortuna siamo esseri umani fallibili. L’importante è fare il proprio lavoro con onestà e di questo qui in AP siamo certi, così come pensiamo che le nostre azioni siano state tempestive e a tutela di tutta l’economia della città di Ravenna.
Daniele Rossi, presidente dell’Autorità portuale di Ravenna

Egregio presidente,
apprezzo la sua disponibilità e non ho dubbi che l’azione di Ap sia improntata al bene del porto nella sua globalità. Le mie riflessioni erano concentrate sul contesto delle crociere perché ha mostrato in maniera plastica lo stato di difficoltà del porto ed è innegabile che la vicenda dell’insabbiamento sia stata qualcosa che Ap per prima avrebbe volentieri evitato. Sulle perplessità per la convivenza tra crocieristi e camionisti non c’era alcun intento classista da parte mia. Però anche qui è la cronaca a stimolare i ragionamenti: se gli armatori non hanno usufruito della soluzione alternativa fornita da Ap e hanno preferito invece cancellare la toccata di Porto Corsini, la si può chiamare davvero soluzione alternativa?
Andrea Alberizia