Porto, Comi ancora segretario Filt: «Protocollo sicurezza non è pienamente attuato»

Confermato per il secondo mandato nella federazione dei trasporti della Cgil. Il congresso ha approvato un ordine del giorno sulla vertenza Sers. Preoccupa la situazione Setramar: «A rischio 350-400 posti»

PORTO DI RAVENNACon il 96 percento di consensi Mauro Comi è stato rieletto segretario provinciale della Filt-Cgil a Ravenna. Quella di Comi era l’unica candidatura in corsa al sesto congresso che si è svolto ieri, 4 ottobre. È stato eletto un direttivo e un’assemblea territoriale di 35 componenti che, al termine dei lavori, ha proceduto per voto segreto alla rielezione di Comi.

Il congresso, unitamente alla segreteria Filt nazionale e la segreteria generale della Camera del lavoro di Ravenna, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno sulla vertenza Sers, ribadendo che «tutta l’organizzazione stigmatizza la presa di posizione della Sers e sottolinea, ancora una volta, il totale impegno a sostegno del progetto hub portuale e a tutti gli investimenti sulle infrastrutture ferroviarie e stradali, come elemento centrale per lo sviluppo produttivo ed occupazionale della intera provincia. Per quanto riguarda la vertenza in sé, la Filt tutta ribadisce che la stessa si può concludere celermente con il ritiro dello stato di agitazione e del contemporaneo pagamento della formazione professionale come peraltro avviene dal 1993 a fronte di accordi aziendali ancora in vigore e un parziale reintegro di personale, parliamo di due unità».

Comi, comincia il suo secondo mandato. Quali sono le principali criticità che in questo momento hanno ricadute su chi lavora nel settore porto?
«Parto dal versante della sicurezza. È stato rinnovato fino al 2020 il protocollo che è riconosciuto come il più avanzato in Italia perché tiene insieme tutte le attività e non solo quelle sulle banchine ma dopo 15 mesi ancora non è attuato pienamente. L’accordo prevedeva il mantenimento delle quote economiche di finanziamento delle Rls, le famose 3.600 ore annue, ma per gli anni 2018-19-20 mancano 50mila euro. E sempre sul protocollo resta il tema più volte solevato di un maggior coordinamento tra tutti gli enti coinvolti».

È tutto pronto per il progetto hub ma ancora si attende il bando di Ap. La cosa la preoccupa?
«Adesso la politica deve fare. Non mi lasciano tranquillo certe voci di una possibile ridiscussione della riforma portuale che ha creato le 15 Autorità di sistema portuale tra cui Ravenna. Ministro e sottosegretario hanno ventilato l’ipotesi di creare delle holding. I finanziamenti sono stanziati ma fino a quando non si parte non si può mai sapere».

Di recente si è parlato delle difficoltà di un gruppo importante come Setramar. Qual è il quadro della situazione?
«È la più delicata del porto. Sulla base dei dati consuntivati degli ultimi quattro anni, certificati dai loro revisori, Setramar ha azzerato le riserve e praticamente azzerato il capitale sociale. Con le perdite del 2017 se l’azienda non ricapitalizza non resta che portare i libri in tribunale. Sappiamo che è in corso una trattativa con le banche per la ristrutturazione del debito come già avvenuto in passato. Noi ci auguriamo che il gruppo venga salvato da altri imprenditori locali per ripristinare una normale situazione occupazionale e concorrenziale: tra diretto e indiretto parliamo di 350-400 posti di lavoro presenti in vari contesti e da ormai cinque anni l’azienda fa dumping con prezzi inferiori del 30-40 percento inferiori rispetto ai terminalisti concorrenti.

Liberalizzazioni dei servizi tecnico-nautici. Si è dibattuto molto. È cambiato qualcosa?
«Il servizio di rimorchio andrà a gara entro qualche anno in tutta Italia dove scadono le concessioni quindicennali. Per quanto riguarda ormeggio e operatività in banchina invece non ci sono gare».

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