Il 2019 si annuncia come l’anno con il picco minimo di arrivi: 13mila sbarchi, un quarto di quanti erano programmati l’anno scorso. Manzoli (Ravenna in Comune): «I presidenti di Ap non rispondono degli errori passati»
Le previsioni parlano di 13mila sbarchi nel 2019 al terminal crociere di Porto Corsini, il minimo storico dal 2011 quando le prime navi attraccarono a Ravenna e scesero 156mila persone in un anno, ma anche il 2020 e il 2021 segneranno numeri ridotti. Lo sostiene Federica Mazzotti, presidente del sindacato guide turistiche di Confcommercio Ravenna. Che dipinge un futuro di sofferenza: ci vorranno 4 o 5 anni per riconquistare la fiducia delle compagnie.
«Il vero disastro è accaduto lo scorso anno», afferma Mazzotti facendo riferimento all’insabbiamento dell’avamporto che non consentiva più gli accosti e costrinse l’Autorità portuale a spostare provvisoriamente gli arrivi in zona industriale con la scelta di molte compagnie di cancellare la tappa di Ravenna. «Sono arrivate solo 34 navi, vista la cancellazione di 11 scali. Queste 11 navi mancanti all’appello avrebbero portato circa 22.700 passeggeri. Dei 34 scali rimanenti, ben 20 sono stati di navi con una portata passeggeri minima, 50 o 60 al massimo. Per cui il numero di passeggeri del 2018 è stato 18.500 circa. Come si può notare, la cancellazione di un quarto di attracchi ha più che dimezzato la quota passeggeri. Il tracollo è tanto più importante se si pensa che il terminal è stato costruito prevedendo un numero di 60/70 scali annui, che ci sono stati in alcuni dei primi anni».
Nel 2019 non arriverà la compagnia Pullmantur che dopo anni sarebbe tornata a Ravenna almeno cinque volte per fare il turn around, cioè sbarco e imbarco passeggeri a fine e inizio crociera quindi con ricadute utili anche per alberghi e strutture della città. Ma l’insabbiamento 2018, risolto a ottobre dopo un lavoro straordinario di dragaggio con la consapevolezza che potrebbe ripetersi con una mareggiata, «ha fatto perdere scali anche per gli anni 2020 e 2021, visto che la maggioranza delle compagnie programma le rotte di crociera per bienni o trienni».
Il consigliere comunale di opposizione Massimo Manzoli (Ravenna in Comune) ricorda le parole pronunciate nel 2014 da Guido Ottolenghi, all’epoca presidente della Confindustria provinciale: «“Il terminal crociere è operativo, ma è costato finora 38 milioni di euro e altri 22 milioni di euro sono in programmazione per una stazione marittima. Costa ogni anno oltre 170mila euro di soldi pubblici e nel 2013 ha ricevuto 97mila passeggeri contro i due milioni circa di Venezia o Genova”. Se il rapporto costi-benefici era visto come svantaggioso con centomila passeggeri all’anno, quali conseguenze è possibile trarre da una previsione di tredicimila passeggeri su 14 navi per l’anno in corso? I presidenti degli enti porto sono di nomina ministeriale e nessuno nega loro otto anni continuati a 230mila euro l’anno se non fanno l’errore, come Galliano Di Marco, di contravvenire ai desiderata ministeriali. Di rispondere degli errori commessi nelle decisioni assunte, invece, non se ne parla». Per Manzoli Ravenna dovrà abituarsi alla progressiva estinzione del turismo crocieristico «a dispetto degli sforzi richiesti ed effettuati dagli operatori per soddisfare le esigenze di quella particolare clientela».