Il 90% delle aziende in regione non sceglie Ravenna per spedire container

Studio di Srm-Contship su un campione di imprese. Negli ultimi 12 anni sul Candiano i contenitori sono cresciuti del 32%, a Trieste del 210%

2120 Navi Al PortoRavenna è lontana dall’essere il porto di riferimento dell’Emilia-Romagna per quanto riguarda i container. A dirlo non sono soltanto i numeri che certificano un traffico di merci unitizzate che non cresce e, anzi, perde quote di mercato da due anni: i dati che trovate in quest’articolo riguardanti il 2018 (-3,16 percento) arrivano dopo un 2017 in cui era già stata registrata una flessione del 4,8 percento. A queste cifra si aggiunge ora uno studio realizzato da Srm, società specializzata nelle ricerche di settore, in partnership con Contship. Studio presentato nel dicembre scorso che rivela quanto poco sia utilizzato il porto romagnolo dalle aziende della regione che preferiscono, sia per l’import sia per l’export, affidarsi agli scali liguri e toscani.

La ricerca prende in considerazione il triangolo nord occidentale italiano: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna: attraverso le interviste ad un campione di aziende (400 in tutto) è stato studiato il modo in cui queste utilizzano il vettore del container per i loro traffici (l’89 percento del campione spedisce un contenitore a settimana).
La quota di mercato del porto di Ravenna è molto risicata. In termini percentuali sceglie di spedire dallo scalo romagnolo soltanto il nove percento delle aziende dell’Emilia-Romagna intervistate. Nessuna azienda della Lombardia né del Veneto, che pure sono vicine, prende in considerazione l’opzione ravennate. Dalla nostra regione le merci in container vengono spedite soprattutto da Genova (68 percento), La Spezia (37 percento) e Livorno (20 percento).
Il totale delle percentuali è superiore al cento per cento perché alle aziende è stato chiesto di indicare i primi due porti utilizzati. Opzione che, se vogliamo, rende ancora più evidente il gap ravennate rispetto ai porti del Tirreno. Lo stesso discorso vale per l’import. In questo caso la quota ravennate è leggermente più alta e arriva all’11 percento. Il resto del traffico è diviso equamente tra Genova e La Spezia.

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Lo scarso utilizzo del porto ravennate non trova spiegazione nei luoghi di destinazione o di partenza delle merci: l’Asia è infatti il secondo continente di destinazione dopo il Nord America. All’Oriente è destinato infatti il 44 percento delle merci. La percentuale si alza però al 68 percento se si considera l’export. Dato che l’Asia è uno dei mercati di riferimento del porto ravennate, almeno secondo quanto si sente ripetere spesso, è evidente che il problema non sia tanto nella posizione geografica all’interno del Mediterraneo quanto, probabilmente, in altri fattori di debolezza. Ad esempio il fatto che le merci delle aziende emiliano-romagnole viaggiano soprattutto su strada (nel 79 percento dei casi per quanto riguarda l’export, nel 63 percento dei casi sull’import) e arrivare a Ravenna non è semplice da questo punto di vista. Le infrastrutture secondo lo studio sono del resto giudicate il terzo fattore di importanza (dopo servizi e costi) a cui si guarda quando si valuta lo scalo da scegliere.

Il rapporto mostra anche l’andamento dei principali porti nei 12 anni intercorsi tra il 2005 e il 2017. Emerge in tutta evidenza la perdita di competitività sui container di Ravenna rispetto al resto dei porti italiani dell’Alto Adriatico. Nel 2005, infatti, Ravenna movimentava 168.590 teu. Una cifra inferiore ma non troppo lontana da quella di Venezia (289.860 teu) e Trieste (198.310 teu).
Nel 2017 nella città romagnola il traffico container ammontava a 223.369 teu (cifra che, come sappiamo, si è contratta nell’ultimo anno) per una crescita del 32 percento. Incremento che impallidisce rispetto alle performance di Venezia e Trieste. La prima nel 2017 è arrivata a 611.383 teu (+110 percento) mentre il capoluogo del Friuli-Venezia Giulia ha toccato quota 616.516 teu, con un incremento del 210 percento. Per la cronaca, nel 2018 Trieste è arrivata a 750mila teu.

Gli incrementi sono arrivati dopo cospicui investimenti fatti negli ultimi anni. Ravenna aspetta ancora l’approfondimento del canale Candiano e il nuovo terminal container. Proprio su questi ritardi, lo scorso anno, aveva puntato il dito Cecilia Eckelmann Battistello, presidente di Contship Italia. La stessa azienda, che ha commissionato questo studio, è socia del Comune in Terminal Container Ravenna ed è probabile che i dati emersi riguardo all’utilizzo del porto ravennate non gli giungano nuovi. Resta da vedere se per invertire la rotta sui container basterà l’escavo del porto o se si dovrà investire anche sulla logistica e sui collegamenti. Inoltre secondo molti addetti ai lavori l’approfondimento non risolverà uno dei problemi principali del porto ravennate: la curva all’ingresso, in corrispondenza di Marina di Ravenna, che limita lo spazio di manovra alle navi di grosse dimensioni.

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