Rapporto della Regione: diminuisce la percentuale di differenziata (la più bassa in Emilia-Romagna), crescono le spese e l’immondizia prodotta
Per fare un confronto, la provincia di Rimini nonostante un afflusso turistico molto più grande di quello ravennate produce 728 chili pro capite, con un dato in diminuzione del 2,3 per cento. Il dato ravennate rimane alto anche al netto delle presenza turistiche, scendendo a 715 chili per abitante (Rimini passa a 645) e restando al top in regione, secondo soltanto a Reggio Emilia (719).
La provincia è maglia nera anche sulla differenziata. Solo il 54,8 per cento dei rifiuti viene recuperato, dato lontanissimo dall’obiettivo del 73 per cento, obiettivo fissato per il 2020. Sotto il 60 per cento troviamo solo Bologna (59,5) e Forlì-Cesena (56,4 per cento). Ravenna è, insieme a Piacenza (-2,3 per cento), la sola provincia in cui nel 2017 la differenziata è diminuita (-0,4 per cento). La media regionale della differenziata è del 64,3 per cento. Delle 122.081 tonnellate di indifferenziata, circa la metà (61.989) viene avviata in discarica. All’incenerimento ne finisce un sesto (quasi 21mila tonnellate) mentre 49.231 tonnellate è destinata alla bio-stabilizzazione per la produzione della frazione organica stabilizzata.
Il costo medio provinciale pro capite per la gestione dei rifiuti è il terzo della Regione: 186 euro ad abitante, con un aumento del 4 per cento tra il 2016 e il 2017. In questo caso Rimini è molto più cara (249 euro), seguita da Ferrara (237 euro). Ravenna è al terzo posto in regione. Il dato medio regionale è 179 euro.