Nuova serra da 250mila euro al Centro attività vivaistiche: 800 mq di tecnologia

Inaugurata ieri nel polo scientifico faentino su un terreno di proprietà del Comune e della società Terre Naldi: ospita piante pre-base di susino giapponese, susino europeo, albicocco, ciliegio e actinidia

Cav Tebano Inaugurazione Nuova Serra 04Cisterne interrate per raccogliere l’acqua piovana da utilizzare per l’irrigazione, condizionatori che si avviano quando la temperatura interna supera i 32 gradi, sui tetti aperture ad ali di gabbiano che si attivano con dei sensori aprendosi per espellere l’aria calda e chiudendosi quando piove o tira vento. Sono alcune caratteristiche della serra screen house inaugurata ieri, 21 maggio, al Centro attività vivaistiche (Cav) di Tebano, una cooperativa di vivaisti all’interno del polo scientifico che dal 1982 ha come obiettivo il raggiungimento della massima qualità nella produzione del materiale vivaistico.

La struttura, formata da due corpi denominati “Giada” ed “Ambra”, è larga 16 metri e lunga 50 per una superficie totale di 800 metri quadri ed è costata 250mila euro finanziati per il 40 percento dalla Regione. All’interno vi si conservano piante pre-base di susino giapponese, susino europeo, albicocco, ciliegio e actinidia (nota anche come kiwi).

«Ringraziamo il Comune di Faenza e la società Terre Naldi che ci hanno consentito di realizzare la nuova serra su un terreno precedentemente di loro proprietà – spiega Marco Pancaldi, direttore del Cav – e la Regione Emilia-Romagna che ha contribuito con un finanziamento di circa 100mila euro». Al taglio del nastro hanno partecipato l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli, il direttore generale Agricoltura Emilia-Romagna Valtiero Mazzotti, il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi, l’assessore comunale alle politiche agricole ed ambientali Antonio Bandini, oltre al presidente del Cav Fabio Burroni.

Cav Tebano Serra Con Actinidia Pre Base«Ora abbiamo in piedi un ulteriore progetto di 150mila euro, con un contributo di 104mila sempre dalla Regione, per ricerche in laboratorio – aggiunge Pancaldi –. La serra è quanto di più moderno ci possa essere oggi. Per l’actinidia abbiamo realizzato un box totalmente isolato all’interno della stessa, in modo che le gocce d’acqua piovana non possano contaminare la pianta di questa specie con infezioni da Psa».

La sfera operativa del Cavriguarda il settore delle piante da frutto, della fragola e dei piccoli frutti, dell’olivo, della vite, degli agrumi, del carciofo, del nocciolo, del noce, del pistacchio, del melograno, dell’actinidia e delle piante orticole. L’intero processo, in ottemperanza alle leggi nazionali ed europee, porta alla produzione di piante certificate dal punto di vista genetico e fitosanitario, sotto la supervisione del Servizio Fitosanitario Pubblico. Con quote di mercato nazionale del 95 percento per la produzione della fragola, del 75 percento per i piccoli frutti, del 50 percento per le altre specie fruttifere e del 50 percento per la vite, il Cav, assieme alle sue aziende associate, si presenta come una delle realtà vivaistiche organizzate più importanti d’Europa.

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