L’allarme dell’associazione di categoria in Emilia-Romagna: bilancio del settore a metà estate con un una perdita media del 30-40 percento
Allo scenario piuttosto nero per le quotazioni, Confagricoltura aggiunge anche il calo della produzione lorda vendibile dovuto ai danni da cimice asiatica e batteriosi oltre che agli effetti di eventi meteorologici eccezionali quali grandinate e trombe d’aria: uno scarto di produzione stimato all’incirca tra il 20 e il 25 percento.
Vale la pena ricordare che quasi un terzo della produzione italiana di pesche e nettarine proviene dall’Emilia-Romagna, ma il trend quantitativo è in caduta libera da almeno due anni: nel 2018 la produzione regionale di pesche è stata di 103.600 tonnellate (-11,5 percento sul 2017); quella delle nettarine di 168.200 tonnellate (- 5,2).
«Una crisi di mercato senza precedenti che richiede immediate misure d’emergenza: la sospensione dei mutui; la sospensione del pagamento dei contributi Inps oltre a sgravi previdenziali e fiscali. È sempre più costoso e difficile puntare sulla frutticoltura di qualità a causa soprattutto dei cambiamenti climatici (aumento di fitopatie e insetti killer), eppure sembra essere l’unica via d’uscita. Infatti chi è riuscito a produrre nettarine del calibro “AA” ha spuntato quotazioni di gran lunga superiori pari a 62-70 cent/chilo», spiega Servadei.
I numeri del settore ortofrutticolo dell’Emilia-Romagna parlano di 20.000 aziende attive sul territorio e di 200.000 addetti impiegati nell’aggregato agroindustriale; una superficie totale di 104.000 ettari (il 10 percento della Sau regionale); una Plv di 1.151 miliardi di euro pari al 25 percento della Plv agricola regionale e che rappresenta il 12 percento della Plv ortofrutticola nazionale.