La cantina didattica del Persolino intitolata a Leonardo, ospiterà la ricerca Caviro

Presentato uno studio di Nomisma: Ravenna è la quarta provincia in Italia per produzione di vino ma negli ultimi cinque anni la produzione è calata in Romagna

Da Six SimonPietro Felice Dir Caviro; Enrico Caterino, Prefetto Ra; Andrea Betti, Pres Confagri Ra; Eugenia Bergamaschi, Pres Confagri ERLa cantina didattica dell’istituto professionale Persolino di Faenza da oggi, 12 settembre, è intitolata a Leonardo da Vinci, genio del Rinascimento con la passione per la viticoltura e il vino di cui nel 2019 ricorre il quinto centenario della  morte. L’annuncio è stato dato in occasione della 22esima edizione della manifestazione “Cancelli Aperti”, organizzata da Confagricoltura Ravenna nell’azienda agraria dell’istituto sulle colline faentine.

Il Persolino aderisce così al progetto di Caviro che intende valorizzare i metodi di vinificazione avviati da Leonardo da Vinci: il gruppo faentino trasferirà parte della sua sperimentazione e ricerca nella cantina didattica. Le uve prodotte nei vigneti scolastici vengono trasformate in diverse tipologie di vini, anche grazie all’attività degli alunni.

Momento clou dell’open day il convegno sulla “Competitività dell’agricoltura romagnola e prospettive di mercato”, da un focus Nomisma centrato sulla capacità d’export dei principali prodotti locali.  Con circa 16.000 aziende agricole e più di 1.000 imprese di food & beverage, le terre di Romagna esportano a valore 1.502 milioni di euro di prodotti agroalimentari. Tuttavia, l’export complessivo delle tre province Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini corre meno di quello emiliano nonostante alcuni punti di forza: la Romagna è il primo bacino produttivo di nettarine e incide per il 34% sul totale nazionale; Ravenna è la quarta provincia d’Italia per produzione di uva da vino (in pole c’è Foggia seguita da Treviso e Verona) ovvero rappresenta il 6% del raccolto italiano. Nell’ultimo quinquennio, infatti, la frutta fresca romagnola ha ridotto il valore delle esportazioni del 10% e il vino sfuso dell’8%, a causa soprattutto della riduzione dei prezzi intervenuta nel vino sfuso, segmento da cui la Romagna sta progressivamente uscendo attraverso una riqualificazione delle proprie produzioni verso il prodotto imbottigliato.

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