Cervia ha già concluso le procedure, Ravenna lo sta facendo: i bagnini avranno i documenti con l’estesione fino al 2033 dagli uffici del Demanio
I 47 km del tratto di costa della provincia, suddivisa fra i comuni di Ravenna e Cervia, contano circa 400 concessionari per quasi altrettanti stabilimenti balneari. Le tariffe sono fissate dallo Stato per tutta Italia: 1,32 euro al mq all’anno per le aree scoperte, 2,20 per le aree con manufatti. Calato nella realtà attuale si tratta di un peso annuo che varia, a seconda della superficie, da circa 8mila euro fino oltre 30mila a cui si sommano i 5-6mila euro necessari per garantire il servizio salvataggio.
Ma la proroga al 2033 potrebbe sgretolarsi in tribunale di fronte a eventuali ricorsi (alcuni già partiti in altre parti d’Italia). Tutto gira intorno alla direttiva dell’Ue formalmente identificata dalla sigla 2006/123/CE ma molto più nota come direttiva Bolkestein dal nome del politico olandese Frederik “Frits” Bolkestein, il commissario europeo per il mercato interno della Commissione Prodi che ha sostenuto la sua approvazione. La Bolkestein è stata presentata dalla Commissione europea nel febbraio del 2004 e emanata nel 2006, la legislazione italiana l’ha recepita tramite l’approvazione del decreto legislativo numero 59 del 26 marzo 2010. La direttiva si concentra sui servizi del mercato unico europeo e si occupa di concorrenza: per quanto riguarda in particolare le attività dei bagni prevede la possibilità a tutti, anche ad operatori di altri Paesi dell’Ue, di partecipare ai bandi pubblici per l’assegnazione delle concessioni. Le cosiddette aste per le spiagge. Invece il Governo approvò una legge per slittare al 31 dicembre 2020 la scadenza delle concessioni delle spiagge su tutta la costa italiana fissata al 31 dicembre 2015, confermando gli stessi concessionari senza gara a evidenza pubblica. Una proroga automatica. Una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, depositata il 14 luglio 2016, stabilì che le concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari non possono essere rinnovate automaticamente alla scadenza ma vanno messe a gara. Bocciata quindi la proroga automatica dal 2015 al 2020. Contro la proroga al 2020 – la seconda dopo una prima che aveva già spostato la scadenza dal 2013 al 2015, in entrambi i casi per prendere tempo per arrivare a legiferare in materia senza che ancora sia accaduto – hanno fatto ricorso al Tar due imprese interessate a subentrare in due concessioni demaniali esistenti in Sardegna e in Lombardia, rinnovate senza apertura al mercato. I due tribunali amministrativi regionali hanno così rivolto una questione pregiudiziale alla Corte europea chiedendo di verificarne la compatibilità del comportamento italiano con il diritto comunitario. In particolare i giudici del Tar dubitavano della legittimità dell’automatismo per la proroga.
Chi non è d’accordo con la proroga attuale è Ravenna in Comune, lista di opposizione in consiglio comunale: «Non siamo ideologicamente schiavi del concetto di libero mercato e della sua invisibile manina – dice il consigliere comunale Massimo Manzoli –, riteniamo ci possano essere valide ragioni perché una risorsa pubblica sia allocata senza gara e mantenuta in assegnazione per periodi anche lunghi. Può trattarsi di progetti aventi caratteristiche del tutto peculiari, di attività con ricadute benefiche sulla collettività. Nel caso delle spiagge, però, ci troviamo di fronte a proroghe a pioggia, in assenza di qualunque vantaggio per il pubblico. La proroga non fa distinzioni tra chi gestisce direttamente lo stabilimento balneare e chi, invece, lo affitta lucrando la rendita di posizione al momento dell’incasso di un lauto canone di affitto avendo pagato un irrisorio canone».
La Pigna commenta così: «Dopo alcune dichiarazioni, la discussione di un’interrogazione e la presentazione di una mozione in consiglio comunale, la giunta De Pascale è stata costretta a procedere, nonostante la riluttanza manifestata, all’estensione delle concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari. Non si tratta di una vittoria della lista civica bensì del riconoscimento, grazie alle nostre iniziative, di un diritto previsto dalla dalla Legge di Bilancio. Ora gli imprenditori del settore balneare possono stare tranquilli: il pressing da noi esercitato in questi mesi sul Pd sta, finalmente, dando gli effetti sperati».