La missione antartica della prima rompighiaccio battente bandiera italiana, aquistata lo scorso maggio con uno stanziamento di 12 milioni di euro dal ministero della Ricerca, è in partenza dal porto di Ravenna. La nave Laura Bassi – 80 metri di lunghezza, quattromila tonnellate di stazza, 70 persone a bordo – è ormeggiata al terminal della Sapir per le operazioni di carico e entro il 17 ottobre mollerà gli ormeggi con una ventina di persone di equipaggio: arrivo previsto nel mare di Ross, a sud dell’Australia, attorno al 18 dicembre dopo aver fatto tappa in Nuova Zelanda per imbarcare ulteriori attrezzature e una cinquantina di scienziati e ricercatori arrivati nell’emisfero australe in aereo per risparmiarsi la prima parte del viaggio. La missione, così come la gestione della nave, vede la collaborazione di tre realtà: il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste e l’Enea (agenzia per le nuove tecnologie). Ravenna è porto di partenza per le missioni antartiche italiane da tempo proprio perché il Cnr ha al terminal Sapir un magazzino di stoccaggio e preparazione.
La missione della Laura Bassi avrà una duplice valenza: logistica e di ricerca. All’arrivo a dicembre – dopo aver attraversato il golfo di Aden con a bordo alcuni ex militari di scorta per tutelarsi dal rischio pirateria – scaricherà macchinari, container e ricercatori che raggiungeranno la base italiana Mario Zucchelli nella baia Terra Nova. Ci sarà da fare i conti con le condizioni meteo che potrebbero regalare raffiche di vento fino a 200 km orari. Completate le operazioni, per i trenta giorni successivi la nave farà esclusivamente attività oceanografica per studiare le acque: «Al polo Sud si vede meglio che da altre parti lo stato di salute del nostro pianeta», ha spiegato Umberto Ponzo dell’Enea. La nave tornerà poi alla baia per caricare i campioni prelevati, una parte dell’equipaggio e lasciare l’Antartide a marzo, prima dell’inverno antartico.
La Laura Bassi è stata varata nel 1995 con il nome di Polar Queen. È diventata poi Ernest Shackleton per l’ente di ricerca britannico. Sei mesi fa è stata acquistata dall’Italia. Consuma 700mila litri di carburante all’anno, ha un costo di gestione che varia da 400mila a 600mila euro mensili a seconda se in standby o operativa, all’interno a cento mq di laboratori per analisi, ogni anno la manutenzione dei due motori richiede una spesa di circa 300mila euro.