«Enti pubblici paghino a coop sociali anche prestazioni non svolte per impedimenti»

I presidenti delle federazioni regionali di Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali e Agci Solidarietà scrivono alla Regione Emilia-Romagna

Chariot D'entretien Dans Un Bureau Et Signalisation«Le cooperative sociali dell’Emilia-Romagna devono poter fatturare le prestazioni già previste a bilancio dalle amministrazioni pubbliche, anche quelle che non si sono potute svolgere a marzo e che non si potranno svolgere nelle prossime settimane per le chiusure dei servizi imposte dalle disposizioni nazionali e regionali per l’emergenza sanitaria». Lo dichiarano i presidenti delle federazioni regionali di Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali e Agci Solidarietà – Luca Dal Pozzo, Alberto Alberani ed Emanuele Monaci – ricordando come il decreto del 17 marzo autorizzi le Pubbliche amministrazioni a pagare i gestori privati dei servizi sospesi a causa dell’emergenza sanitaria, “sulla base di quanto iscritto nel bilancio preventivo”. La richiesta delle centrali riunite nell’Alleanza Cooperative dell’Emilia-Romagna (che rappresenta oltre 900 cooperative sociali e 44mila operatori che ogni giorno prestano servizi socio-assistenziali, socio-sanitari ed educativi a circa 65mila persone tra anziani, disabili, svantaggiati e minori) è contenuta in una lettera spedita nei giorni scorsi al presidente della Regione, Stefano Bonaccini.

Sono circa diecimila in regione i lavoratori delle cooperative sociali interessati dalla chiusura dei servizi dovuta all’emergenza coronavirus: «Alcuni di loro sono stati impiegati in altre mansioni ma la maggior parte si trova a casa – aggiungono i tre presidenti -. Registriamo ogni settimana danni per diversi milioni di euro a causa della mancata erogazione dei servizi, ma dato che le risorse per pagare le prestazioni interrotte sono già state previste nei bilanci dei Comuni e delle altre Amministrazioni pubbliche con cui lavoriamo, chiediamo che le fatture delle prestazioni vengano pagate altrimenti non sapremo come fare fronte agli stipendi dei nostri operatori e delle nostre educatrici, con gravissime ricadute sulla tenuta delle imprese sociali e sul sistema di welfare emiliano-romagnolo».

A tal proposito, nella lettera spedita al presidente Bonaccini e che sarà indirizzata anche all’Anci, le centrali cooperative invocano un accordo nazionale tra Regioni, Comuni, Organizzazioni sindacali e Alleanza Cooperative «che possa indirizzare le Pubbliche amministrazioni e le cooperative verso un comportamento omogeneo per evitare l’insorgere di interpretazioni e controversie giudiziarie».

Il riconoscimento da parte dei Comuni e delle pubbliche amministrazioni delle prestazioni del mese di marzo e dei periodi in cui i servizi continueranno ad essere chiusi per l’emergenza Coronavirus – continuano Dal Pozzo, Alberani e Monaci – evita il ricorso a permessi, ferie e Fondo di integrazione salariale (Fis), consentendo alle lavoratrici e ai lavoratori delle cooperative sociali di godere degli stessi diritti dei dipendenti pubblici che svolgono il loro medesimo lavoro.

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